Scheda n. 10067

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica manoscritto

Data

Data incerta, tra il 1700 e il 1710

Titolo

Martirio di S.a Caterina | Oratorio a quattro voci | Testo. | Santa Caterina. | Tiranno. | Confidente del Tiranno

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Baldovini, Francesco (1634-1716)

Fa parte di

Baldovini Poesie MSS. (n. 10064/3)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1701-1710]

Descrizione fisica

C. 10r-18v

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Udite oh Cieli udite. Forma non specificata, Martirio di Santa Caterina

Bibliografia

Trascrizione del testo poetico

PRIMA PARTE

TESTO: Udite, oh cieli udite
Qual virtude, e fierezza han lite accesa,
E lieti a vagheggiar simil contesa
Quante son stelle in voi, tant’occhi aprite.
Pretende empio Tiranno
Che a’ suoi bugiardi Numi
Caterina s’atterri,
E loro offra divota arabi fumi,
Ma dentro al cuore invitto
L’ammirabil donzella
Dar luogo aborre a un così rio delitto,
Onde d’atroce sdegno
Ei tutto ardendo avanti a sé fa trarla,
Però nol mostra, e in guisa tal le parla:
TIRANNO: E qual stupido ascolto
Da un prudente operar senso discorde,
Ove di senno è sì gran pregio accolto?
Tu che da i Numi eccelsi
Spirto tanto sublime avesti in sorte
Come la loro possanza
Cui sovra ogni altro a ben conoscer giungi
Di schernir sovra ogni altro oggi hai baldanza?

Quell’alma sì bella
Che teco si sta
Con fasto sì altero
Ai dei, che la fero
Di viver rubella
Spavento non ha?

Deh riedi in te; disgombra
Dall’ingannata mente
Sì malnato consiglio.
Mira del Ciel offeso
Nelle giuste vendette il tuo periglio
E mentre ei pur clemente
Va l’onte tue dissimulando ancora
L’error detesta, e i nostri Numi adora.
SANTA CATERINA: Se da tronchi infelici
Che tuoi Numi tu chiami
Fosse l’alma, ond’io vivo, in me creata
Fossi al pari di lor cieca, e insensata
D’incensi eletti, e rari
Darei tributo a tuoi profani altari.
Ma perché in me la pose
Quel primo vero, onde ogni cosa ha vista
Quel che i tuoi numi affissi
Tien fra le pene a funestar gli abissi
A lui sovra il mio cuor donai la palma,
A lui diedi il voler, la vita, e l’alma.

Lui mai sempre e cerco, ed amo
In Lui solo è il mio desio
Lui sospiro, e Lui sol chiamo
Mio tesor, mio ben, mio Dio.
Al furor di morte acerba
Ei per me suo figlio diede
Ei stellata eterna sede
Dell’Olimpio in sen mi serba.

Tu pur se il giogo indegno
Scuoter vorrai di quel perverso inganno
Che sì ti tien miseramente oppresso
Del guiderdone istesso
Adorno andrai nell’immortal suo regno
Ma s’a tuoi falsi dei
Che da tartarei chiostri
Son larve orride, e mostri
Con fe’ stolta, ed errante
Sarai tuoi voti in offerir costante,
Ah che infelice al par di loro avrai
Già nel mondo perduto eterni guai.

Pietà ti prenda
Omai di te
E pria che scenda
Con ratto pie’
Su l’alma tua così mortal ruina
Odia i tuoi mostri, e al vero Dio t’inchina.

CONFIDENTE: Ancor d’un tanto ardire
Sdegno non prendi, oh Sire?
Ancor soffri? Ancor odi
Formarsi incontro i Dei note sì audaci
Né fremi di furor, ma pensi, e taci?

Fremeran bensì l’offese
Vilipese deità,
E d’aver così negletta
La vendetta
Il gastigo in te cadrà.
Fremeran bensì l’offese…

TIRANNO: Se per breve momento
Tacque la lingua mia, parlava il cuore
E d’insoliti modi
D’infierirsi in costei prendea consiglio
Dal più inumano, e più mortal rigore.
Tacqui, ma ver l’iniqua
Tosto in vece d’accenti
Parlerò co’ tormenti
E da questo orgoglioso, e perfid’angue
Avranno i nostri Numi ossequio, o sangue.

SANTA CATERINA:
In portarmi affanno, e duolo
Tuo furor sfoghisi appien
Che neppure un sospir solo
Trar potrà mai dal mio sen.
Verserò ben da lumi
Nella tua cecità fissando il guardo
D’inconsolabil pianto amari fiumi.

