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Copista A. Per l’attribuzione ad A. Cesti e a G. F. Apolloni cfr. Bibliografia. La cantata è incompleta: mancano le P. 86-87 (olim c. 45) e le P. 90-91 (olim c. 48). L’appellativo è ricavato da altra fonte.
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Analytical description
[R]imbombava d'intorno
«Falsi Numi d’Olimpo havete vinto.
[...] tali, se dal senato eterno
Falsi Numi d’Olimpo havete vinto.
Anfione adorato
[...] nobile.
Volea più dir, intanto
Poetical text transcription
[R]imbombava d’intorno
Al suon di mille trombe
Per la regia di Tebe eco guerriera
Di Niobe e d’Anfion la prole altera
Già matura d’orgogli e d’anni acerba
Minacciava superba
Fuor de le regie porte
Sovra alati corsier battaglia e morte.
In folgorante soglio
Cinta di regij ammanti
De’ figli trionfanti
A dispetto del ciel Niobe godea,
Quando l’invitta dea
Sorella al re del lume
Per vendicar l’offese
D’un oltraggiato nume
Chiusa da fosco e nubiloso velo
Non scese, non precipitò dal cielo.
Vibrò dall’arco eterno
Strali di morte, e tutti
Con saette improvise
Dell’impero di Tebe i figli uccise.
Disperato Anfion co ‘l proprio ferro
Sanguinosa l’uscita all’alma aperse,
Quindi Niobe converse,
Più per forza del duolo,
Che per opra del ciel, le membra in sasso.
Ma pria che l’alma a volo
Abbandonasse l’impietrito seno,
Sciolse le bionde trecce e l’auree bende,
Tutta rabbia, e veleno
Queste al ciel fulminò bestemmie horrende.
«Falsi Numi d’Olimpo havete vinto.
[…]
Tali, se dal senato eterno
Si manda i regi a popolar l’inferno
Anima d’Anfione,
Che disperata in tanto
Alla spoglia real anco t’aggiri
Contro i rapidi giri
Delle nemiche sfere
Sprona de’ figli tuoi l’anime altere
E trionfante a questa reggia invia
Catenata Giunone, o Giove avvinto.
Falsi Numi d’Olimpo havete vinto.
Anfione adorato
Che al suon dell’auree corde
Desti il senso alle rupi immote e sorde,
Torna, rendilo a me cui l’empio Fato
Forma di pietra il seno
Deh ti commova almeno
Trafitti a rimirare a un tempo solo
Quei dal ciel, te dal ferro, et io dal duolo.
Volate hor qui volate
Dalla città del pianto
Anime tormentate,
E rimirando queste,
Dite se mai vedeste
Nel regno dei tormenti
Tragedie più funeste,
E […]
[…] nobile.
Hor fatta immobile qui fermo il passo
Tebe, figli, Anfione io son di sasso».
Volea più dir, intanto
Si congelaro i sensi entro le labbia
E nell’arida sabbia
Restò donna impetrita
Senz’honor, se[n]za speme, e senza vita.
Con mortal gastigo acerbo
L’empio fasto, e ‘l cor superbo
Donna reina ancor Giove riprende.
Così punisce il ciel chi il cielo offende.
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shelfmark Cass. 23.8
Record by Alice Sbrilli