Scheda n. 8047

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1600 e il 1700

Titolo

Suonerà l’ultima tromba

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Carissimi, Giacomo (1605-1674)
autore del testo per musica: Baldini, Sebastiano (1615-1685)

Fa parte di

Redazione

[Roma : compia, XVII sec.]

Descrizione fisica

C. 56r-67v ; 81x225 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

Titolo dall’incipit testuale. Capolettera ornato per mano di Silvestro Nola, copista della bottega di Lanciani. Il testo poetico attribuito a Domenico Benigni da Gloria Rose è, in realtà, di Sebastiano Baldini (cfr. Bibliografia).

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (aria-refrain, c)
Suonerà l'ultima tromba
2.1: (recitativo, c)
O, da qual cieca nube egri viventi
3.1: (aria, c)
Son domestici spaventi
4.1: (aria-refrain, c)
Suonerà l'ultima tromba
5.1: (recitativo-arioso, c)
Che noi siam cenere e polve
6.1: (aria-refrain, c)
Si sa ch'è verità scesa da' Cieli
7.1: (aria, 3)
Che quant'è di vago
8.1: (aria-refrain, c)
Si sa ch'è verità scesa da' Cieli
9.1: (recitativo-arioso, c)
Parlate voi, parlate
10.1: (aria, 3)
In fresca età
11.1: (recitativo-arioso, c)
Io dall'ossa sepolte e incenerite

Trascrizione del testo poetico

Suonerà l’ultima tromba,
Né vi pensano i mortali.
Ha la morte al tergo l’ali
E da per tutto il nome suo rimbomba.

O, da qual cieca nube egri viventi
S’offusca il vostro core!
Sa ciascun che si more,
Né si trova fra noi chi ne paventi.

Son domestici spaventi
I terrori della morte:
Crede ogn’huom d’haver in sorte
Viver più degl’elementi;
Pur non passano momenti
Ch’i sepolcri aperti sono,
E mentr’io così ragiono,
Quanti van morti alla tomba?

Suonerà l’ultima tromba.
Né vi pensano i mortali;
Ha la morte al tergo l’ali,
E da per tutto il nome suo rimbomba.

Che noi siam cenere e polve,
Che breve è questa vita,
Che il girar di poch’hore il Ciel dissolve
La vanità sì follemente ambita:

Si sa ch’è verità scesa da’ Cieli,
E pur sogni parran ch’io vi riveli.

Che quant’è di vago
A credula gente
È semplice imago
D’un ben apparente.
Che quanto risplende
Negl’ostri d’un volto
Da brevi vicende
Nell’ombre è sepolto.
Ch’a regia fortuna
D’invitto monarca
Crudel, importuna,
Non cede la Parca.

Si sa ch’è verità, scesa dai Cieli,
E pur sogni parran ch’io vi riveli.

Parlate voi, parlate,
Cadaveri sepolti,
E contro noi rivolti
Spettacoli d’horror l’ossa mostrate.
Parlate voi, parlate
E dite fra’ piaceri
Quanti già son che qui trasser la vita
Di gioventù fiorita,
Sperando al volto lor secoli interi.
Morte al fin tra quest’ombre, ecco l’involve,
E non resta di loro altro che polve.

In fresca età
Quei che si fidano
Mal si confidano;
Gioir si credono,
Ma poi s’avvedono
Ch’è vanità.

D’un solo dì
Que[i] che ci pensano
Non si dispensano;
L’hore che sonano
Sempre v’intonano
Viver così.

Hieri già fu:
Come vi lassano
Gl’anni che passano;
Le tombe insegnano
Che mal s’impegnano
L’hore qua giù.

Io dall’ossa sepolte e incenerite
Cerco ritrar consiglio
Per l’alme non pentite, e pure invano
Chiede aiuto lontano
Se frequenti quaggiù sono i perigli.
Amico, a cui poch’anzi
Su le guance fiorite ligustri e rose,
Tra gl’infelici avanzi
D’una morte crudel le membra ascose.
Ahi, che avveduto esempio
Non val a mover l’empio,
Che ne’ falli sepolto in varie forme,
Ben che il Cielo lo desti
Con avvisi funesti
Dal letargo dei vitii oppresso dorme.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rc - Roma - Biblioteca Casanatense
fondo Baini
collocazione 2486.8

Scheda a cura di Ivano Bettin
Ultima modifica: