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Per l’attribuzione del testo a Sebastiano Baldini cfr. V-CVbav, Chigi L.IV.94, cc. 1-8 che porta come intestazione: "Una barca con dentro il Riposo e coro di Seguaci. Il Lago di Castel Gandolfo e coro di Ninfe".
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
Riposo e suoi seguaci, O suolo beato
Riposo e suoi seguaci, In rive sì belle
Così dicea sovra una prora aurata
Lago, Chi de laghi i riposi
Ninfa1,Ninfa2, Lago, Con piè volante ardito e pronto
Lago, Chi sei tu che gonfio d’ardire
NInfe, Mal accordo nocchiero
Da fulmin crudele
Ninfa, Era ancora innocente questo confine
Ninfe e Lago, Qual naufrago indegno
Ninfe, Riposo, Vaghe Ninfe homai frenate
Riposo, Lago, Ah se bramate udir miseri sì?
Ninfe e Lago, Cede un'ira insuperabile
Riposo,Ninfa,seguaci,Lago, Dunque vi chieggio
Riposo, questo Pin ch'è d'or pomposo
Un seguace, Questo suol che voi godete
altro seguace, Quivi i Zeffiri e le aurette
Uno dei seguaci, Riposo, Quivi ricca la vite
NInfe, Deh non t’affligger più
Lago, Cessino l’ire e a voi di pace amanti
Riposo, Lago, Ninfe e Seguaci, Ch’esser non può tacciarsi Creta o Delo
Trascrizione del testo poetico
O suolo beato
O stanca fortuna
Il cielo placato
Pur giovi e s’aduna.
E’ cessato il timor noi siam risorti
Ecco sponde ecco i lidi ed ecco i porti
E’ cessato il timor noi siam risorti.
<i>Ritornello</i>
In rive sì belle
Non s’odono i carmi
Di trombe rubelle
Che gridano all’armi
Son cessati gl’insulti havrem la palma
Pago è il cor lieto è il sen contenta è l’alma.
<i>Segue solo</i>
Così dicea sovra una prora aurata
Che solcava di un lago i molli argenti
Co’ suoi seguaci il pelegrin Riposo:
Quando il Lago sdegnoso
In questi fieri e minacciosi accenti
Sciolse contro di lor la lingua irata:
<i>Lago</i>
Chi de laghi i riposi
Non sazio ancor di tormentar più mari
Con nuove antenne a conturbar sen viene
Dentro i miei flutti algosi
Chi temerario fia
Chi si prepari a sforzar l’aure a flagellar le arene?
El mio furor sostiene
Che un novello nochier cotanto audace
Per entro il regno mio turbi la pace?
Ninfe ninfe correte meco
A spiar qual Argo i lini scioglie
O qual sia quell’abete
Ch’osa di profanar le nostre soglie
e in pena dell’ardir rotto e disperso
Ad esempio d’altrui resti sommerso.
<i>Ninfe</i>
Con piè volante ardito e pronto
In un’istante
Noi vendicherem l’ingiurie e l’onte
<i>Lago e Ninfe</i>
Deh non si tardi più che più s’aspetta
Cor che oltraggiato sia cerca vendetta.
<i>Ritornello</i>
<i>Lago</i>
Chi sei tu che gonfio d’ardire
Entri audace nel nostro soggiorno
E scorrendo le piagge d’intorno
Vai cercando le vie del morire
E pensi i corsi tuoi fermar qua giù?
Chi sei tu? chi sei tu?
<i>Ninfa1</i>
Mal accordo nocchiero
Ove l’antenne?
Ove le vele dispieghi
In quali arene alfin l’ancore affondi?
<i>Ninfa2</i>
Folle chi teco di venir sostenne
Salvar non ti potran promesse o prieghi
Se ben di gemme e di tesori abondi.
<i>Ninfe à 2</i>
Da fulmin crudele
Le antenne si frangono
Da gl’Austri rimangano
Squarciate le vele
No no compatir non si può
Dov’è che sento sorger dal fondo
A dissiparti io vento.
<i>Ninfa 1</i>
Era ancora innocente questo confine
Mai veduto havea
Scuotervi i remi e dispiegarsi i lini.
Né l’anchora pungente
In sì tranquillo golfo il sen fendea
Per aprire ad ogn’hor nuovi camini.
Malcauti pellegrini
E voi cotanto osar!
Come vi piacque
Prender quest’aure et agitar quest’acque?
<i>Ninfe e Lago</i>
Qual naufrago indegno
Si aggiri per l’ond’ e corra alle sponde
Infranto ogni legno
Sì sì pria che tramonti il dì
Pin sì malvagio
Trovi in grembo alle calme il suo naufragio.
<i>Ritornello</i>
<i>Riposo</i>
Vaghe Ninfe homai frenate
<i>Ninfe</i>
Che ninfe, che frenar!
<i>Riposo</i>
Ninfe frenate contro noi l’ingiurie e l’ire
<i>Ninfe</i>
Contro voi frenar l’ire?
