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Titolo uniforme
Bibliografia
Trascrizione del testo poetico
Apprestate il destriero
Apparecchiate l’arme,
L’elmo, lo scudo, la corazza, il brando,
Ch’io ne vo gir volando
Là dove il mio consorte
In bellicosi affanni
Con ferro vincitor miete i tiranni.
Chi desia cambio d’amore
Al suo fervido martoro,
Ne’ perigli e nel valore
Si conformi al suo tesoro;
Che non può far giamai dolce concetto
Entro due cor disparità di merto.
Appena espresso avea
Il suo fastoso ardire
Portia l’accesa amante,
Ch’in quell’istesso istante
Assorda l’aure e i Sette Colli scuote,
Lagrimoso rimbombo in queste note.
O nuova dolente?
Se Bruto l’invitto
Sen giace trafitto
La patria, le vite, le glorie son spente.
O nuova dolente.
All’orrore improviso
Di così mesto avviso,
Ammutì, si gelò, cadde la bella,
Finch’avvivata all’impeto del duolo,
Anima, senso e core
E s’altro ha di vital, sciolse in favella.
Or sì, ch’io voglio il ferro
A trapassarmi il core;
Pria lo chiesi a pugnare e in greche arene
A crescere i trofei del caro bene,
Or contro me lo chiedo e vò che sia
Il nimico maggior l’anima mia.
Prestami tu Lucretia un stilo al petto,
Sofonisba il velen, l’incendio Dido,
Voi del Sicano lido
Gran fabri di supplici,
Voi con industrie ultrici
Machinate a mio pro nuovi lavori;
Pendon dal vostro senno i miei ristori.
Cadavero gradito
E dove or giaci tu?
Su qual poggio romito
Data l’urna ti fu?
Per trovarte
In qual parte
Rea fortuna ti lasciò
Se me ’l vieta invida salma
Sciolta l’alma
Nudo spirto ne verrò
Sù sù
Chi ritarda a morire è poco ardito.
Cadavero gradito, &c.
Già t’ascolto, ti sento
Idolo sospirato,
Ch’in un susurro lento, a te mi chiami,
Rompansi omai gli stami
Ch’l mio pronto venir tesson dimore;
Or sì, ch’io voglio il ferro
A trapassarmi il core.
S’à morir mi spinge il Fato,
Perché morte or mi contende?
So ben’io ciò che pretende
Tua pietà destino ingrato;
Brami tu, ch’io peni eterna
Né da me mai più si scenda
Chi bear solo mi può,
Tu t’inganni o destin; lo rivedrò
Ad onta del tuo placido rigore;
Or sì, ch’io voglio il ferro
A trapassarmi il core.
Ma poi che vide esclusa
Dal divieto de’ suoi
Quella speme ch’avea d’amica spada,
Per non creduta strada
Corse alla morte e assorbì repente
In sorso micidial la fiamma ardente;
E ben ragion volea, che chi già visse
D’Amore ardendo in vivo ardor morisse.
Voi, che dite esser dipinto
Di Cupido il fero stration
Deh mirate, ov’oggi ha spinto
Quest’Amazzone del Latio.
Amante senza speme,
Per ammorzar nelle miserie estreme
Incendio così forte,
Sa cavar sin dal foco il giel di morte.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione 204.3.B.12.176
Scheda a cura di Nadia Amendola