Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Fa parte di
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Copista A. Per l’attribuzione ad A. Cesti e a G. F. Apolloni cfr. Bibliografia. L’appellativo è ricavato da altra fonte. Il refrain 5.1 presenta una variazione di misura nelle ultime due battute, con una fioritura nella melodia. Nel manoscritto la sezione 8.2 è indicata come 2°.
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
[Q]uanto sete per me pigri, o momenti
Un secolo di pene
Quanto sete per me pigri, o momenti
Tempo tu che ti vanti
Quanto sete per me pigri, o momenti
Vetri che numerate
Quanto sete per me pigri, o momenti
Rapido e labile
Se lucidissima
Misero ma che parlo?
E chi scongiura il tempo, il tempo perde
Trascrizione del testo poetico
[Q]uanto sete per me pigri, o momenti.
Un secolo di pene
Ogn’hora mi rassembra,
Ch’io sto lungi al mio bene, e voi tardate
Perch’io compri aspettando
A conto di minuti i miei contenti.
Quanto sete per me pigri, o momenti.
Tempo tu che ti vanti
Fuggir senza ritorno
E de’ propri tuoi parti esser tiranno,
Perché non togli un anno
Di pene a me con far più breve un giorno?
Perché non copri i rai
Co ‘l tuo bel manto al dì notte che fai?
Vuol forse il re dell’hore
Per dar piena vittoria al mio dolore
Fermar il plaustro e rinovar portenti.
Quanto sete per me pigri, o momenti.
Vetri che numerate
Con atomi cadenti i giri al sole.
Ruote che misurate
Con sonoro compasso il corso all’hore.
Globi che distinguete
Hor con acque hor con ombre
L’etadi al giorno e le vicende al cielo,
Qual otioso velo
Vi tien così sospesi
Che non vediate resi
Immortali ed eterni
Dalla nostra tardanza i miei tormenti.
Quanto sete per me pigri, o momenti.
Rapido e labile
Il sol dileguasi
Irreparabile
Fugge l’età.
Solo a mio danno
Le sfere posano
L’hore si fermano
Non v’è pietà.
O sciagura, o portento, o strane forme.
Per destarmi a gli affanni il tempo dorme,
Per destarlo a gli affanni il tempo dorme.
Se lucidissima
L’alba avvicinasi,
Notte oscurissima
Per me si fa.
Solo a mio danno
La bella Venere
Mutasi in Espero
Che crudeltà.
O stupori, o vicende, o sorte dura.
La natura per me cangia natura.
Misero ma che parlo?
La notte ancor non veggio,
E tra l’ombre del dì, lasso vaneggio;
Deh quietati mio core
Non t’adirar con l’hore,
Il piacer de gli amanti
A un punto si disperde.
E chi scongiura il tempo, il tempo perde.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione Cass. 23.12
Scheda a cura di Alice Sbrilli