Al vostro orgoglio
Questa tranquilità serva di scoglio
Non si speri soccorso
Non si speri no no.
<i>Riposo</i>
Ah se bramate udir miseri sì?
Ma strani eventi
Una almen si contenti
Ch’io narri la cagion del nostro corso
E se non v’è ragion nieghi soccorso.
<i>Lago</i>
Curioso desio mi spinge ad ascoltarlo
Ho dì, qual fato
Qual astro sventurato
T’ha condotto a usurpar l’alberto mio?
<i>Riposo</i>
Vago di ritrovar per l’universo
Un ricetto fedel mossi le piante:
Ma nel mondo vagante
Privo del patrio nido
Mi vidi sempre mai solo e disperso
Poi co i seguaci miei sperai sul lido
Divenuto nocchier di riposarmi
Ma gridò chi mi vide all’armi all’armi
Dell’affricana sabbia, dell’Asia io scorsi
I bellici confini
Per l’India e per l’Europa parendo i lini
Provai torride zone, horridi verni
Ma non seppi incontrar che sdegno e rabbia,
Mart’e Bellona miei nemici eterni
Unir Popoli intieri a discacciarmi
E gridò chi mi vide all’armi all’armi
Onde muovere un piè quasi non oso
Ecco l’esul del mondo, ecco il Riposo.
<i>Ninfe e Lago</i>
Cede un’ira insuperabile
alle voci di pietà
E può solo un miserabile
Disarmar la crudeltà.
<i>Riposo</i>
Dunque vi chieggio
<i>Ninfa</i>
Taci e narra prima
Chi ti guidò sotto sì nobil clima
<i>Riposo</i>
Una stella che splende
Sovra la cima del vicino monte
Di reggi lampi inghirlandata il crine
Dopo varii incendi
Di timori, d’affanni e di rovine
Ne scorse a sì pacifico orizonte.
E perché di cercar pace a noi piacque
Argonauti di pace erriam per l’acque.
<i>Un Seguace del riposo</i>
Se a questa Cinosura
Rivolgesse le prore
Nel pelago del mondo ogni naviglio
Con antenna sicura
Solcherebbe il nocchier l’ondoso horrore
Sprezzator del marittimo periglio.
<i>I due [seguaci]</i>
Con più sano consiglio
Noi ribellati ad Elice
Per guida prendiam, sin che vivrem,
Stella sì fida.
<i>Ninfa</i>
Un non so che d’impietosito affetto
Tenta occuparmi il core.
<i>Lago</i>
E’ strano quell’effetto
Che addormenta nel seno ogni furore
Hor tu dimmi
E perché qui ti consumi
Se puoi ricco varcar e mari e fiumi?
<i>Riposo con istrumenti</i>
Questo Pin ch’è d’or pomposo
Sdegna i fiumi e fugge i mar
Flutti rapidi et amari
Dar non possono un riposo.
<i>Ritornello</i>
<i>Uno de Seguaci</i>
Questo suol che voi godete
Va cercando nostra nave
Sotto ciel così soave
Spero anch’io trovar quiete.
<i>L’altro seguace</i>
Quivi i Zeffiri e le aurette
mormorando increspan l’onda
E coronano la sponda
Pampinose collinette.
<i>Uno dei Seguaci</i>
Quivi ricca la vite
In cui le pompe tue Bacco dispiega
DI perle e di rubini i campi adorna
Tra ricchezze fiorite
Che alle fertili piante il suol non niega
Con Pomona vertunnio ecco soggiorna
E quivi al susurar di placid’hora
Splendon gl’Astri arde il sole esce l’Aurora.
<i>Riposo</i>
Signor qui se a te piace
Desio ne spinge a trar l’hore felici
E con serena pace
All’ombre ricovrar di tue pendici
Ch’esser non può tacciarsi Creta o Delo
Ove un Nume riposa altro che un cielo.
<Ninfe à 2</i>
Deh non t’affligger più
Son placate le furie
Non paventare ingiurie
Che il riposo tal hor anco è virtù.
Son placate le furie.
E mentre sei di questo ciel sì vago
Porto de’ corsi tuoi diventi il Lago.
<i>Lago</i>
Cessino l’ire e a voi di pace amanti
Che godete nodrir sì bei pensieri
Vostri ricetti sien nostri sentieri
Queste del regno mio calme costanti
Ch’esser non può tacciarsi
Creta o Delo ove un Nume riposa altro che un cielo.
Se sovra i colli miei sempre frondosi
Se per l’herbose vie di valli apriche
Trova il Grand’Alessandro
Alle fatiche dell’incavo del mondo i tuoi riposi
Ben a ragion voi ne veniste a volo
A riverirne ad adorarne il suolo.
<i>[Tutti]</i>
Ch’esser non può tacciarsi Creta o Delo
Ove un Nume riposa altro che un Cielo.
Paese
Lingua
Segnatura
fondo Chigi
collocazione Q VIII 181.2
Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni