Scheda n. 7546

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1680-1690

Titolo

[Q]uanto sete per me pigri, o momenti / [Antonio Cesti]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Cesti, Antonio [Pietro] (1623-1669)
autore del testo per musica: Apolloni, Giovanni Filippo (ca. 1635-1688)

Fa parte di

Redazione

[S.l. : copia, 1680-1690]

Descrizione fisica

P. 123-136 [olim c. 65-70v]

Filigrana

Quadrupede inscritto in un cerchio (Rilevata alle c. 65-66 e 70 )

Note

Copista A. Per l’attribuzione ad A. Cesti e a G. F. Apolloni cfr. Bibliografia. L’appellativo è ricavato da altra fonte. Il refrain 5.1 presenta una variazione di misura nelle ultime due battute, con una fioritura nella melodia. Nel manoscritto la sezione 8.2 è indicata come .

Titolo uniforme

Quanto siete per me pigri o momenti. Cantata, Ora aspettata da un amante

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Brumana 2005: P.179
Brumana 2007: P. 76

Bibliografia

Brumana 2007: P. 59-60, 62, 66, 73, 76, 79, 92-93
Brumana 2005: P. 163, 166, 170, 176, 179, 181, 192-193
Burrows 1961: P. 24, 43-44, 48, 50, 62-63, 142
Borciani 2021: pp. XV, XX-XXI, XL-XLI, 69-79

Descrizione analitica

1.1: (refrain, 3/2)
[Q]uanto sete per me pigri, o momenti
2.1: (recitativo, 3/2)
Un secolo di pene
3.1: (refrain, 3/2)
Quanto sete per me pigri, o momenti
4.1: (recitativo, c)
Tempo tu che ti vanti
5.1: (refrain, 3/2-c)
Quanto sete per me pigri, o momenti
6.1: (recitativo, c)
Vetri che numerate
7.1: (refrain, 3/2)
Quanto sete per me pigri, o momenti
8.1: (aria strofica, do minore, 3/2-c-3/2)
Rapido e labile
8.2: (aria strofica, do minore, 3/2-c-3/2)
Se lucidissima
9.1: (recitativo, c)
Misero ma che parlo?
10.1: (aria cavata, do minore, 3/2)
E chi scongiura il tempo, il tempo perde

Trascrizione del testo poetico

[Q]uanto sete per me pigri, o momenti.
Un secolo di pene
Ogn’hora mi rassembra,
Ch’io sto lungi al mio bene, e voi tardate
Perch’io compri aspettando
A conto di minuti i miei contenti.
Quanto sete per me pigri, o momenti.
Tempo tu che ti vanti
Fuggir senza ritorno
E de’ propri tuoi parti esser tiranno,
Perché non togli un anno
Di pene a me con far più breve un giorno?
Perché non copri i rai
Co ‘l tuo bel manto al dì notte che fai?
Vuol forse il re dell’hore
Per dar piena vittoria al mio dolore
Fermar il plaustro e rinovar portenti.
Quanto sete per me pigri, o momenti.
Vetri che numerate
Con atomi cadenti i giri al sole.
Ruote che misurate
Con sonoro compasso il corso all’hore.
Globi che distinguete
Hor con acque hor con ombre
L’etadi al giorno e le vicende al cielo,
Qual otioso velo
Vi tien così sospesi
Che non vediate resi
Immortali ed eterni
Dalla nostra tardanza i miei tormenti.
Quanto sete per me pigri, o momenti.

Rapido e labile
Il sol dileguasi
Irreparabile
Fugge l’età.
Solo a mio danno
Le sfere posano
L’hore si fermano
Non v’è pietà.
O sciagura, o portento, o strane forme.
Per destarmi a gli affanni il tempo dorme,
Per destarlo a gli affanni il tempo dorme.

Se lucidissima
L’alba avvicinasi,
Notte oscurissima
Per me si fa.
Solo a mio danno
La bella Venere
Mutasi in Espero
Che crudeltà.
O stupori, o vicende, o sorte dura.
La natura per me cangia natura.

Misero ma che parlo?
La notte ancor non veggio,
E tra l’ombre del dì, lasso vaneggio;
Deh quietati mio core
Non t’adirar con l’hore,
Il piacer de gli amanti
A un punto si disperde.
E chi scongiura il tempo, il tempo perde.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-PEu - Perugia - Università degli Studi di Perugia, Biblioteca "Fondo Antico Sala del Dottorato"
collocazione Cass. 23.12

Scheda a cura di Alice Sbrilli
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