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Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Volume con quattro cantate per soprano (una con eco), archi e basso continuo di Don Giovanni Lorenzo Minei da Mineo (*Laterza, 24 aprile 1651-†ivi, 30 aprile 1719), compositore e sacerdote pugliese, figlio secondogenito dei Magnifici Don Giovanni Battista (giureconsulto nonché sindaco laertino nel 1653) e Donna Lucia di Marino Gena da Santeramo in Colle (ringrazio Antonio Di Bernardo, ultimo discendente della casata nobiliare dei Minei da Mineo, per le inedite informazioni anagrafiche; a Laterza si conserva un codice musicale «À multis Reverendis sacerdotibus in cantu Gregoriano peritis composita ad servitium et commoditatem Matricis Ecclesiae Terrae Latertiae» contenente un suo Credo «a due tenori primo e secondo», I-LATsl, Cod. num. 4, c. 51v e segg.; datazione: ante 17/III/1735).
Legatura coeva di pregio in pelle marrone con chiusura (perduta); piatti decorati in oro con fregi e lo stemma di Pietro Ottoboni (1667-1740), all'epoca abate commendatario (cappello prelatizio dal quale pendono dodici fiocchi, sei per lato, senza il pastorale dietro lo scudo) di Santa Maria di Valdiponte (1689); unico copista sia per il testo letterario che per quello musicale; cartulazione originale in alto a destra, paginazione posteriore a matita in basso al centro (p. 2, 102, 202, 222, 316, 456: bianche); stato di conservazione: parzialmente danneggiato dall'acqua a causa dei bombardamenti di Dresda del 1945.
Ogni cantata reca un titolo nel proprio frontespizio: Sonno di Didone (scheda n. 12138), p. 3; Lagrime di Marte per le vittorie di Leopoldo (scheda n. 12139), p. 103; Il Catone Uticense (scheda n. 12140), p. 203; Capriccio poetico (scheda n. 12141), p. 301. La datazione dell'antologia si può fissare con buona sicurezza fra il 2 settembre 1686 (Presa di Buda) e il 7 settembre 1689 (ordinazione di Ottoboni a cardinale diacono di San Lorenzo in Damaso) poiché nel testo di due cantate (schede n. 12139 e 12141) vi sono chiari riferimenti alla Guerra austro-turca combattuta da Leopoldo I d'Asburgo e Mehmed IV (1683-1699); le parti strumentali suddivise a due cori, una forma simile al concerto grosso romano, sono un unicum nella produzione musicale del compositore (una commissione di Minei per l'Accademia dei Disuniti fondata da Ottoboni a Roma nel 1688?).
Il manoscritto, proveniente dalla biblioteca musicale di Werner Joachim Wolffheim (1877-1930), fu battuto all'asta nel 1929 dalla libreria antiquaria Martin Breslauer & Leo Liepmannssohn di Berlino e acquistato dalla Sächsische Landesbibliothek – Staats- und Universitätsbibliothek di Dresda (cfr. il numero d'inventario segnato a p. 2: «1929 I E 59»). Secondo quanto riportato da Robert Eitner il volume figurava nel 1888 tra quelli in possesso dell'antiquario Ludwig Rosenthal (1840-1928); un marchio di proprietà di J. Bailey Chester, non più rintracciabile, è menzionato nel catalogo d'asta del 1929 (lotto n. 1260) mentre lo stemma della famiglia Ottoboni impresso sui piatti è attribuito erroneamente a quello di un cardinale austriaco non identificato («Der prächtige zeitgenössische Einband trägt auf beiden Deckeln in Goldpressung das Wappen eines österreichischen Kardinals [sic]»), l'intera descrizione fu poi tradotta e ripresa da Carlo Schmidl nel Supplemento al Dizionario universale dei musicisti del 1938, anche la scheda RISM A/II, n. 1001189911 (aggiornata al 16 luglio 2023) non attribuisce l'origine ottoboniana al volume (cfr. Bibliografia).
Repertori bibliografici
Bibliografia
Risorse online
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione Mus.2056-J-1
Scheda a cura di Giovanni Tribuzio