Scheda n. 9747

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1660-1700

Titolo

Confessione di bella penitente

Presentazione

Partitura

Legami a persone

Fa parte di

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

1 Partitura (p.224-247, 249) ; 105x235 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

p. 242 Espositione («Nel dì sacrato alle più chiare stelle»), p. 226 Confessione («Sacro ministro il mio sembiante accuso»); p. 238 Assolutione («Hor di qual vegg’io sembianze humane»). Stesso incipit testuale e musicale in Il fondo musiche dell’Archivio Borromeo dell’Isola Bella, a cura di Enrico Boggio, Lucca, Libreria musicale italiana, 2004, p. 82

Titolo uniforme

Nel dì sacrato alle più chiare stelle. Cantata, Confessione di bella penitente

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, sol minore, c)
S, Nel dì sacrato alle più chiare stelle
2.1: (arioso, sol maggiore, c)
S, Sacro ministro il mio sembiante accuso
3.1: (recitativo-arioso, sol maggiore, c)
S, Hor di qual vegg’io sembianze humane

Trascrizione del testo poetico

Espositione
Nel dì sacrato alle più chiare stelle
Entrò la mia diletta
Di sue colpe compunta
Di suoi falli pentita
Versando dalle stelle de’ begl’occhi
Liquidetti diamanti
E distillate perle
A scaricar di sua coscienza i pesi
E giunta ov’in disparte
L’attendea huom sacro in sacr’officio
Gionta a’ piedi di lui
Languidetta negl’occhi
Pallidetta in sembianza
Ch’innamorava i più gelati sassi
Tra suoi singulti a lui diceva:

Confessione
Sacro ministro
Il mio sembiante accuso
Ché del sol delle stelle
Emulo altiero
Fa bene spesso equivocar le genti
Qual sia cielo il mio volto,
O il ciel istesso
Escon dalla mia bocca semplicetta
Parole ch’innocenti e disarmate
Portano guerra a i cori
E morte all’alme.
Son homicidi gl’occhi miei
Le mani de’ cori innamorati
Son vuote di martirio
Sono torci animati
Se ‘l mio seno è coperto
Dal velo virginal fa ch’altri langue
Se nudo ei si dimostra
Fa scoppiar di desio l’avido amante.
Archi son le mie ciglia
Il guardo è dardo
Ch’è d’ogni cor human strage e vendetta.
La bellezza ho micidial e rea,
Offende chi la mira
Fera chi la vagheggia
Strugge chi la desia.
Anzi solo pensata o immaginata
Rende stupide l’alme e le confonde
Son le mie chiome
I nodi e le catene dell’altrui libertà
Se le spargo disciolte
Abbaglio al sol la vista
E rende cieco di sua luce il die
Se l’involgo o l’intreccio
In fortissimi ceppi io chiudo i cori
Se l’inanello ad arte
Fabrico laberinti
Se neglette o scoperte
Io l’abbandono a’ venti
Carcan l’aure
Sendo all’arbitrio altrui
Rete e legami
Di questa mia bellezza
Quasi d’un paradiso io mi compiaccio
E pur questa beltade
È per gli amanti mei morte e inferno.
Se l’armonia del canto
Esce dalla mia bocca
Muoiono al cantar mio
Le vite degli amanti
E miro trasformarsi
L’anima loro negl’accenti miei.
Se in lavori o ricami
Trapasso il giorno
E son veduta a caso
L’ago mio quasi fulmine celeste
Porta gl’incendi in mezzo il seno altrui
Otiosa operante
Tacita ragionante
Sempre sono l’istessa
Incendiaria e feritrice
Dal volto dalle mani dal mio seno
Diluviano cagioni
Degl’altrui mali
E de gl’altrui tormenti
Che non cessano mai
Notte né die
Queste sono signor le colpe mie.

Assolutione
Hor di qual vegg’io
Sembianze humane
Coprirsi un cherubino
Come converta con le forme terrene
Serafino amoroso
E in feminil figura il paradiso,
Quale vegg’io d’amorosetti lampi
Alta ghirlanda
Circondar illustrar
L’oro de’ crini
Qual maestà ridente
Spiega sue glorie
In quella fronte altiera
Quale sfera suprema
Impicciolisca e si divise
Negl’archi delle ciglia
E l’arrecchino d’influssi e di virtù
Più che celesti
Qual da duo globi oscuri
Luce risplende
E quale miracoloso sole
Ard’e fiammeggia in due bruni pianeti
E in negre stelle
Levante di due soli
Aurora di due giorni
Ciel di due paradisi
Ricco di due begl’occhi
E questo volto qual penitente
Idea mascherata di corpo
Dalla natura travestita e finta
Qual peccatrice lusinghera e bella
n cui fors’il penar virtù diventa
Dice sue colpe e piange
Narra sui falli sparge
Dà coppa di coralli
Dà conca di rubini
Dà gemmario di perle
Un mar di latte
Quali sent’io amorosi diletti
Gratiosi peccati
Colpe gentili ed innocenti errori
Vanne bella gentile
Vanne ch’io sento mancar
Le voci ed isvenir il core
Sia l’amenda a’ peccati
Amar chi t’ama,
E con pietoso velo
In rasciugar di chi t’adora il pianto
Perché credimi bella d’ogni pompa
Ogni volto alfin si spoglia
D’ogni fior odoroso il fin è fieno
D’ogni giorno sereno aurora è culla
E ‘l vespere è faretro
Confina con l’esequie il dì natale
Vuol tutte sue ragioni usar la morte
Contro il vago de’ volti
Divorando ogni gloria
Ogni tesoro conducendo a segno
Libri i crini d’oro
Conducendo a’ sepolchri i crini d’oro.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-IE - Jesi - Biblioteca Comunale
fondo Pianetti
collocazione Plan.mss.415.98

Scheda a cura di Gabriele Moroni
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