Scheda n. 7582

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1667

Titolo

A San Gregorio Magno per essersi preservata Roma dalla peste che afflisse molte città d’Italia sotto il pontificato d’Urbano VIII. Fra lo stuolo de’ Numi

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Benigni, Domenico (1596-1653)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

Parte prima, pp. 18-22

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Fra lo stuolo dei Numi. Forma non specificata, A San Gregorio Magno per essersi preservata Roma dalla peste che afflisse molte città d'Italia sotto il pontificato d'Urbano VIII

Bibliografia

Trascrizione del testo poetico

Fra lo stuolo de’ Numi,
Che fan superbo al Vaticano il Trono,
Sparso di più bei lumi
A chi darem noi di nostri Inni il suono?
S’à le glorie d’Urbano
Oggi miei carmi io non consacro in dono
Su colli d’Elicona
Soffra cortese almen, che la mia mano
Luminosa corona
Tessa al Pastor, c’ha pur di Grande il nome:
E Parnaso a Gregorio orni le chiome.

Ne le rocche del cielo
Ch’armano di quadrella arco immortale
Stassi fulmineo telo,
Che le pesti qua giù porta su l’ale.
L’asta di sangue lorda,
Per cui s’apre a Bellona uscio fatale,
Seco fiammeggia; e quella
Chiara vi splende, che la fama ingorda
Scote, qualor flagella
Ira celeste e le cittati e i regni
E di morte e di duol pasce suoi sdegni.

Di queste armi pungenti
Grave un giorno la destra il Re del Polo
Sovra colpe nocenti
Da le sfere piovea spavento e duolo.
Tema d’aspra vendetta
Impallidia ne’ gravi rischi il suolo:
Quando a l’Ebreo Pastore,
Ch’umido il volto fiero colpo aspetta;
Chiedi dal mio furore,
Disse, e qual vuoi ch’aspra saetta io scioglia
Voli da l’arco a satiar mia voglia.

Misero, e che farai?
Qual di tua mente allor nacque consiglio;
Chiaro germe d’Isai?
Ne’ tormenti de’ tuoi doppio è ’l periglio.
Furore sorse di guerra
Chiederai tu, che faccia il suol vermiglio?
Forse di fame orrenda
A bramar pigli avide gole in terra?
No, no peste discenda
Su gli empi: che pietà s’altri si lagna?
Da’ flagelli di Dio non si scompagna.

O qual si scorse allora
Ne’ trionfi di morte orrido aspetto!
L’etra si discolora
Di portenti e d’orror fatto ricetto,
Non han leggi le morti:
Caggion gli estinti: di veleno infetto
Copre il sole i suoi lampi
E par che guerra anch’ei sdegnato apporti
Spirano lutto i campi:
Geme l’aer d’intorno e grave e fosco
Manca il suolo a le tombe e i roghi il bosco.

Ma qual nel sen divenne
Tuo cor, Gregorio allor, che mano guerriera
D’irato Ciel le penne
Fè su’l Tebro volar d’asta sì fiera?
Di duol bagnate e molli
Vide Roma tue luci e con severa
Sorte languiano in tanto
Di Quirino e di Marte i regi colli.
Voci solo di pianto
Flebili risonar d’udian d’intorno:
Non ha stelle la notte o sole il giorno.

Colpo d’ira sì crudo
Sesso, età non distingue; i fati aduna:
Scote su’l terreno nudo
Co’l genitor la prole egual fortuna.
A chi si duole in fasce,
In feretro il destin cangia la cuna,
Vassi di pena in pena;
Che da martir novo martir rinasce.
Fatto misera scena
Colma d’affanni nel commun cordoglio
A le palme di morte è ’l Campidoglio.

Ma che non può di fede
Armato un cor, ch’a guerreggiar si prende
Con gli astri e pietà chiede?
A preghiera divota il Ciel si rende.
D’ampia rocca su l’alto
Scoter con sacra mano armi tremende
Spirto allora si scorse,
Ch’amico il volto dal sanguigno assalto
Richiamò l’ire e sorse
I sospiri a mirar d’alma che prega:
Sdegno l’armi depone e furor lega.

Or chi tacer più puote
La tua pietate Urbano, a sì spietato
Mostro serbare ignote
L’alte mura di Roma a te fu dato.
Per te provida cura
Ha tributaria e la fortuna e ’l fato.
Fra le stragi del mondo,
Onde misera Europa è fatta oscura,
Tu con zelo profondo
Fai ch’a tua gregge, d’alte palme carca
La gran nave di Pier si cangi in arca.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
fondo Borromini
collocazione S. Borr. Q.IV.223.4

Scheda a cura di Nadia Amendola
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