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Ardea di giusto sdegno
Troppo è pronto il nostro core
E che più tardo, disse
Così mi giova
Ma almeno già che moro
Sciolta homai dalle catene
Sia il confin de miei martiri
Mi consolo però, che già placata
Poetical text transcription
Ardea di giusto sdegno
Didone abbandonata,
Tradita, vilipesa,
Oltraggiata et offesa
Da una beltade ingrata,
Anzi ch’il suo dolor venne a tal segno,
Ch’incapace a soffrire
Il tradimento del Troiano audace,
Risolvè di dar fine al suo martire,
Onde sovra catasta
Di lugubri cipressi un giorno affisa
Innanzi al suo morir così divisa:
Troppo è pronto il nostro core,
Belle donne, a innamorarsi.
Doppo perso ch’è l’honore,
Imparatelo a mio conto,
Il tiranno dio d’amore
Solo induce a disperar.
E che più tardo, disse,
Alla mia vita il fine?
Ecco la spada,
Ch’il crudel mi donò, bench’ad altr’uso.
Sopra dunque vi cada
Questo ignudo mio petto
Ed ivi infuso faccia con la mia morte
Vindicato il fratello et il consorte.
Così mi giova
Girne tra l’ombre
del cieco Averno
Fato crudel,
Se ad altra prova
Il cor non sgombra
Di fiero interno
Donna fedel.
Ma almeno già che moro
Per un mostro infedel, Enea crudele
Vegga ancor fuggitivo l’infedele
Col foco della pira il mio martoro.
Poscia giunta all’estremo
Cade, risorge e del suo braccio a forza
Tre volte volge i lumi verso del cielo
Così implorando i numi:
Sciolta homai dalle catene
Del mio corpo vola l’alma,
Se qua giù non ha più bene,
Cola sù spera sua calma
Sia il confin de miei martiri
Il confin della mia vita
Ed imperino i sospiri
Al morir pietosa aita.
Mi consolo però, che già placata
Giunon dal cielo invia
Con forbice arrotata
Ivi a troncar lo stame all’alma mia,
Fatta del mondo esempio,
Che morte sola è il guiderdon d’un empio.
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