Deh scorgi, oh misero
Tuo folle error
E al ciel, che chiamati
Rivolgi il cuor.

Deh rendi. TIRANNO: O la raffrena
Sì superba arroganza
Donna malvagia, e vile
E in questo istesso istante
Riverente ed umile
Piega la fronte ai nostri Numi avante
O proverai qual pena
Gli oltraggi a vendicar de sommi Dei
Dalle giuste ire mie scenda su i rei.
SANTA CATERINA: Sappi, oh barbaro insano
Che ripieno il cuor mio d’alta fermezza
I tuoi numi, i tuoi sdegni, e te disprezza:
Che a quel verace nume
Che il tutto, e te fellone anche sostenta
Stringon l’anima mia nodi immortali
Di celesti sponsali.
Or, che saprà giammai
Trovar l’impeto tuo rabbioso, e stolto
Perché un laccio sì bel resti disciolto?
TIRANNO: Catene SANTA CATERINA: Le prendo
TIRANNO: Flagelli SANTA CATERINA: Gli imploro
TIRANNO: Ferite SANTA CATERINA: L’attendo
TIRANNO: La morte SANTA CATERINA: L’adoro.
TIRANNO: Tuo desir forsennato
Già che pur così vuoi, tosto s’adempia.
CONFIDENTE/TIRANNO: Che più si tarda a incrudelir nell’empia/Non più s’indugi a inferocir nell’empia.
TIRANNO/CONFIDENTE: Alti Dei. SANTA CATERINA: Sommo mio bene
TIRANNO/CONFIDENTE: A voi sacre SANTA CATERINA: A te gradita
TIRANNO/CONFIDENTE: Di costei sian l’aspre pene
SANTA CATERINA: Cada pur questa mia vita.
CONFIDENTE/TIRANNO: E dimostri il suo morire
SANTA CATERINA: E palesi il mio morire
TIRANNO/CONFIDENTE: Che a un superbo, e folle ardire
SANTA CATERINA: Che a chi brama in Ciel vittoria
TIRANNO/CONFIDENTE/SANTA CATERINA: Forza è perder la vita o a voi dar glo-ria./Dolce è perder la vita e a te dar gloria

SECONDA PARTE

TESTO: Ahi qual d’immensa pena
Da micidial fierezza
S’apre alle mie pupille orrida scena!
Ecco ai feroci imperi
Del Tiranno inuman ruota apprestarsi
Che in sé tutte racchiude
Quanto e l’odio, e il furore
Di strazio unqua trovaro arti più crude.
In quante forme, e quante
V’imperversa la morte! Al fero oggetto
Volge l’empio il sembiante
Ebbro d’ira, e dispetto,
E alla donzella eccelsa
Di sua barbarie ognor più sprezzatrice
Orgoglioso l’addita, indi sì dice:
TIRANNO: Mira qual pompa altera
Di trionfi superbi
Alla tua fe’ sincera
Al tuo costante cuor da me si serbi.
Questa ruota fatale
Di quei trofei guernita
A cui cotanto ingordamente aspiri
Ne’ suoi sublimi giri
La tua fortuna ad incontrar t’invita.
Su: vanne. E che più tardi? Ahi cieca, ahi stolta!
E qual mai ti sorprende error sì forte,
Che mentre aver ti lice
Da nostri eterni Dei grandezza, e vita
Vuoi per un vil tuo Dio ludibrio, e morte.

Per un Dio, di cui chi preso
Da follia la fe’ seguì
Da lui scampo indarno atteso
Fra tormenti al fin perì.

Oblia mal cauta, oblia
Questo, che nulla può Nume da gioco
O tu stessa tra poco
Pentita in van nel tuo dovuto scempio
Dell’impotenza sua vedrà l’esempio.
SANTA CATERINA: Chiudi, oh furia, peggiore
D’ogni furia d’inferno il labbro indegno
Perché a darmi tormento
Nulla in sé di vigore ha quel, ch’io miro
Ma ben forza infinita ha quel ch’io sento.
Del mio Dio, del mio Bene
Tanto immenso è il potere
Ch’a un suo girar di ciglio
Sovra i cardini lor treman le sfere.

L’aria, il mar, la terra, il tutto
Di lui sol da un cenno può
A quel nulla esser ridutto
Onde in prima egli il formò.

