Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Fa parte di
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Il tit. si ricava dall’intitolazione a c. 1r; il testo del lamento di Carlo I Stuart, re d’Inghilterra, è attribuito a Giacomo Lubrano in I-Ra ms 1990; a Francesco Zuccarone in I-Lg ms 1053 è adespoto, ma all’interno di una serie attribuita a Lubrano, in I-N biblioteca Croce, Poesie manoscritte 55 B 33; incipit 13.2: seconda strofa; in 4.1, 7.1, 9.1, 11.1, 12.1 indicato: recit.vo; in 13.1 indicato: aria; per l’attribuzione a C. Cossoni cfr. Bibliografia.
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
Il regnator inglese
Più monarca non sono
Vo mendicando tuoni
Libertà di morire
All’armi all’armi a vendicarmi
All’armi all’armi il ciel al terra il mar
Infelice che sogno?
Sparite sparite da me
Figli voi dove sete
Morrò dunque che meco
Farò dalle ruine
Il sangue generoso
Ogn’aurora al fin s’inbruna
Dove luce più si sprezza
Trascrizione del testo poetico
Il regnator inglese
Prescito dalla sorte
Mentre in scena di morte
Chinava al ferro infido il capo Augusto
A forza d’un pensiero
Magnanimo e dolente
Attonito e feroce
Così prigion disprigionò la voce:
Che magia di destino
Fra turbini di sdegno
Cangiò in sepolcro un regno?
Le trombe già sonore
Foriere di vittorie
Lingue delle mie glorie
Sepeliscon sonando
Con funesto fragore
In doppio funeral vita et honore.
Più monarca non sono
M’è catena lo scettro e bara il trono
Stelle barbare stelle
Satiatevi horamai del sangue mio
Vantate par trofeo
Che faceste morir un re da reo.
Sfere eclissatevi
Nubi squarciatevi
Su su su su
Si spezzi il cielo in lampi
T’odio o ciel se mi scampi
Misero, a che son gionto?
Vo’ mendicando tuoni
Né trovo una saetta
Non per difesa mia ma per vendetta.
Libertà di morire
Manca ancor ai regnanti
Non ho fra tanti e tanti
Eserciti di ferro
Una spada per me
Fantasma son di Carlo ombra di re.
Ma non son io che freno
L’ocean più feroce?
Volan alla mia voce
Per i campi del mar selve di vele
Arbitro di più vite
L’Ercole de Scozzesi
Il Giove de Britanni
Sempre Carlo sarò.
All’armi all’armi
A vendicarmi
Regni vassalli et isole natanti
Si tronchi la man rubella
Ch’ardisce minacciarmi.
Quel perfido cor si svelli
Che sdegna d’adorarmi
All’armi all’armi
Il ciel la terra il mar
Con allegro sonar
Mi cantino il viva viva
Infelice che sogno?
Speranze traditrici
Larve tormentate sparite da me
Fantasma son io di Carlo ombra di re.
Figli voi dove sete
Miseri perché miei eredi
Di ruine martiri di sventure
Per pietà soccorrete
Ad un re ad un padre
Non fra belliche squadre
Vincitor coronato
Ma fra ceppi di pene
Lingua ch’ardisci dir? Ma condannato
Vittima del furor spoglia del fato.
Uccidetemi voi
Viscere mie
Non infami un Plebeo
Un carnefice un mostro
L’adorato splendor del sangue nostro.
Che sarà la fierezza
Pietà, voi m’udite ohimè?
Fantasma son io di Carlo ombra di re.
Morrò dunque che meco
Non more la grandezza.
Può il ferro traditore
Troncarmi il capo sì non la corona.
Farò dalle ruine
Sorger allori al crine
Coraggio mia costanza
Lacrime, che volete?
Non sa che sia timore
Un’alma coronata un reggio core
Fra l’arene d’Egitto
Cadde Pompeo sì ma cadde invitto
Anco nel cielo suole
Temerario vapor dar tomba al sole.
Così si dolse e parve
Che commandando al colpo
Tutto pien di decoro
Dicesse in un sospir regnando io moro.
Il sangue generoso
Con più stille sbalzando
Di mille lampi acceso
In aria ancor sospeso
Minacciò fulminò
La turba parricida
Ch’uccise senza fe’
Con tributo di piaghe il proprio re.
Ogn’aurora al fin s’inbruna
Non v’è regno che non cada
E recida un fil di spada
Labirinto di fortuna
Intendetela eroi
Porta in fronte ogni sol gl’esperi suoi.
Dove luce più si sprezza
E fatal l’oro del crine
Precipitij di ruine
Fanno base ad ogni altezza
E sa tessere la sorte
A porpora real trame di morte.
Paese
Lingua
Segnatura
fondo Ubaldini
collocazione Mss.31/2.1
Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni