Scheda n. 8515

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1658-1660

Titolo

Sì sì trionfi la quiete

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Marazzoli, Marco (1602/5-1662)

Fa parte di

Pubblicazione

[Roma : autografo?, 1658-1660]

Descrizione fisica

C. 36v-50v [olim 37v-51v]

Filigrana

Non rilevata

Note

Tra 4.1 e 5.1 inserita una "Corrente".

Titolo uniforme

Organico

Soprano, contralto, 2 tenori, basso, 2 viole, liuto e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (aria, fa maggiore, c)
Sì sì trionfi la quiete
2.1: (aria, 3/2)
Ermindo, Onde del mar di corte
3.1: (recitativo, c)
[Testo], Così Ermindo cantando
4.1: (aria, fa maggiore, c)
3 Pastori, Ermindo su su non si pianga più
5.1: (recitativo, c)
Testo, Pure Ermindo ostinato
6.1: (recitativo, c)
Ermindo, Invan natura tenti
7.1: (recitativo, c)
Testo, Quei tre pastori intenti
8.1: (aria, c)
3 Pastori, Se consigli lusinghieri
9.1: (recitativo, c)
Che felice ne risplenda
10.1: (aria, re minore, c)
Che benigna ne rimiri
11.1: (aria, fa maggiore, 3/4)
3 Pastori, Dhe vivi deh godi
12.1: (recitativo, c)
A tai detti raccolto
13.1: (aria, c)
O speranza incantatrice

Trascrizione del testo poetico

Sì sì trionfi la quiete
Le speranze indiscrete
Questo luogo sbandì
Ogni affanno ogni inganno
Dal seno scacciò
Chi nulla bramò
Chi senza speme il suo destin seguì
Trionfi la quiete sì sì.

<i>Ermindo</i>
Onde del mar di corte
Tanto siete crudeli
Quanto siete infedeli
A pena invitati al corso alcun Pino
Che in mezzo al camino
Sommerso il lasciate
Pazzo è ben chi si fida
A un mar pieno di scogli
Ad aura infida con certezza di morte
Onde del mar di corse
Quanto siete crudeli
Quanto siete infedeli

Se amena foresta
A i fiori v’invita
Un’aura gradita
Non muove tempesta
Non è se non saggio
Chi apprende da un abete un orno un faggio
Stabilir la tua sorte
Onde del mar di corte
Tanto siete crudeli
Quanto siete infedeli.

Così Ermindo cantando
Di un lago su la riva
Cerca di porre in bando
Il dolor che nel petto il cor gli apriva
In quella spiaggia aprica
Che d’ombroso silentio adorna il suolo
A quell’onda tranquilla
Che non l’offese mai nembi o procelle
Dispiegando il suo duolo
Al fonte al rio allo speco
Non ha chi gli risponde altro che l’Eco.
Quando ecco tra pastori
Che impararo di vivere a lor stessi
Per temprare i dolori
E a spegnerli nel sen le doglie ignote
Alternano fra lor musiche note

<i>3 Pastori</i>
Ermindo su su non si pianga più
Le corde canore
Se legan le doglie
Con dolce catena
Soave è la pena
E il duol non è qual fu
Su su non si pianga più.

<i>Corrente</i>

<i>Testo</i>
Pure Ermindo ostinato
Con cader contumace
Scaccia dal sen la pace.
Ne mormora il fonte
Gli fischia ogni fronda
Sin l’aura sospira
E il lago nell’onda
Incresca la fronte
Mentr’egli delica
Pur disciolto in lamenti
Ad isfogar il mal che il cor l’affligge
Pianse doglioso e sospirando disse.

<i>Ermindo</i>
Invan natura tenti
Che in me si ristauri
La speme già morta
Ch’io viva quieto
E’ divieto del mio fato
Che mi porta a morire
Sfortunato tenor d’iniqua stella
Sempre dura
Se ogni bene m’e dura
Et ogni ben ombra di duol lo oscura.

<i>Testo</i>
Quei tre pastori intenti
Non potero soffrire
Così lungo martire
Così gravi tormenti
E perché d’ambitione
Ben conobbero il mal volsero intanto
Che satiasse il desio
Quasi a camaleonte aria di canto.

Se consigli lusinghieri
Menzogneri
Speme ardita sempre dà
E chi le crederà
Architetta la speranza
Col pensier castelli in aria
Ma se soffia aura contraria
L’edificio non s’avanza
Anzi è abbattuto e spento
Se un’opra di tanti anni un sol momento
Ne dilegua è vanità
Chi e chi le crederà.

<i>Solo</i>
Che felice ne risplenda
A sin [sic] più del cielo un astro
Non perciò d’alcun disastro
Esser fuori ne pretendano
Se chi con luce lieta il ben preanuncia
Mai si ferma o quieta.
S’è incostante è vanità
Chi chi le crederà.

<i>Ritornello</i>

Che benigna ne rimiri
Gli altrui merti un Prence Augusto
Non per cui si creda onusto
Che di doglie e di martiri
Ah se troppo ella è breve
La memoria del ben che si riceve.
Dunque il tutto è vanità
Chi chi e che le crederà.

Dhe vivi deh godi
Della speme alle frodi
Chi senza tanto martire
All’ardito desire
Alfin chi sempre spera e non arriva
Vede se non è il bene in prospettiva
Così risolver de’
Chi de suoi bei disegni
Per sua mala ventura
Mai non giung’a campirne una in pittura.

<i>Testo</i>
A tai detti raccolto
Dal tormentoso duolo i suoi pensieri
Alzò Ermindo convinto allegro il volto
E con loro conchiusi
Che lo sperar è vano
E chi più spera più diventa insano.

<i>Tutti</i>
O speranza incantatrice
Sempre inganni sempre affanni
Benché sempre esser felice.
Ah ah che sei consiglier menzognera
Se promettendo il bene il mal ci meni
Chi più spera s’incateni.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

V-CVbav - Città del Vaticano - Biblioteca Apostolica Vaticana
fondo Chigi
collocazione Q VIII 181.3

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
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