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Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Segue il titolo: [...] Fatta rappresentare / per Il Giorno Natalizio / della / Maestà / del / Re Cristianissimo / Luigi XV / dal / Signor Duca di / Richelieu / Pari di Francia / Ambasciatore / Straordinario / alla / Corte dell’Imperatore / L’anno 1726 / La Poesia è del Sig: Abate Giovan Claudio Pasquini / la musica è del Sig: Giuseppe Porsile Maestro di Cappella / giubilato di sua M. Ces. e Cattolica. - Fonte mutila della parte centrale: manca la conclusione dell’aria del Sacerdote "Copre la stuola candida" (6.1). Manca tutta la parte centrale della composizione che riprende, redatta da mano diversa e su carta diversa, con l’aria di Giove "Con la voce sonora più grande". Nel libretto quest’aria ha l’incipit parzialmente diverso: "Colla tromba sonora più grande". Cfr. il libretto a stampa: Vienna, appresso Gio. Pietro Van Ghelen, 1726.
Titolo uniforme
Organico
Descrizione analitica
Quell'augel che il guardo audace
Cibele, E’ questo il monte il fido speco è questo
Prima che il figlio
Sacerdote, Il margine ridente
Copre la stuola candida
Giove, Con la voce più viva e più grande
Ma già nel folto dell’eterna luce
Sacerdote, Spunti la bianca Aurora
Se ancor lungi e infra le nubi
Oh dell’eterna mente
Fiori e lauri olive e Palme
Trascrizione del testo poetico
Quell’augel che il guardo audace
Può fissar nei rai del sole
Rechi ormai la bella prole
Che Cibele a noi fidò.
Ma la tetra orribil face
Che la destra armargli suole
Resti in ciel che già la mole
De’ Titani rovesciò.
<i>Cibele</i>
E’ questo il monte il fido speco è questo
Dove la dolce cura
Che nel cor mi vegliava a pro del figlio
Mi mosse il piè fuggiasco ed or ne compie
Di tempo sì remoto
Il tante volte replicato giro.
Qui sortì il suo Natale e qui delusi
Coi strepiti sonanti
De fidi Coribanti
L’ingorda fame del crudel consorte
Al fiero pasto avezzo;
Qui lo vidi felice
Sugger tepido latte
Da selvaggia nutrice;
Qui crebbe e qui la terra
Il gran segreto gli svelò per gire
Su nel paterno soglio.
Or voi che mai spargete
Arabi incensi intorno
Qui meco celebrate un sì bel giorno.
Prima che il figlio
Ne porti seco
Dentro allo speco
Quant’ha di grande
Il ciel con sé.
Spandete a gara
Sulla grand’ara
Erbette e fiori
Che base facciano
Molle ed odorifera
Al divin piè.
<i>Sacerdote</i>
Il margine ridente
Del fonte d’Amaltea
Che ha sempre colmo di fioretti il seno
Gran copia ne apprestò spargasi intanto
Come ti piace o dea
Poi dall’annosa quercia
Che a’ piè del sagro orrore sorge
E le braccia diramate stende
Fin sull’ingresso del silvestre tempio
Viva fronda di toglia il sommo nume
Di cingersi con questa ha per costume.
Copre la stuola candida
Già il dorso al forte tauro
Ed ei cinto di lauro
Si squote [sic] e mugge e strepita
Presago del morir
[I sagri incensi fumano
Son pronti e cultr e patere
Ed i ministri attendono
Col braccio alzato in aria
Il cenno per ferir.]
[...]
<i>Giove</i>
Con la voce più viva e più grande
Celebrandosi al par d’ogni Nume
Spiegherà le dorate sue piume
Bella fama tutt’ora per te.
Ma il tuo nome che intorno si spande
Chiaro al mondo e più chiaro fra noi
Ai tuoi fatti congiunto di poi
parlerà glorioso per te.
Con la voce più viva e più grande
Celebrandosi al par d’ogni Nume
Spiegherà le dorate sue piume
Bella fama tutt’ora per te.
Ma già nel folto dell’eterna luce
Ecco nascosi i numi
Che rivelar benigni il grande Arcano
Oh gran padre de’ lumi
Che qualunque egli sia presso o lontano
Un sì bel dì nell’aureo cocchio adduci
Squoti [sic] deh scuoti il morso
Ai fumanti destrieri
E di candidi auguri affretta il corso.
Spunti la bianca Aurora
E seco porti il giorno
Per cui faccia il ritorno
La fortunata Età.
Fermisi il tempo allora
E non invidi al mondo
Ciò che il voler secondo
De’ farti a noi darà.
Spunti la bianca Aurora
E seco porti il giorno
Per cui faccia il ritorno
La fortunata età.
<i>Coro</i>
Se ancor lungi e infra le nubi
Senza sol tanto risplendi
Che farai congiunto al sole
Luminoso altero dì
La reale anima bella
Nel venir di stella in stella
Raggio tal ti apporterà
Che la terra non vedrà
Altrio giorno simil spender così.
<i>Licenza</i>
Oh dell’eterna mente
Grande felice cura alto Regnante
Eroe figlio d’Eroi
Speme e conforto di tua fida Gente
in questo inclito giorno,
Che le prime bevesti aure di vita
Scendi o signor co’ tuoi pensier qui intorno
Qui dove ora t’invita
La gioia anche de’ Numi,
Che ben di quelle eccelse Alme onorate,
Che a far son destinate
Del gran ben dì lassù fede fra noi
Han di che compiacersi i numi istessi
Scendi e de tuoi divoti
L’alto piacer rimira e ascolta i voti
Né perché i veli usati
E i finti nomi qual di far son use
Scendano ora sul vero
Per te le sante muse
Fia perciò men sincero
O men costante il ragionar de’ fati.
Ciò che de’ puri versi
L’ombra leggera or copre
Chiaro sarà a vedersi
Gran Re della tua mano,
E di tu mente nelle nobil opre .
Fiori e lauri olive e Palme
Piova il ciel sui tuoi begli anni
E quei fur degli Avi alteri
Le grandi alme
Tal di figli e di nipoti
Numeroso eletto stuolo
Giù dal ciel dispieghi i vanni.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione 659.1
Scheda a cura di Aurora Ricca