Scheda n. 2580

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1680-1690

Titolo

Del Sig.r Bernardo Pasquini

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Pasquini, Bernardo (1637-1710)
possessore: Ottoboni, Pietro (1667-1740)

Fa parte di

[16 cantate] (n. 2569/11)

Redazione

Roma : copia, (1680-1690)

Descrizione fisica

C. 135-142v

Filigrana

Non rilevata

Note

In un manoscritto proveniente probabilmente dalla collezione musicale del cardinale Pietro Ottoboni.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, re maggiore, c)
Ardea di giusto sdegno
2.1: (aria, re maggiore, c)
Troppo è pronto il nostro core
3.1: (recitativo, c)
E che più tardo, disse
4.1: (aria, si minore, c)
Così mi giova
5.1: (recitativo, c)
Ma almeno già che moro
6.1: (aria, mi minore, c)
Sciolta homai dalle catene
7.1: (aria, si minore, 3/8)
Sia il confin de miei martiri
8.1: (recitativo-arioso, re maggiore, c)
Mi consolo però, che già placata

Trascrizione del testo poetico

Ardea di giusto sdegno
Didone abbandonata,
Tradita, vilipesa,
Oltraggiata et offesa
Da una beltade ingrata,
Anzi ch’il suo dolor venne a tal segno,
Ch’incapace a soffrire
Il tradimento del Troiano audace,
Risolvè di dar fine al suo martire,
Onde sovra catasta
Di lugubri cipressi un giorno affisa
Innanzi al suo morir così divisa:

Troppo è pronto il nostro core,
Belle donne, a innamorarsi.
Doppo perso ch’è l’honore,
Imparatelo a mio conto,
Il tiranno dio d’amore
Solo induce a disperar.

E che più tardo, disse,
Alla mia vita il fine?
Ecco la spada,
Ch’il crudel mi donò, bench’ad altr’uso.
Sopra dunque vi cada
Questo ignudo mio petto
Ed ivi infuso faccia con la mia morte
Vindicato il fratello et il consorte.

Così mi giova
Girne tra l’ombre
del cieco Averno
Fato crudel,
Se ad altra prova
Il cor non sgombra
Di fiero interno
Donna fedel.

Ma almeno già che moro
Per un mostro infedel, Enea crudele
Vegga ancor fuggitivo l’infedele
Col foco della pira il mio martoro.
Poscia giunta all’estremo
Cade, risorge e del suo braccio a forza
Tre volte volge i lumi verso del cielo
Così implorando i numi:

Sciolta homai dalle catene
Del mio corpo vola l’alma,
Se qua giù non ha più bene,
Cola sù spera sua calma

Sia il confin de miei martiri
Il confin della mia vita
Ed imperino i sospiri
Al morir pietosa aita.

Mi consolo però, che già placata
Giunon dal cielo invia
Con forbice arrotata
Ivi a troncar lo stame all’alma mia,
Fatta del mondo esempio,
Che morte sola è il guiderdon d’un empio.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

GB-Lbl - London - British Library
collocazione Add.39907.11

Scheda a cura di Berthold Over
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