Scheda n. 12512

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1660-1682

Titolo

Il Bellisario Del Sig.r Stradella [Privo delle sue luci]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Stradella, Alessandro (1639-1682)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

C. 143-155v

Filigrana

Non rilevata

Note

Il generale bizantino Belisario viene rappresentato secondo la leggenda medievale che lo vuole accecato per ordine di Giustiniano e costretto a mendicare. 

Titolo uniforme

Privo delle sue luci. Cantata, Il Bellisario

Organico

soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, C)
Privo delle sue luci
2.1: (aria, re minore, C)
Imparate o mortali
3.1: (recitativo, C)
Dal precipitio mio di bugiarda fortuna
4.1: (aria, si♭ maggiore, )
Questi son si i trionfi
5.1: (recitativo, C)
Perfida Teodora
6.1: (recitativo, C)
Sovvengati che i vandali
7.1: (aria, sol minore, 3/2)
Non m'affanna il soffrir
8.1: (aria, re minore, C)
Più non curo la vita
9.1: (aria, re minore, C)
Qui die fine al parlare ed alla vita

Trascrizione del testo poetico

Privo delle sue luci
Miser sen giace a terra
Bellisario infelice
E chiedendo mercè sì duole e dice

Imparate o mortali
A sostener gl’Augusti
A difender gl’Imperi
Alla mia cecità le luci aprite.

Dal precipitio mio
Di bugiarda fortuna l’inconstanze
Imparate a schernire e le speranze
Bellisario son io quel fortunato
Ch’alle stelle innalzato
Precipitai dal mondo
Delle miserie al centro più profondo.

Questi sono sì i trionfi
I trofei, le glorie, i mausolei
D’un guerrier che soffrì,
Così Cesar le piramidi eresse
A un invitto guerriero
Che con valor sincero
I nemici oppugnò, vinse ed oppresse.

Perfida Teodora
Tesifone infernale
Così convien che mora
Bellisario il campion forte e leale?
O Cesare abbagliato
Imperator crudele
Giustiniano ingrato.

Sovvengati che i Vandali
Gl’Etiopi e Medi, i Persi
Mercé questo mio brando
Si prostrano a tuoi piedi al tuo comando
Sovvengati o Tiranno
Della forte congiura
Di Dionisio e d’Atanasio estinta
Del mio braccio al furore
Del mio ferro al valore
Delle Città delle Provincie e i Regni
De gl’Imperi acquistati
De miei sudor de miei perigli
A forza più non parlo
Ch’indarno spargo le voci al vento;
Crucio me stesso e accresco il mio tormento.

Non m’affanna il soffrir
Non mi duole il morir
Che mille volte e mille
Esposi la mia vita
Alla morte al martir.

Più non curo la vita
Vien pur morte gradita.

Qui diè fine al parlare ed alla vita
L’intrepido campione
Bellisario l’invitto
E con l’istesso core
Col medesmo valore
Ch’ebbe dalla sua sorte
Vinse i nemici e superò la morte.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

F-Pn - Paris - Bibliothèque Nationale de France
collocazione Rès. Vm7. 639.9

Scheda a cura di Valerio De Santis
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