Scheda n. 6531

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1647

Titolo

Lucrezia Marchesa degli Obici agonizante

Presentazione

Legami a persone

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

Parte prima, p. 28-31

Filigrana

Non rilevata

Note

Il testo poetico ricorda la delittuosa morte della Marchesa Lucrezia Dondi dell’Orologio, moglie di Pio Enea II degli Obizzi, avvenuta nella notte tra il 15 e il 16 novembre 1654 per mano di Attilio Pavanello, mosso da un amore malato per la donna.

Titolo uniforme

Qual nell'alto emisfero. Forma non specificata

Trascrizione del testo poetico

Qual nel’alto emisfero
De la più casta Dea
Suol lampeggiar la luminosa stella,
Nel Padovano ciel così splendea
Tanto pudica più, quanto più bella
Lucrezia de la Brenta onor primiero;
Idolatrando il suo divin sembiante
Tra illeciti appetiti
Lussureggiava un temerario amante;
E mentre impaziente
Di dar ristoro al core
Ei chiede aita a la sua fiamma ardente,
Ella avampa di sdegno e di furore;
Ei con sommessa voce
Prega, piange, sospira,
Ella in atto feroce
Freme, esclama, s’adira;
Ei le porge le braccia,
Ella s’arretra e grida;
Ei replica i sospiri, ella le strida;
La morte ei le minaccia,
Ella il disprezza: ei con irato spetto
Il ferro impugna, ella gli espone il petto;
Ei con brame omicide
Alfin la impiaga, ella ne gode e ride;
Versa intanto la bella
Da l’impiegato sen fiumi di sangue,
E mentre agonizando ella gia langue.
E in purpurea procella
Fa misero naufragio
Così favella al feritor malvagio.

Del sangue mio nel rosseggiante rivo
Ammorza pur la disonesta sete
Temerario lascivo;
Mentr’io vinta dal duolo
Omai disciolgo il volo
A l’ultimo repiro,
Cado al suol, vegno men,l’anima spiro;
Ma se da colpi tuoi crudi e mortali
Fu il mio seno trafitto
Ond’io l’anima esali,
Morrò ma sempre invitto
Vivrà l’onor con immortal decoro,
E vivendo l’onor contenta io moro.
Nel torrente vermiglio
Del sangue, ch’ora io verso
Barbaro traditor fisa il tuo ciglio,
E in queste vive porpore animate
Di mia pura onestà chiari trofei
Contempla i tuoi rossori e i pregi miei.

Nel mio corpo, ch’ora langue
Fra i tirannici dolori
Volgi pur l’empia sembianza,
E irrigati dal mio sangue
Pullular vedrai gli allori
Per trofeo di mia costanza;
Germogliar vedrai la palma
Per ornar mia nobil alma,
Che per suo Nume l’onestate adora;
Purchè viva l’onor, Lucrezia mora.

Non hai mai per costume
Con impudico amore
Di profanar le piume
Del letto maritale alma ben nata
Pria di perder l’onor more svenata;
Quindi non sia stupore
Se proterva a tuoi prieghi
Non esposi a tue voglie il seno ignudo.
Che pria ti volli feritor, che drudo;
E di tua man ferita
Esalando la vita
Or’io lieta a le sfere i passi invio;
Pria che mora l’onor morir vogl’io.

De la Brenta fiorita
Abitatrici spose,
Mentre vedete spirar mia vita,
Resti nel vostro core
Per mano del’onore
Questa memoria immoralmente impressa;
E meglio che l’onor perder se stessa.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
collocazione ARCA VII 24.9

Scheda a cura di Nadia Amendola
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