Scheda n. 10073

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica manoscritto

Data

Data incerta, tra il 1700 e il 1710

Titolo

Serenata rustico civile fatta a varie ville di Castello la sera antecedente al primo giorno di Maggio

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Baldovini, Francesco (1634-1716)

Fa parte di

Baldovini Poesie MSS. (n. 10064/9)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1701-1710]

Descrizione fisica

C. 41r-44v

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Ch’i possa arrapinare. Forma non specificata

Bibliografia

Trascrizione del testo poetico

CIAPO: Ch’i possa arrapinare
S’i ho mai visto a mie dine
Da ch’i bazzico il mondo
Un temporal sì scarico e diritto
L’aria è spazzata e non si sente un zitto.
Pippo, Galardo, Mone,
Babo, Eugenio, Tofano, Sandrino
Siete vo’ tutti in branco?
UN DE’ CONTADINI: Ser noe. CIAPO: Chi ci manc’egli? CONTADINO: Oh Menichino.
CIAPO: Che possa logorarlo il mal del fianco
Sempre gli è arrieto a gli altri. CONTADINO: Eccolo. CIAPO: Oh bene
Dove se’ tu cavezza?
MENICHINO: So quine. CIAPO: Havi tu ‘nteso?
Con questo rimaner sempre discosto
Una volta una volta
E’ mi vuole scappir la pacienza.
MENICHINO: I’ non son mica andato
Lontan trecento miglia.
CIAPO: O trecento o millanta
Vo’ ch’ e’ si stia vicino,
Non ch’ e’ si vada a zonzo; e se tu credi
Ch’i ti dobbia cercar col fruscellino
Affè che tu t’inganni.
MENICHINO: Non so se vo’ crullate o fate il Nanni.
Non dicesti voi dianzi
Che fia mene e fra Drea n’abbiamo a dire
Quella canzona? CIAPO: E che vuo’ tu’ infuire?
MENICHINO: Che quando vo’ chiamasti
No’ stavam di sagreto
Tramendua bociacchiando un po’ più arrieto.
CIAPO: Del certo? MENICHINO: Io non direi
Ne manco una bugia per un ducato.
CIAPO: Orsù, Non asca d’altro; i s’ pracato.
Ma la sapete voi?
MENICHINO: V’aresti a dimandare
Se gli è minor le pecore de buoi.
Sicuro. CIAPO: Oh dite un poco.

MENICHINO E DREA:
Non c’è più pricolo
Che il diascol frugolo
Col tempo nugolo
In casa tiengaci
Né che più viengaci
Di mali un carico,
Ugni rammarico
Da noi spartiscasi
E solo udiscasi
Cantare e ridere,
Gridare e stridere
Per ugni vicolo
Non c’è più pricolo.
Non c’è più pricolo...

CIAPO: Di garbo, ma davvero. Orsù compagni
Alla nostra. E tu Pippo
Con luchera e con brio
Comincia a’ mporre. Oh questo
È il resto del carlino
Sangue del Nico mio
Mi s’è strappo tre corde al citarrino.
Tant’è, po poi so danno
I non vo darmi a’ cani
Facciam me’ ch’ e’ si puole
Il ciel ci aiutarae
E chi non vuole udir voggasi in lae.

TRUPPA DI CONTADINI:
Qui ci sta quel vago sole
Che risplende in ogni lato
E quel viso angelicato
Ch’è di gigli e di vivuole.

CIAPO: Zitti zitti al rumore
M’è paruto sentire
D’oltre quine una treggia
Scoltate. Ell’è del certo. A dire a dire
Ch’e’ non mi tocchi mai
A manicare un bocconcello in pace
In fatti i so sgraiziato
Ecco ugni cosa a brave
Ecco tutto il nigozio sgominato.
Ma state; al me’ giudizio
L’è passa o la s’è ferma
Perché ne ’n su ne ’n gine
Sento quanto a per me muoverla pine.
L’ha auto discrizione
Canchero a lei e assillo al so padrone.
Ovvia, tiriamo innanzi.

TRUPPA DI CONTADINI:
La so bocca è un alberello
Pien di mustio e pien d’olore
E negli occhi ha un zuffanello
Con ch’il fuoco attacca amore.

