Scheda n. 6509

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1674

Titolo

Si esalta la generosa magnanimità della Sacra Maestà Cesarea dell’Imperatore Leopoldo Primo per un ricco dono fatto all’autore dopo avergli inviato una collana con medaglia d’oro

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Monesio, Pietro Giovanni (?-1684)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

Parte prima, p. 1-3

Filigrana

Non rilevata

Note

Il testo poetico fa riferimento a Leopoldo I d’Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1658 alla sua morte, occorsa nel 1705. Leopoldo è stato, inoltre, Re di Ungheria dal 1655, di Boemia dal 1656 e di Croazia e Slavonia dal 1658.

Titolo uniforme

A serenar la Musa mia che piange. Forma non specificata

Trascrizione del testo poetico

A serenar la Musa mia che piange
L’ira d’avverso ciel con ciglio afflitto
La tua prodiga man Leopoldo invitto
Versa sovra di lei gli ori del Gange.

Se di ricco monil l’aurata maglia,
Tuo prezioso don, l’avvinse appieno,
D’unghera massa il fulgido baleno
Con benefica luce ora l’abbaglia.

Onda dai mesti lumi il pianto terge,
E con la penna, ch’a la fama invola
Per far gloria tua unica, e sola
D’ossequioso inchiostro il foglio asperge.

Quindi da vil letargo or’io mi scuoto:
Ammiro i tuoi favori e mi confondo,
E a far palesi i miei doveri al mondo
Impenno l’ali a calamo divoto.

Rammemorar chi le castalie Dive
Già sul Tebro arricchì, la lingua cessi,
Che se ristorator de’ vati oppressi
Mecenate spirò, Cesare vive.

Mesta virtù, cui d’Orion malvagio
E scorta a le tempeste il raggio ingiusto,
Vanne ove d’Austria il Giove ha soglio augusto
E sia porto sua reggia al tuo naufragio.

Se con strane vicende avrai sofferto
Di ria mendicità gli oltraggi e l’onte,
Là quei sudor, che stillerà la fronte
Sian gemme ad arricchire il tuo gran merto.

Ne sia che all’or sospiri augusto tetto,
Dove stabil riposi il piè defesso,
Che ne l’ampiezza del suo core istesso
Cesare a la virtù suol dar ricetto.

E se portar le peregrine piante
Non può cigno erudito ov’egli ha il trono,
Ciunga colà de la sua fama il suono,
Ch’a lui s’apron gli erari in un’istante.

Se mie sventure a deplorar m’indussi
Con ciglio lagrimevole, e dolente,
Vidi sovra di me piover repente
Da l’austriaco emisfero aurati influssi.

Se l’aure respirar di cielo sì bello
Fia mai concesso al fervido desio,
Involandomi lieto al suol natìo
A l’ingrato Quirino io mi ribello.

Come feconda all’ora a l’istro in riva
Produrrà la mia Clio concetti egregi,
E in palesar del gran Leopoldo i pregi
Fia ch’a l’eternità la penna scriva.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
collocazione ARCA VII 24.1

Scheda a cura di Nadia Amendola
Ultima modifica: