Scheda n. 4947

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1710-1750

Titolo

Servire Deo, regnare est | Cantata a Voce sola di Contralto

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Feo, Francesco (1691-1761)
possessore: Selvaggi, Gaspare (1763-1847)

Fa parte di

F. Feo. Cantatas. (n. 4924/24)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1710-1750]

Descrizione fisica

C. 154r-159v ; 210x275 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

Questa cantata presenta spesso dei versi metricamente anomali rispetto al contesto metrico.

Titolo uniforme

Al mio Signore io servo. Cantata spirituale

Organico

Contralto e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, mi♭ maggiore, c)
Al mio signore io servo
2.1: Un poco andante(aria, fa maggiore, 3/4)
Vola pel mare
2.2: (aria, re minore, 3/4)
Sa vagheggiare
3.1: (recitativo, la maggiore, c)
Non regna chi lo scettro
4.1: And.te(aria, mi minore, 2/4)
Nel regno del core
4.2: (aria, mi minore, 2/4)
Ma serve non degna
5.1: (recitativo, la minore, c)
Né sol regna chi dio libero serve
6.1: Tempo giusto(aria, do minore, c)
La sorte se volessi
6.2: (aria, mi♭ maggiore, c)
Oh cura vi ponessi [chiusura in sol minore]

Trascrizione del testo poetico

Al mio signore io servo
A Dio ch’è il Re de’ Re.
O libera servitù
Che sei vera libertà
Tu sei la vera pace
Tu l’interna allegrezza
Che il mondo sol non prezza.
No non è giogo il tuo,
È fregio: non preme, solleva l’alma
Delle cure la calma:
Quando muovon procelle
L’onde del senso insano
Quando l’ira e l’amore
Tempestan con furore
Alla stella fedele
Chi naufragar non vuole apra le vele.

Vola pel mare
E ‘l dì serena
Zeffiro amico
Lieta n’è l’onda
Ed alla sponda
Scherzando va.
Sa vagheggiare
Sua luce amena
Occhio pudico
Pago n’è il core
E con amore
Godendo sta.

Non regna chi lo scettro
Stringe e suo manto infiora
Se poi ad ogn’ora
Si soggetta de’ vizi al duro impero
E con vile catena avvinto giace
Da che il servir già piace
Son del ferro più vergognosi i nodi
Quanto ostili più son l’indegne frodi,
Egli è Re chi di Dio
Agli [sic] comandi mentr’usa prontezza
Con felice ubbidir se stesso regge
E nel regno dell’alma
Gode sua pace
Né l’estingue la face
Che vibra il cieco nume
Non la turban timori
Né importune cure
Non del petto se di Sion nemica
Tutto è luce serena
Dolce ne corre e del buio la vena.

Nel regno del core
Con sorte felice
È vero Signore
Chi sol pel dovere
Non mai del potere
Ced’a’ voleri.
Ma serve non degna
E l’alma s’impegna
Se i fasci sommette
A quanto non lice
Di voglie scorrette
Pronto agl’imperi.

Né sol regna chi Dio libero serve
Egli è giusto, egli è santo
A lui amico o quanto
Da lui amato:
E con sì degno fato
Ancor è figlio del suo regno erede
Simile a lui gli fissa in Ciel la sede
Solo ne gode sol chi a Dio già serve
O la bella servitù
Che tanti dei ci rende:
Pazzo chi non s’arrende
A chi per farci eroi
V’impegna il braccio suo
Servire chi ci creò
Chi ci sostenta e serba.
L’insegna la natura:
Siamo di Lui fattura
Egli è nostro sovrano
Nostro è Benefattore
Suo quanto godiam tutto è favore.

La sorte se volessi
Finger a mio talento
È bella sola quella
Di servire al mio Signore.
Oh cura vi ponessi
Quanto sarei contento
Se son io a me offre Dio
Il gran dono del suo amore.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

GB-Lbl - London - British Library
collocazione Add. MS 14148.24

Scheda a cura di Giacomo Sances
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