Scheda n. 1018

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1710-1740

Titolo

Or che lungi son’io

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)
possessore: Sigismondo, Giuseppe (1739-1826)

Redazione

[Napoli : copia, 1710-1740]

Descrizione fisica

1 partitura (c. 128r-132r)

Filigrana

Non rilevata

Note

La cantata apparteneva alla collezione di Giuseppe Sigismondo, acquisita dalla biblioteca alla sua morte.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
S, Hor che lungi son'io dal mio bel foco
%C-1@c 4-'4.A''8E'F6ED/8.B6C''8xCD4xCC/
2.1: Moderato(aria, sol minore, c)
Un tormento così fiero
3.1: (recitativo, c)
Mie luci sventurate
4.1: Allegro(aria, la minore, c)
Ite ite ad Irene

Trascrizione del testo poetico

Or che lungi son io dal mio bel foco,
sento più ardor, che quando gl’era appresso:
ahi mentre a me concesso
fu l’ardor de begl’occhi aver presente,
l’aura soave, e spesso,
delle dolci parole,
era il ristoro a la mia fiamma ardente,
ma poi ch’ella è partita,
il solo ardor, non il ristor mi giunge;
che il mal’io provo, et il rimedio, è lunge.

Un tormento così fiero
dimmi tu bendato arciero,
quando mai finir dovrà.
Ahi che morte sol m’avanza,
se in si cruda lontananza,
l’alma mia viver non sa.

Mie luci sventurate,
se a veder non giungete
la lontana beltate,
per cui forse piangete,
fate cader le lagrime a torrenti,
su quest’acque correnti,
che almeno andranno a lei, prima che al mare
sia pronto il lagrimare
ove il vedere è tardo;
e giunga il pianto ove non giunge il guardo.

Ite ite ad Irene
lacrime amare;
che per pietà delle mie pene
forse verrà.
Ditele allora che al rimirare,
due luci amate;
quest’alma ogn’ora lieta vivrà

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione 34.5.4 (= Cantate 255).23

Scheda a cura di Antonio Caroccia
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