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Redazione
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Il manoscritto, donato all’Università degli Studi di Perugia dall’Arcivescovo mons. Giuseppe Chiaretti, è un’antologia di 20 cantate per soprano e b.c e di 4 duetti per due soprani e b.c. (nn. 19, 20, 23 e 24), di contenuto amoroso. La rilegatura è realizzata in pelle marrone rossiccia (21,5 x 27,5 cm) con impressioni in oro sui piatti e sul dorso; il taglio dei fogli è dorato e quattro linguette di pelle, terminanti con una borchia metallica a forma di conchiglia, chiudono il volume. Le decorazioni dei due piatti sono identiche tra loro: al centro della copertina spicca uno stemma gentilizio a forma di scudo sannitico, circondato da girali e grottesche e sostenuto da due putti alati, che reggono un nastro a forma di cuore, ripetuto, più piccolo, anche ai lati dello stemma. All’interno dello scudo è raffigurato un gallo “ardito” che canta tenendo la zampa sinistra alzata, mentre sotto alla destra tiene un ramo fiorito, che si estende lungo la parte sinistra dello scudo; sopra all’animale si nota una luna crescente, rivolta verso l’alto. Il gallo, la luna e i motivi floreali sono ripresi nelle decorazioni ai quattro angoli della cornice, mentre la forma vagamente a cuore dei nastri è forse un’allusione al contenuto della raccolta. Il volume, privo di frontespizio, si compone di 260 pagine (210 x 270 mm) la cui cartulazione originale si interrompe a p. 143 (olim c. 75); al centro di ogni pagina, in basso, compare a matita una numerazione recente, che non tiene conto delle lacune a cc. 1, 45, 48 e di quella che precede p. 259, dalle dimensioni non precisate. Le pp. 251-260 sono danneggiate in basso a destra, mentre le pp. 122 e 234 sono rigate, ma prive di notazione. In molte carte, in alto al centro, si può notare la metà inferiore di una filigrana recante un quadrupede inscritto in un cerchio: si distinguono, da sinistra, la parte inferiore del muso, le zampe e il ventre tondeggiante, una coda (simile a quella di un cavallo) e, in alto, la curva della schiena; non essendo visibile la parte superiore del corpo, però, l’animale resta non meglio identificato. Le cc. 33 e 34, invece, recano una filigrana dalla figura non definibile, inscritta in un cerchio doppio. La rigatura, tracciata con un rastrum di 1 cm, è composta da 8 righi nelle cantate a voce sola e b.c., e da 9 righi nelle composizioni a due voci e b.c. (pp. 223-224 e 251-260). La raccolta è un progetto unitario, ma è possibile individuare un copista A (composizioni nn. 1-13 e 18-24) e un copista B (composizioni nn. 14-17) il quale redige le uniche tre cantate che recano l’attribuzione (nn. 14, 16 e 17); nel margine inferiore di p. 17 (olim c. 10) si legge l’annotazione “Stefano Marchetti compositore di carte”. All’inizio di ogni componimento si trova uno spazio libero, di dimensioni variabili, destinato ad ospitare la prima lettera del testo, mai vergata; nelle cantate nn. 2-4, 15-17, 19, 20 e 23 tale spazio è rigato. Le composizioni nn. 1, 8, 24 sono incomplete, la n. 23 risulta parzialmente illeggibile, mentre le nn. 1, 18, 19, 20 sono anonime e unica. Nel complesso, le voci occupano un ambito vocale ampio, che va dal La5 al Do5, raggiungendo l’estensione di due ottave nelle cantate di Lonati (nn. 15 e 15). Il manoscritto, riconducibile all’ambiente romano del tardo Seicento, potrebbe essere connesso alla bottega degli Andreoli e all’entourage della famiglia Chigi, in particolare del cardinale Flavio Chigi (1631-1693), cfr. Bibliografia.
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shelfmark Cass. 23
Record by Alice Sbrilli