Bibliografia: Amendola 2017a

Nadia Amendola, La poesia di Giovanni Pietro Monesio, Giovanni Lotti e Lelio Orsini nella cantata da camera del XVII secolo, Tesi di Dottorato in Beni culturali e territorio, XXX ciclo, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" - Geschichts- und Kulturwissenschaften der Johannes Gutenberg-Universität Mainz, 2016/2017

Categoria generale
Studi monografici su singoli autori
Parole chiave
Giovanni Pietro Monesio
Giovanni Lotti
Lelio Orsini
Cantata da camera
Seicento
Testo per musica

le schede seguenti fanno riferimento a questa voce:

scheda autore titolo collocazione
8843 Giovanni Lotti Al Serenissimo Granduca di Toscana Ferdinando Secondo nello sponsalitio del tuo Serenissimo primogenito con Madama d’Orleans. Signor d’alto pensier spiegando l’ale
8844 Giovanni Lotti Alle glorie della signora Anna d’Aste. Per inondar di strage il regno amante
8845 Giovanni Lotti Al Signor Duca Cesarino, che giovanetto bellissimo uccise un cinghiale, che gli aveva ammazzato il cavallo sotto. Poich’in mezzo alle selve un sì bel viso
8846 Giovanni Lotti Alle dame romane rende gratie il teatro dell’Eccellentissimo Signor Contestabile Colonna del continuato favore ogni sera della loro presenza. Parlano i comici e musici del medesimo teatro. Rare compagne ha in Ciel Giuno reina
8847 Giovanni Lotti Al Signor Cavalier Loreto per il dramma che compose dell’Aci, posto doppo dal medesimo in musica e cantato. Mentre addolcisci armonioso il pianto
8848 Giovanni Lotti In lode di un gran segretario di Stato che anco nelle sue infermità mortale voleva fare i soliti dispacci e s’allude insieme alle sue innocenti prigionie. Se venuta col fato a più cimenti
8849 Giovanni Lotti Il Sig. Del Nero si gloria d’esser stato ferito in una battaglia in Fiandra
8850 Giovanni Lotti Nella promotione al cardinalato del padre Michel Mazzarino domenicano, che fu Viceré di Provenza e spedì un’armata navale poderosissima. Fasci che già per l’universo intiero
8851 Giovanni Lotti Nella nascita del secondogenito del Sereniss. Principe di Contì pronipote dell’Eminentissimo Giulio Mazzarino. Sprigiona de le fasce o grand’Infante
8852 Giovanni Lotti All’Illustrissima Signora Sacchetti sposa del Signor Marchese Nerli, nell’uscire dal monastero di Torre de’ Specchi. Qual da grave d’ardor mole festante
8853 Giovanni Lotti All’Eminentissimo Giulio Mazzarino nella nuova dell’assalto dato da Turchi a Candia. A debellar l’emula Roma accinto
8854 Giovanni Lotti Nelle sue maggiori angustie gli vengono regali dal Signore Cardinale Mazzarino impetratigli dal Sig. Abbate Elpidio Benedetti, che fa per arme rose e olivi. Per evitar d’irreparabil Fato
8855 Giovanni Lotti Per il Signor Cavaliere Laureto musico e poeta, che stampò il suo dramma d’Aci e Galatea. Delle sue glorie e di se stesso armato
8856 Giovanni Lotti Al serenissimo Prencipe Leopoldo nella sua promotione alla porpora. Frutto di Flora, in cui deliba il mondo
8857 Giovanni Lotti Alle glorie dell’Eccellentiss. Signora D. Ippolita Lodovisia nell’uscir dal monastero di Torre di Specchi. Sposa dell’Eccellentiss. Signor Don Gregorio Buoncompagni. Torre del Ciel che del più terso acciaro
8858 Giovanni Lotti Nella venuta in Roma della Regina di Svetia fatta cattolica regnando Alessandro VII. Quella nave avventurosa
8859 Giovanni Lotti Dama armata a cavallo che correva in giostra e ch’era anco eloquentissima nello scrivere. Mentre Filli in su l’arena
8860 Giovanni Lotti Quanto sia infelice quell’ardimento, che tenta cose improportionate alle sue forze e meriti. Navicella che sì altera
8861 Giovanni Lotti Canzonetta per musica in lode della neve. Bella neve che d’intorno
8862 Giovanni Lotti Canzonetta amorosa morale. Pria ch’adori e resti avvinto