Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Sulla coperta è presente una etichetta che riporta: "Gia da l’arco fatale / Cantata Prima / Alto Solo / Con Stromenti / Evidently the handwriting is the composer / Probably Alessandro Scarlatti / [firma] Joseph Warren". Questa attribuzione a Scarlatti non è sostenuta da alcuna evidenza. Le arie sono intercalate da pezzi strumentali. Il testo è una sorta di lamento del fiume Parma per la morte ddi Pietro Farnese, fratello del duca Ranuccio II, e quindi dovrebbe essere possibile individuare come termine post quem per la sua composizione il 1677 e la città di Parma come luogo di composizione.
Titolo uniforme
Organico
Descrizione analitica
Già da l’arco fatale
Dite o stille che fate nel ciel
Così dunque degl’anni sul fior
Sì sì pera sia punto di rai
A la morte così del prence mio
Testo, In silentio di duol la Parma immersa
Genio, Chi finge la morte
Se in fragili spoglie
Dunque o Parma asciuga i pianti
Chi sol pen fra martiri
Nel ciel soffre ch’indiviso
Vada fuori dal suolo il pianto e il riso
Parma, Parmi ch’a le tue note
Quando l’alma in pianto sta
Genio, Prendi o Parma il consiglio
E’ dell’huom una follia
Non ha il ciel punta da guerra
Ma chi vive in fé possente
Parma, Al tuo parlar mi rendo
Lamenti/Tormenti il cor si sbandì
Trascrizione del testo poetico
Già da l’arco fatale
Contro il prence Farnese
Vibrato avea la morte il crudo strale
E fra meste contese
Da singhiozzi d’omei(?) di tronchi accenti
Era il nome di Pier scopo ai lamenti.
A le confuse strida
Squarciò la Parma il rugiadoso manto
E contro l’omicida
La vendetta del ciel chiamò col pianto.
Poi rivolto a le sfere
Queste diede al suo duol voci severe:
Dite o stille che fate nel ciel
Se impunita la colpa sen va
S’al mio pianto v’armate di gel
Più giustitia fra voi non sarà
S’al mio pianto v’armate di gel.
Così dunque degl’anni sul fior
Empia morte il mio sol mi rapì
E non prova degli astri il rigor
Chi d’un sole la vita ferì.
Sì sì pera sia punto di rai
Quella cruda ch’il cor mi piagò
Ed impari che gl’empi già mai
Senza pena il ciel non lasciò.
A la morte così del prence mio
Paghi col suo morir la morte il fio.
<i>Testo</i>
In silentio di duol la Parma immersa
Su l’urna di cristal mesta languia
E tinta di pallor di pianto asperta
O vendetta o pietà sperando gìa
Quando Genio cortese
Ver la bella dolente i vanni stese
E fermo il piè su le vicine arene
Fé sì col canto ad alleviar le pene.
<i>Genio</i>
Chi finge la morte
Un’empia tiranna
Ingiusto condanna
D’ogn’alma la sorte
Perché nel morire
More col corpo sol ogni martire.
Se in fragili spoglie
Lo spirto cantò
E prima che vivo
La morte lo scioglie
Verso il suo polo
Dalla prigion gli dà libero il volo.
Dunque o Parma asciuga i pianti
Non è morto il prence no
Ma nel ciel d’astri brillanti
Sempre vivo il crin s’ornò.
2.a
Chi sol pen fra martiri
Abbia pur pianto in mercè
Che i lamenti ed i sospiri
Fanno ingiuria a chi godé.
Nel ciel soffre ch’indiviso
Vada fuori dal suolo il pianto e il riso.
<i>Parma</i>
Parmi ch’a le tue note
Prenda qualche ristoro il cor languente
Ma pur su le mie gote
Serpe ancora di duol caldo torrente
Perché a piaga sì dura
Balsamo d’elicona è lieve arsura.
Quando l’alma in pianto sta
Ruminando o pene o guai
Non può il cor trovar già mai
Quel ristor che in lei non ha
Poiché il gaudio ed il piacere
Da l’alma nasce e in lei trafitta pere.
Prendi o Parma il consiglio
Del tuo Genio fedele
Fa che ragione imperò
A sensi menzogneri
Pon freno al duolo e rasserena il ciglio
E puoi dirmi se fu morte crudele
Nel rapirti dal seno il prence amato
Se col torlo dal mondo il fé beato.
E’ dell’huom una follia
Il chiamar crude le stelle
E’ un sognar che tirannia
Armi ancor faci sì belle.
Non ha il ciel punta da guerra
Per piagar chi non l’offese
Nacque sì la morte in terra
E il piacer fiera la rende.
Ma chi vive in fé possente
Prova in ciel che la morte è vera amante.
<i>Parma</i>
Al tuo parlar mi rendo
E se vive il mio Prence in su le sfere
La morte assolvo e refrigerio io prendo
Anzi con voci altere
In onta dell’affanno
I passati sospir lieta condanno.
Martiri sospiri
Fuggite dal sen
Se vivo giulivo
Su gl’astri mio ben.
<i>a due</i>
Lamenti/Tormenti il cor si sbandì
Verace/Ch’in pace già Piero gioì
E cinto di rai
Vinse la morte e trionfò de guai.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione 27848
Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni