Scheda n. 7543

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1680-1690

Titolo

[F]erma Lachesi, ohimè / [Antonio Cesti]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Cesti, Antonio [Pietro] (1623-1669)
autore del testo per musica: Apolloni, Giovanni Filippo (ca. 1635-1688)

Fa parte di

Redazione

[S.l. : copia, 1680-1690]

Descrizione fisica

P. 93-102 [olim c. 50-54v]

Filigrana

Note

Copista A. Per l’attribuzione ad A. Cesti e a G. F. Apolloni cfr. Bibliografia. L’appellativo è ricavato da altra fonte. Il movimento 4.1 è la seconda strofa di 2.1.

Titolo uniforme

Ferma Lachesi, ohimè. Cantata, Recitativo per musica

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Brumana 2005: P. 178
Brumana 2007: P. 76

Bibliografia

Brumana 2007: P. 59-60, 62, 66, 73, 76, 79, 90
Brumana 2005: P. 163, 166, 170, 176, 178, 181, 190
Burrows 1961: P. 123
Borciani 2021: pp. XV, XIX-XX, XXXIV-XXXV, 36-45

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
[F]erma Lachesi, ohimè
2.1: (aria, la minore, 3/2)
È la vita un gioco labile
3.1: (refrain, do maggiore, c)
Vanti pur degli anni il fiore
4.1: (aria, la minore, 3/2)
Scherzi Amor, trionfi Venere
5.1: (refrain, do maggiore, c)
Vanti pur degli anni il fiore
6.1: (recitativo, c)
Mentr'io così favello

Trascrizione del testo poetico

[F]erma Lachesi, ohimè,
Sospendi per brev’hora
La forbice fatale,
Ferma il colpo mortale,
E pur che la beltà che m’innamora
Non giunga a i stigij lidi
Dal fuso eterno ogn’altro fil recidi.
Ferma, deh ferma, oh Dio,
E se l’avide brame
D’humane spoglie hai di satiar desio
Taglia, Parca crudel, tronca lo stame.
Son forse, ah crude sfere,
Gli angeli della terra
Sottoposti a cadere?
A chi non sa fallire
Tocca dunque o morire
O del vivido fato
Improvise rapine,
O del tempo spietato
Mostruose ruine,
O degli astri tiranni,
Precipitati influssi.
A quai funesti affanni,
Misero mi condussi?
Ma da pallido gelo
Scolorita et oppressa
Colei che il cor m’accende
Della vita nel fior la morte attende.
Va’ pur alma innocente
Ben tosto anch’io ti seguo, e ben m’avveggio
Che per placar la sorte
Non giova a un cor dolente
Pregar le Parche e supplicar la morte.

È la vita un gioco labile
Cui nascendo ogni huomo apprende
Dalla sorte un punto stabile
Ma si vede e non s’intende.

Sol con flebili vicende
All’hor che del suo gioco altri o contento
Tira la morte ardita
Il resto della vita in un momento.

Vanti pur degli anni il fiore,
Mal cauta gioventù sempre si muore.

Scherzi Amor, trionfi Venere.
Al gioir il duol succede.
Ciò che fu finisce in cenere
Ma si prova e non si crede.

Se al gioir s’invesca il piede,
Son le gioie dal mal sempre interrotte.
Il mondo va così,
Rosa che s’apre al dì langue alla notte.

Vanti pur degli anni il fiore,
Mal cauta gioventù sempre si muore.

Mentr’io così favello
Da quei labri adorati
Spira l’anima mia gli ultimi fiati
S’ecclissano i bei lumi
S’impallidisce il volto,
Fuggon gli spirti e l’alma gela il cor,
S’apre il cielo in questa forma
Passa la bella donna, e par che dorma.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-PEu - Perugia - Università degli Studi di Perugia, Biblioteca "Fondo Antico Sala del Dottorato"
collocazione Cass. 23.9

Scheda a cura di Alice Sbrilli
Ultima modifica: