Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Fa parte di
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Tiolo dall’intitolazione a c. 88r; per il nome del copista v. "Bibliografia"; a c. 94r, in prossimità dell’inizio dell’aria n. 2.1, è scritto "Aria"
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
Come fuggi frettoloso
Deh rallenta il vol sin tanto
Tu non m’odi o vecchio ingordo
Così Aminta si dolea
Quando il giorno ch’apparì
O quanto è nostra sorte acerba e dura
E l’hore liete in un momento passano
Trascrizione del testo poetico
Doppo lunghi sospiri
Doppo lagrime molte invano sparse
E mille prieghi e mille
Havea la bella Elisa
Mossa a pietà del suo fedele amante
Prescrittagli nel mezzo
Dell’horror de la notte
L’hora che desse a suoi tormenti fine.
Egli intanto attendendo
Che la notte coprisse
Di tenebre la terra
E ascondesse insieme
I suoi furti amorosi
Giva sgridando il tempo
Che così pigro andasse.
Quando pur tramontato il sole e tutto
Oscurato già il mondo
Né silenti notturni
Fu da la bella e tanto
Sospirata sua donna
Accolto nelle braccia
Ed intento a sfogare
Quella cocente fiamma
C’havea sì lungamente
Senza alcun refrigerio in sen nudrita
Passò tutta la notte
Senza mai chiuder gl’occhi
Pur un momento al sonno
Quando i canori augelli
Nuntii accorti del sole
Con iterate voci
Con replicato canto
Gli ricorda ch’homai
Era tempo a partire
Ond’ei quasi in quel punto
A goder del suo amore
A pena fosse giunto
Tutto nel cor turbato
E col tempo adirato
Che sì presto fuggisse
Sciolse la lingua in questi accenti e disse:
Come fuggi frettoloso
Per rapirmi l’hore liete
Tempo avaro invidioso
Che disturbi la mia quiete
Ah poco anzi eri sì lento
Che parevi affatto immoto
Hor col rapid o tuo moto
Fai dell’hore un sol momento.
Già del sol nessun destriere
Il tuo corso può arrivare
Né più possono le sfere
Così presto omai girare
Ecco a pena in occidente
Tramontando el sole hor hora
E richiami già l’aurora
A spuntar nell’oriente.
Deh rallenta il vol sin tanto
Ch’abbracciar possa il mio bene
Ch’asciugar possa il mio pianto
E spiegare le mie pene
Lascia almen t’habbia baciato
Una volta quel bel viso
Pria ch’io sia da lui diviso
Ed a pianger sia tornato.
Tu non m’odi o vecchio ingordo
Né t’arresti pure un poco
Più ti pregò più sei sordo
E’l mio mal ti prendi a gioco
Tanto spatio dammi almeno
Che quest’alma sia partita
Et in braccio a la mia vita
La mia vita venga meno.
Così Aminta si dolea
Mentre appresso a la sua diva
Tutto ardendo si struggea
A partir gli conveniva.
Quando il giorno ch’apparì
Da lei a forza il distaccò
Sì che afflitto la baciò
E piangendo si partì.
O quanto è nostra sorte acerba e dura
Il ben sì poco et il mal tanto dura.
E l’hore liete in un momento passano
Né d’altro che dolor doppo sé lassano.
Paese
Lingua
Segnatura
fondo Baini
collocazione Ms. 2483.6
Scheda a cura di Giacomo Sciommeri