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Hor che lungi son io dal mio bel foco
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Un tormento così fiero
Mie luci sventurate
Portatevi ad Irene
Trascrizione del testo poetico
Or che lungi son io dal mio bel foco,
sento più ardor, che quando gl’era appresso:
ahi mentre a me concesso
fu l’ardor de begl’occhi aver presente,
l’aura soave, e spesso,
de le dolci parole,
era il ristoro a la mia fiamma ardente,
ma poi ch’ella è partita,
il solo ardor, non il ristor mi giunge;
che il mal’io provo, et il rimedio, è lunge.
Un tormento così fiero
dimmi tu bendato arciero,
quando mai finir dovrà.
Ahi che morte sol m’avanza,
se in si cruda lontananza,
l’alma mia viver non sa.
Mie luci sventurate,
se a veder non giungete
la lontana beltate,
per cui forse piangete,
fate cader le lagrime a torrenti,
su quest’acque correnti,
che almeno andranno a lei, prima che al mare
sia pronto il lagrimare
ove il vedere è tardo;
e giunga il pianto ove non giunge il guardo.
Portatevi ad Irene
mie lagrime amorose;
così de le mie pene
pietate forse avrà.
Voi ditele ch’io moro,
se presto a me non torna;
lontan da lei ch’adoro,
il cor da me se’n và.
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collocazione 34.5.8.7
Scheda a cura di Antonio Caroccia