E se qui non palesa
Quel gran poter, che sovra ogni altro ha il vanto
E di cui non mai stanco il Ciel favella
Vien, che degni non siam d’onor cotanto.
Tu mostro iniquo, ed io sua vile ancella.
Ch’ei tolto ciò sapria
A tuo gran scorno, e duolo
Del suo voler col movimento solo
Render come sovente ebbe per uso
Me difesa, sé noto, e te confuso.
TESTO: A sì pungenti detti
Rugge il barbaro d’ira, e tutto impone
Che la Donzella avvinta
Con tenaci ritorte
Sia sovra quel di morte
Dispietato istrumento a morte spinta,
Ma da lei tocco appena
L’esecrabile ordigno, in mille parti
S’apre, squarcia, e divide
E un folto stuol d’empi ministri uccide.
Tutte nel sen cruccioso
Il crudo allor le furie sue richiama,
E in guisa tal gonfio di rabbia esclama:
TIRANNO: Ah Circe ingannatrice,
Ecco ove fondi i tuoi bugiardi vanti.
Il tuo nome è l’abisso
E tutto è l’oprar tuo forza d’incanti.
Ma voi, che fate, oh Dei?
Perché pigri lasciar, che in vostro scherno
Tal possa oggi tra noi dimostri Averno?
SANTA CATERINA: T’inganni, empio t’inganni,
Non ha il regno infernal simil possanza
Ma il mio sposo adorato
Con fe’ pura, ed accesa
Fra i perigli da me dianzi invocato
Perché al fosco tuo cuor ne splenda un raggio
Del suo sommo poter diede tal saggio.
Con accenti
Di portenti
Ei ben chiaro a te ragiona,
E dall’ombra
Che t’ingombra
Per fuggir, luce ti dona.

Qual ei sia, quanto ei vaglia appien tu vedi.
Misero te, se a gli occhi tuoi non credi!
CONFIDENTE: Signor, noto t’è pure
Per tante prova omai
Che di setta sì ria ciascun seguace
Mai sempre uso è da Pluto
Con simil arti a mendicare aiuto.
Ma se per far distrutti
Al suol restar sì temerarii vanni
Sono i modi in tua mano, a che t’affanni?

Fa pur che cada
In lor la morte
Da colpo forte
Di fiera spada

Questa ad ogni magia la forza toglie,
E d’ogni incanto il fil tronca, e discioglie.
TIRANNO: Sagace è il tuo consiglio,
Perciò senza dimora a lui m’appiglio.
A 2: Con brando omicida
CONFIDENTE: L’iniqua TIRANNO: La maga
CONFIDENTE/TIRANNO: Di scempi sì vaga/Di stragi sì vaga
CONFIDENTE: Si sveni TIRANNO: S’uccida
CONFIDENTE: Suo stolto coraggio
TIRANNO: De numi l’oltraggio
A 2: Non soffrasi più
CONFIDENTE: L’iniqua, TIRANNO: La maga
CONFIDENTE/TIRANNO: Di scempi sì vaga/Di stragi sì vaga
CONFIDENTE/TIRANNO: Si sveni su su/Si uccida su su
TESTO: Stringe contro l’invitta
Vergine allora uom scelerato, e crudo
Mosso a ciò dal Tiranno il ferro ignudo.
Ella il ginocchio intanto
Piegato al suolo, e volto al ciel lo sguardo
Scopre di riportar palma sì bella
Il suo vivo desire in tal favella.
SANTA CATERINA: Ecco il momento, oh caro
Mio sposo, e Dio, sì dal mio cuor bramato
In cui da questo amaro
Carcer di pene a te volar m’è dato.
L’alma, che in don mi desti
Ma che tua fu mai sempre, a te ridono
E mille aver vorrei
Vite, e darle per te, che sì godesti
In far prezzo la tua dei falli miei.

Deh su disciolgasi
Il laccio ignobile
Che in duolo, e lacrime
Quaggiù mi tien.
E scarco, e libero
Dal suo vil cenere
Mio spirto uniscasi
A te suo ben.

TESTO: Nel terminar tai note
Colpo mortal precipitando stride
E dal busto la fronte a lei recide.
Scioglie in quel punto il volo
La bell’alma alle stelle, e alata schiera
Di là discende immantinente al suolo.
Ivi l’estinte membra insieme accolte
Della donzella eletta
Con sì bel peso affretta
Ver l’arabico monte i vanni, e intanto
Empie di gioia il ciel con simil canto.

2 ANGELI:
Quel che fe’, pudiche spoglie,
Spirto eccelso in voi soggiorno
Di quai palme or splende adorno
Dell’Empireo entro alle soglie
Oh beato
Fortunato
Chi sentier sì nobil preme
E volgendo al Ciel sua speme
Pene, strazi, e martir qui prende a scherno
Breve è la pugna, ed il trionfo eterno.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Fr - Firenze - Biblioteca Riccardiana
collocazione 2474.3

Scheda a cura di Giulia Giovani e Ivano Bettin
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