Scheda n. 4533

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica manoscritto

Data

Data incerta, 1726-1750

Titolo

Che si deve amare la Virtù / Cantata per Musica composta l’anno 1718

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Cybo, Camillo (1681-1743; cardinale)

Redazione

[Roma : copia, 1726-1750]

Descrizione fisica

2 c. (151r-152v) ; 275x200 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

Tit. dall’intitolazione a c. 151r; cartulazione coeva: 135-136; il nome dell’A. si ricava dal front. dell’intero ms.

Titolo uniforme

Due fidi pastorelli. Cantata, Che si deve amare la Virtù

Trascrizione del testo poetico

Due fidi Pastorelli
Mentre pascean gli armenti,
Sedean lieti e contenti
Sopra d’un verde colle.
Aminta uno di questi,
Composto il labro al riso,
E con ciglio sereno
Così disse a Fileno:
Mille, e mille Pastori
Dicono Amor tiranno,
Mostro crudele e fiero;
Altri lo chiaman Nume
Donator de’ contenti, e de’ piaceri.
Io nol conobbi mai,
O perché diffidasse
Ch’avessero i suoi strali in me ricetto,
O perché nel mio petto
Non trovassero loco,
Giammai provò il mio cuore
Le ferite d’Amore.

Se sia Nume, o pur Tiranno
Questo amore, ancor non so.
Del suo strale o vezzo, o affanno
Il mio cuore mai provò.

Rispose allor Fileno:
Troppo, Aminta, t’inganni,
Se pensi che il tuo cuore
Non abbia un dì a provare
Le servitù d’amore.
Amor vita è del Mondo.
Il suo piacer giocondo
Veste i prati, ed i fiori
De i più vaghi colori.

Quando in Ciel ride l’Aurora,
E che lieta i prati infiora,
Il suo riso è sol d’amor.
Dell’auretta il bel respiro
È un suspiro [sic]
Che dà vita al proprio ardor.

Amar dunque dobbiamo.
Ma siccome l’amore
Padre sempre non è d’impuri affetti;
Scegliere a noi conviene
Quell’Amore, ch’è Nume, e non Tiranno.
Ama la volontà
Ciò che a lei proponiamo
Come degno d’amore.
Qualor giusto è il pensiero,
È giusto ancor l’ardore.
Onde per bene amare,
Del nostro vero affetto,
Non un ben finto,
O una bellezza frale
Giusto è che sia l’oggetto;
Ma bensì la virtù,
Che mai vien meno:
Quella, che di sé stessa
È premio, ed è mercede:
Che appaga, e non inganna:
Che diletto è del cuor, né mai Tiranna.

Se son belle Filli, e Clori,
La virtude è ancor più vaga.
Ciò, che è bello, piace, e alletta;
La virtù piace, e diletta:
Questa sol contenta, e appaga.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rn - Roma - Biblioteca Nazionale Centrale
collocazione Ms. Gesuitico 88.22

Scheda a cura di Giacomo Sciommeri
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