Scheda n. 1777

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica a stampa

Data

Data certa, 1677

Titolo

Bellisario nel tugurio / poesia del Sig. Dottor Giulio Cesare Grassetti; [Giovanni Maria Bononcini]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Bononcini, Giovanni Maria (1642-1678)
autore del testo per musica: Grassetti, Giulio Cesare

Pubblicazione

Bologna : Giacomo Monti, 1677

Descrizione fisica

P. 54-71

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Di Deità infedele. Cantata, Belisario nel tugurio

Organico

Basso e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Di Deità infedele
2.1: Largo(aria, si♭ maggiore, c)
Un danaro in carità
3.1: (recitativo, c)
Io dunque cui umili
4.1: Vago(aria, sol minore, 9/4)
Giustinian giustinian troppo ingiusto
5.1: (recitativo, c)
Sì lo splendor de Grandi
6.1: Vago(aria, sol minore, c)
Per piombarti sul capo
7.1: (recitativo, c)
Tal da rozzo Tugurio
8.1: Vivace(aria, fa maggiore, 6/8)
E chi spera chi sarà?
9.1: (recitativo, c)
Chi s'assicurerà
10.1: (arioso, si♭ maggiore, c)
Se va lemosinando un Bellisario?

Trascrizione del testo poetico

Di Deità infedele
O barbare vicende
Sfogo troppo crudele
Di spietato Destin chi non intende
Per quai strane sciagure
I fasti a le miserie si trabocchi
Vegga di Marte il lume oggi senz’occhi.

Un danaro in carità
Belisario di vittorie
Genitor solo di glorie
Cieca sorte cieca fè
Se più scettri altrui già diè
Ora langue in povertà
Un danaro in carità.
Nell’orror penando sta
Quel che in faccia dell’Aurora
Dov’il sol primier s’adora
Vincitor lauri piantò
Chi nel Mondo trionfò
Un Tugurio più non ha
Un danaro in carità.

Io dunque cui umili
Steser le giubbe a piedi
I Gottici Leoni
Che mostri di valore ho superati
Nell’Affricano suol vandali armati
Della già soggiogata
Vasta mole terrena
Ho per piangervi sempre un palmo a pena.

Giustinian Giustinian troppo ingiusto
Che qual sole per me risplendi
In mercede ingrato mi rendi
Misera Talpa inutil busto
Giustinian Giustinian troppo ingiusto.

Si lo splendor de Grandi
Altrui fuggendo impari
Come accieca vicino anch’i più cari.
Con menzogneri accessi
Di favori m’alzò Sirie inumano
Sol per dare alla Grecia il suo Seiano
A che da Reggio Conio entro i Metalli
Seco far improntar questo mio volto
Per un solo danar s’oggi m’è tolto
Spender me stesso? Ah che non è assai forte
Sembiante di Metal contro la sorte.

Per piombarti sul capo
D’ogn’or con colpo letale
È ferro mortale
De Reggi l’amor.
E s’a cader ben alcun spazio dura
Per far colpo più rio sol assicura.
Invidiosi maligni pensier
Che regnano in Corte
Ministri di morte
Chi mai può saper?
Sol avveduto allor mi rese il fato
Che misero Democrito accecato.
Mal spesi sudori
Fatiche gettate
Indarno d’onori
Fortune sperate
Chi troppo in lor s’affissa
De l’occhio di ragion la luce eclissa.

Tal da rozo Tugurio
Bellisario il gran Duce
Delle miserie sue ne’ fieri estremi
Con sospirose angoscie a mille a mille
Piangea senza pupille.

E chi spera chi sarà?
In questo mondo instabile
Variabile variabile
Ch’a mente umana gioia
Vana menzognera solo dà.
E chi spera chi sarà?
Primavera tosto và
Troppo volubili
Sono i giubili
Ch’un Orbe gira cieca tira
Un sfera mai che sta.
E chi spera chi sarà?

Chi s’assicurerà
Già mai entro mortal stato sì vario
Se va lemosinando un Bellisario.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Bc - Bologna - Museo internazionale e Biblioteca della musica
collocazione X.120.5

Scheda a cura di Giulia Giovani
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