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Bibliografia
Trascrizione del testo poetico
Questa nova Argonauta in prora imbelle
Osa tentar, non ciò ch’al Fasi invole,
Ma quasi armando infinità di stelle,
Sforzar il Cielo e trionfar il Sole.
E per rapir si pretioso vello,
Che non logra in eterno i raggi e g’ori,
L’è duopo pria col suo fedel drappello
Esporsi ai draghi e offerirsi ai tori.
Questa è la merce, ond’ella ha carco il legno;
Trae peregrine intatte ai rei Busiri
E con cor di Tomiri assai più degno,
Urne di sangue ai sitibondi Ciri.
Così dell’ocean le vie profonde
Divora il bel sereno il pin ridente,
Cui tempra il mar qual regnator dell’onde
Che sostien de la croce il gran tridente.
Sereno sì, che ne pur viste furo
Spume apparir sotto sì casto abete,
Che quelle madri ree di Nume impuro
A tanta purità fuggiro in Lete.
Ne può temer d’ondoso orror la nave
Mentr’ha l’Orsa benigna ogn’or vicina,
Che dal polo invocarla uopo non ave,
Se la ricovra in sen duce e reina.
Ma la Vergine schiera espone appena
Il lieto piè su l’arenosa sponda,
Che barbarico stuol più che l’arena
Si belle prede a depredare inonda.
Ahi, che già svena e tronca; egra la spada
Si curva ai colpi e ’l feritor vacilla;
Ah barbaro crudele, eh non t’aggrada
Sparmiar di tanti Soli una favilla?
Ma satia pur la vastità de’ lidi
De’ seminati teschi e busti sparti,
Che quanti colli teneri recidi,
Pulluleran tant’Idre a divorarti.
Ma per premiar di palma ampie guerriere,
Ch’al Campidoglio eterno ergon le piume,
Veggio votarsi il Ciel d’alate schiere,
A sfrondar cade e impoverire Idume.
E se la prisca età con fole incaute
Il legno d’Argo in Ciel tra gl’Astri eresse,
Or non la nave nò, ma l’Argonaute
Splendon lassù tutte di glorie impresse.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione 204.3.B.12.51
Scheda a cura di Nadia Amendola