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Legami a persone
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Titolo uniforme
Bibliografia
Trascrizione del testo poetico
Tra quante piangono
Tradite a torno,
La palma io porto.
Oratori
Degl’ardori
Ch’inesausti annido in seno,
Sono appieno
Gli splendori delle stelle;
In quelle sfavilla
L’ingiuria, la morte,
Che l’empio consorte
In me sempre ordì;
Qui le sue frodi e la mia fe’ disvelo;
Scena de’ torti miei lampeggia il Cielo.
Così fremea l’addolorata Giuno
Ebrea di giusti sdegni e ravvisando
Nel margine stellante
Qui rapace di ninfe arder un toro,
Ivi coi nembi d’oro
Tempestarsi di lumi il firmamento,
Quivi irato, ma lento
Muoversi a nostro mal lo spurio astato
E in ogni lato
Dell’orbe luminoso
Splender inganni e scintillar mentite,
Ahi ch’in mille ferite
S’irritò, s’inasprì e giunte in una
Mille cagion di duolo,
In così triste note
Prese a sfogar del cor le furie ignote.
Mille sono (lo so)
Giove infedele i tradimenti tuoi,
Quel che brami tu puoi,
Ad un tuo cenno solo
Giacque la terra e incurvossi il polo.
Misera me,
Ch’adoro, chi regna,
Inchino, ch’impera,
Ei gioisce e non spera,
Segue pronto l’effetto al suo potere;
Un’immensa possanza
Con il solo volere
Sconcerta i mondi e discompon le Sfere.
O sventurata Giuno e che mi vale
Sovra occhiuta quadriga
Solcar le stelle e rimirar prostrate
Schiere di deità nel mio passaggio?
Se poi rabbia gelosa
Mi rende più penosa
D’ogni Isione e Sisifo infernale;
O sventurata Giuno e che mi vale?
La legge d’immortale
Deh si rompesse in me;
Saria premio e mercé,
Farmi caduca e frale;
Invidio la polve
A quei che si volve
In ombra laggiù.
Ch’a chi si strugge in amoroso zelo,
Divinitade è morte e Stige il Cielo.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione 204.3.B.12.178
Scheda a cura di Nadia Amendola