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Titolo uniforme
Trascrizione del testo poetico
III
Della noiosa estate
Finita è la stagion,
E lunge dal leon
Cammina il giorno:
Non più del caldo sole
L’agricoltor si duole;
Ma lieto mira il suol di grappi adorno.
Le tigri pose al carro
Di Semele il figliol
E scende col suo stuol
Dalla montagna:
Seco è l’allegro Autunno,
E il vario Vertunno
Coi satiri e i silvani l’accompagna.
Sul tardo suo giumento
Lo seguita Silen,
E un Satiro li sostien
Perché non cada:
Ben cento silvanetti
Scherzano seco e danzan per la strada.
Vezzose ninfe belle
Ecco che bromio appar:
Gitelo ad incontrar,
Ché a voi ritorna:
Pien d’uve porterà
Ove la corvia sta,
Fin ch’essa è piena:
Poi tutte a franca mano
Ammostino il silvano
Dopo che gliene avran carca la schiena.
Quell’uva moscadella
Non mi toccate no;
Chè custodirla io vuò
Per la mia bella:
So che fra gli altri tutti
I dilicati frutti
Frutto non v’è che sia più caro a quella.
Mirate come vaga
Incontro a Bacco vien
Nuda il bel collo e il sen
In vesta d’oro:
D’amor la madre pare
Alle fattezze rare,
Seguita dalle grazie e dal decoro.
Quel parco mover d’occhi
E della bianca man,
Quel dolce spirito uman
Nelle parole
Mostran che l’alma bella
Non scese da una stella;
Ma dal grembo più lucido del sole.
I naccheri e i tamburi
An poi da strepitar,
Chè invitane a danar
Quel praticello:
Ivi son già rinate
L’erbette pascolate,
Perché lo bagna un limpido ruscello.
Pane la sua siringa
Dal fianco scioglierà
E il dolce le darà
Fiato sonoro,
E sulla moll’erbetta
La ninfa mia diletta
Guiderà i balli del silvestre coro.
Tu Corilo gentile
Dei fichi a coglier va,
Ché il Desco imbandirà
Corisc’ardita:
Ma che abbian tutti bada
Lagrime di ruggiada,
Il collo torto e la veste sdrucita.
Due bei Mellon di Sezza
Messio* ne porterà:
Quei che gli arcani sa
Del Dio di Delo:
Pesano ed an la rosa
Intatta e spaziosa,
Gettan gradit’odore e an grosso stelo.
O’ poi di Monte Porzio**
Vin di quattr’anni ancor:
Mel dié del suo signor
La bella prole:
A’ un non so che mordace
Che punge sì, am piace,
E sparge un odor grato di viole.
Lungi dall’aspre cure
Lieti vivrem così
E segnerem quel dì
Con bianca pietra:
Poi chiuderemo il giorno
Cantando nel ritorno,
E il buon Tirresia suonerà la cetra.
* Nome Arcadico del medesimo Fasanella della cui morte parla l’oda 9.
** Nome d’un delizioso villaggio vicino al Tuscolo, il di cui territorio produce dilicati vini: N’è padrone l’eccellentissimo Prencipe Borghese
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione 74.R.34.38
Scheda a cura di Bianca Marracino