Scheda n. 9993

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1700 e il 1710

Titolo

Stravaganza / del Celani

Presentazione

Partitura

Legami a persone

Fa parte di

[Cantate e arie] (n. 9987/6)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1701-1710]

Descrizione fisica

C. 37r-52v

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Era la notte e lo stellato cielo. Cantata, Stravaganza

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, c)
Era la notte e lo stellato cielo
2.1: (aria, si minore, 12/8)
Capricciosa è l'arroganza
3.1: (recitativo, c)
Assorda il tutto col rumor de' tuoni
4.1: (aria, mi maggiore, 3/8)
Furibondo o vento irato
5.1: (recitativo, c)
Accresci il tuo furor nuovo furore
6.1: (aria, si minore, 6/8)
Ma che pro se sarà poco
6.2: (aria, si minore, 9/8)
Tutto quel ch'accese amore
6.3: (aria, si minore, 5/8)
Fate pur ciò che potete
7.1: (recitativo-arioso, c)
Non più crollar no no, squarcia il tuo seno
8.1: (aria, si minore, 7/8)
Orridi mostri

Trascrizione del testo poetico

Era la notte e lo stellato cielo
Avea di nubi ricoperto un velo
Che squarciar si parea perder l’uscita
All’infocati lampi, al tuon l’udia,
Quando i venti tra lor faceano a gara
A sveller piante, a far crollar le torri
E nel campo dell’aria in mar parea
che ad or ad or volea
Dentro il suo seno seppellire un mondo.
Quel che nel mare impera
Mandava l’onde a gareggiar coi monti
E la madre comun la stabil terra
Vista sì cruda inesorabil guerra.
Atterrita e dolente
Con tremito sì forte
Aggiungeva il pallore anco alla morte.
Ma dal strale d’Amor ferito un core
Nulla stima, o paventa,
E da pazzo furore agitato
Minaccia e si lamenta
Cielo fa pur che vuoi
Che contrastar vogl’io co’ i sdegni tuoi.

Capricciosa è l’arroganza
Che mi spinge a tanta altezza
E di vincere ho certezza
Sol con l’armi di costanza.

Assorda il tutto col rumor de’ tuoni
Fulmina le saette a mille a mille
Ma vedrai con dispetto
Che non teme d’un cielo Amante un petto.
Misero e che vaneggio
S’io vo di male in peggio
A che pro tanto valore
Se mi vince un fanciullo abbatte Amore.
Cada il pino e l’abete al suo furore
E i superbi edifici alti colossi
Veggasi infranti in mille pezzi al suolo.

Furibondo o vento irato
Urta il tutto, atterra
Ti respinge e ti rinserra
Un sospiri d’un disperato.

Accresci il tuo furor nuovo furore
Che vedrai con rossore
Per tuo maggior dispetto
Sprezzar l’impeti tuoi Amante in petto.
Misero e che vaneggio
S’io vo di male in peggio
A che pro tanto valore
Se mi vince un fanciullo abbatte Amore.
Rassembri l’alma un tempestato Egeo
E con l’acque del mar facciamo a gara
Ed il muto vivente
Vad’ il pesce a trovar nel cielo affisso
Sia cadavero il mondo, e tomba l’acque.

Ma che pro, se sarà poco
Ch’il mio foco
Entro l’acque arder saprà.
Tutto quel ch’accese amore
In un core
Solo amor smorzar potrà.
Fate pur ciò che potete,
Che vedrete con dispetto
Che non teme dell’acque amante un petto.

Non più crollar no no, squarcia il tuo seno
Apri le tue voraginose bocche
E divora per cibo i regni intieri
Espira al vanto d’ingoiare il tutto
Sprigiona il fuoco che nel centro asconti
Vibra nel cielo la tua fiamma il truce
E tu terra di fe fatti vittrice.
Ma vedrai con dispetto
Ch’ha di te maggior foco Amante un petto.
Misero e che vaneggio
S’io vo di male in peggio
A che pro tanto valore
Se mi vince un fanciullo abbatte Amore.

Orridi mostri
Da fieri chiostri
Del più interno
Dell’inferno
Uscite, venite
A riveder la luce
Sarà vostro duce
Il mio furor.
Sarà e vedrà
La terra, il mare, il cielo
Quanto è potente
Il mio sdegnato zelo.
S’intimi la guerra,
S’abbatta, s’atterra
Del Ciel l’arroganza
E nostra guida sia la stravaganza.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Bc - Bologna - Museo internazionale e Biblioteca della musica
collocazione DD.50.6

Scheda a cura di Giulia Giovani
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