Scheda n. 9935

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1690 e il 1710

Titolo

Del Sig:r Alessandro Stradella

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Stradella, Alessandro (1639-1682)

Fa parte di

13 cantate (n. 9924/11)

Redazione

[S.l. : copia, fine XVII sec.]

Descrizione fisica

C. 48v-55r ; 220 x 290 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

Titolo dall’incipit testuale. Capolettera ornato.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

URFM: Il penare per te, bella, m'è caro
Gaspari 1893: III, p. 192

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, la minore, c)
Il penare per te, bella, m’è caro
2.1: (recitativo, c)
Sol contentati amata
3.1: (aria, re minore, c)
Febo il corso arresterà
4.1: (recitativo-arioso, c)
Sotto il cielo latino
5.1: (aria, sol minore, 3/2)
Sorte ria, che seguirà?
6.1: (recitativo-arioso, la minore, c)
Destinati nel baratro infernale

Trascrizione del testo poetico

Il penare per te, bella, m’è caro
Pur ch’un giorno sperar possa mercede.
Deh ti muova a pietà il mio pianto amaro
Che nascan queste stille in mar di fede.

Sol contentati amata
Che baci genuflesso a’ piedi tuoi
Quella mano adorata
A cui diè l’alabastro i pregi tuoi
E s’il candore è simbolo di fede
Al candor della man l’alma non cede.

Febo il corso arresterà,
L’ondeggiar cesserà il mare,
Ma ch’io lasci mai d’amare
Non puot’esser né sarà.

La mia Erminda adorerò
Fin ch’havrò spirto nel seno
Nel mio foco verrà meno
Ma vie più l’accenderò.

Sotto il cielo latino
Non si vide già mai beltà sì rara
E per donna sì cara
Meraviglia non fia s’arde Fileno
Se per lei venne meno,
Se gl’eremi cercò,
Se pianse, se languì,
Se per lei delirò
Ch’al fin lecito fia
Piangere, vanneggiar, perdere i sensi
Per bellezza divina
Che merta idolatria, che merta incensi.

Sorte ria, che seguirà?
Finirà di piagarmi, tormentarmi
La crudel mia deità?
Mio destino e che farò?
Viverò! Fiera sorte dammi morte
Perché almen non penerò.

Destinati nel baratro infernale
Furon quei che nel sen gl’odii covaro
Ivi gl’empii andaro giustamente puniti,
Ma la crudel Erminda
Fa provare un inferno
Al misero Fileno
E vuol ch’in seno senta un incendio eterno
E per pena maggior non vuol che mora.
Tal castigo le dà perch’ei l’adora.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Bc - Bologna - Museo internazionale e Biblioteca della musica
collocazione V.41.11

Scheda a cura di Ivano Bettin
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