VILLEGGIANTE: Tempo più non mi sembra
D’indugio amici. In questo loco omai
Con voci amiche e liete
Accenti armoniosi al ciel sciogliete.
CIAPO: Mi pare e non mi pare
Di sentire una boce
Che non è delle nostre. VILLEGGIANTE: E perché forse
La rustica insolenza
A noi recar potria disturbo o tedio
Ora al tutto darà pronto rimedio.
CIAPO: Affè non m’ero ’nganno
Deccoti un altro ’nciampo
E per quel che si sente
Dianzi l’era un treggia ora l’è gente.
VILLEGGIANTE: Adesso aggiusto il tutto. Chi va là?
CIAPO: Che ’mbroglio è questo? VILLEGGIANTE: Alcuno
Non risponde. A chi dico?
Chi va là? Giuro al Cielo
Or or v’insegnerò con questa spada
A non star così muti.
CIAPO: San Valleran m’aiuti
Qui c’è da rilevar qualche picchiata.
Signore a dir la stretta e spampanata
I’ so io con quest’altri
Che andiam canterellando in qua, e in là
Per buscacchiar qualcosa;
E per che no’ v’abbiam per uom da bene
Se Vostra Signoria vi contentate
No’ n’abbiam dette dua
E vorrem dirne trene
Perch’ alla terza corron le frittate.
VILLEGGIANTE: Sin qui per quanto intendo
A bastanza diceste o via partite.
CIAPO: Che possiam noi spartire
S’e’ non c’è stato ancor dato di rabbia?
VILLEGGIANTE: Orsù; dato o non dato
Toglietevi di qui; cedete il loco
Così voglio e pretendo. CIAPO: Oh padron mio
I la caprisco anch’io; non sono un zoccolo
N’abbiam cantato e voi volete il moccolo.
VILLEGGIANTE: Non può tenersi a freno
Più la mia sofferenza. Elà m’intendi
Bisognerà che questa tua facezia
Con un baston di terminare io veggia.
CIAPO: La cosa muta spezie;
Quest’è altro che treggia.
VILLEGGIANTE: Impertinente ancora
Non mi conosci? CIAPO: Eh Sig. sì lustrissimo
Vi cognosco benissimo.
VILLEGGIANTE: Sì. Chi son io, dillo su, presto? CIAPO: Parmi
S’i sto qui meriggiando un altro poco
Che vo’ siate un che voglia zimbellarmi.
VILLEGGIANTE: Se non parti o t’acquieti
A’ danni tuoi l’indovinasti. CIAPO: Addio
Or or piglio il pendio.
Andiam compagni; il meglio
È tornarsene a casa interi e sani,
E da tal gente il ciel ne scampi i cani.
VILLEGGIANTE: Pur si partiro. Amici
Giacché in simil stagione
L’uso comun di festeggiar concede
Tra quest’ombre felici
Ove Amore e Fortuna
Sparge ogni gioia, ogni vaghezza aduna
Formisi omai note sonore e intanto
Lieto ogni antro rimbombi al nostro canto.

CORO DI MUSICI:
Rive belle a voi ritornino
I tesor che già sparirono
E quei fior che in voi languirono
Pur di nuovo il sen v’adornino.
Se d’erbe il prato
Gemé spogliato
Alla nuova stagion tutto rinverdesi
Sol non riede beltà se un giorno perdesi.
Già di turbini sonanti
Torva schiera in ciel regnò
Sassi e tronchi aprì, spezzò
Tio furor d’acque spumanti
E fra le nevi ascosi
Giacquer gli alti dirupi e i boschi annosi.
Di rai più rilucenti
S’intreccia ora le chiome il re de lampi
Fuggon le brine algenti
Che eterno il soglio aver parean sui campi.
Più l’ali sdegnose
Per l’aria non gira
Volturno adirato,
Ma d’aure vezzose
Sol Zeffiro spira
Un nembo adorato.
Né più temono orror, paventan gelo
Lieto il rio, vago il suol, tranquillo il cielo.
Su dunque gioite,
Scherzate, ridete,
Brillate, godete
Campagne gradite.
Tra dolci diletti
Festeggino i cuori,
Stian lunge da’ petti
Fierezze e rigori
E torni a riportar gioconde palme
Primavera ne’ prati, Amor nell’alme.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Fr - Firenze - Biblioteca Riccardiana
collocazione 2474.9

Scheda a cura di Giulia Giovani e Ivano Bettin
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