Scheda n. 190

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1670-1680

Titolo

Orrido spaventevole e tremendo

Presentazione

Partitura

Legami a persone

Fa parte di

[Cantate e Arie] (n. 115/14)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1670-1680]

Descrizione fisica

C. 84r-91v

Note

Il tit. si ricava dall’incipit testuale della cantata a c. 84r; il soggetto della cantata è il ratto di Proserpina da parte di Plutone

Titolo uniforme

Organico

Basso e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Trascrizione del testo poetico

Orrido spaventevole e tremendo
Pallido in vista e con irato ciglio
Il gran signor dell’ombre
Di Proserpina bella
Mal conosciuto amante
Con terribili accenti
Esclamava così parlando ai venti:

Ecco deposto a terra
Il valor del mio impero
Ecco, che sta soggetto
Al rigor d’un bel guardo
Il gran dio dell’inferno
Io che son riverito anzi temuto
Da chimere e da mostri
Tremante e riverente
Al girar di due lumi aggiaccio et ardo
Né con suppliche o preghi
L’inesorabil ira placar poss’io
Piangete alme piangete il caso mio
Io che fo’ con miei cenni
Correr ubbidienti
Sfingi furie e serpenti
Io che posso sdegnato
Con le tenebre heredi
Della notte infernale
Smorzare il sole subbissar le stelle
Io che domino il mondo
Dominato e schernito
Son da un bel guardo rio.
Piangete almen piangete il caso mio.
Ma che?
Lascerò che schernito e vilipeso
Senz’un raggio di speme
Mi tormenti Cupido.
Dunque il re dell’inferno
Ha da vedersi odiato
Due begl’occhi daran ingiusta legge
A chi domina e rege
Il centro della terra
No no soffrir non voglio
Voglio mover l’abisso
E con nembi e tempeste
Con fulmini di dispetto
Con baleni d’orgoglio
Voglio atterir et atterar il mondo
Né si trovi potenza
Che possa contro me far resistenza
Temp’è di vendicarmi
Alla guerra alla guerra all’armi all’armi

Venite o Furie
dal profondo herebo
Con nembi e turbini
Turbate l’aria
Si faccia straccio
Il sol oscurisi
Il ciel subissasi
Il mondo atterrisi
Finché Proserpina
Soggetta vengane
Sotto il mio imperio

Così disse sdegnato e fulminante
L’impaziente amante
Quand’al finir d’articolar tai detti
Mossa l’infernal corte
Il ciel empì di spaventose nubi
E impallidir si vide il gran pianeta eterno
E la triforme dea
Rapita in un momento
Fu dalla schiera indegna
E portata all’inferno
Con empia violenza
Quel ch’amor non poté fe’ la potenza.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-URBc - Urbania - Biblioteca Comunale
fondo Ubaldini
collocazione Mss.31/2.14

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
Ultima modifica: