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Legami a persone
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Redazione
Descrizione fisica
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Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
[H]avea la notte oscura
Quando d'amore acceso
Leandro, «Cinthia, de l’atra notte
Leandro, Oh del ciel notturna luce
Leandro, Rest'absorto in un mar di gioie estreme
Leandro, Mira o dea come d'amore
Disse, e spiccò d'un salto
Leandro, «Soccorretemi
Leandro, Io manco, io gelo, io spiro
Trascrizione del testo poetico
[H]avea la notte oscura
Ricamato di stelle il firmamento,
Il mar giacea senz’onda,
Che fatto il letto suo specchio del cielo
A pena si scorgea
All’ondeggiar di questo a rai di quello,
Se l’acque erano in cielo, o in mar le stelle.
Quando d’amore acceso
Su l’arenoso lido
Il giovane d’Abido,
Visto ne l’altra sponda
Su la Rocca di Sesto arder la face,
Pria che salti ne [l’]onda
Rivolto al cielo a la triforme dea
Con preghiere d’amor, così dicea.
«Cinthia, de l’atra notte
Ornamento e splendore,
O delle selve regina,
E d’alti colli habitatrice,
Del ciel lampa felice.
De le più crude belve
Vittoriosa arciera,
Hecate e giusta, e vera
La tua fronte d’argento
Non ricopra giamai nube importuna,
Di rapirti alle stelle,
Perda per sempre il vanto
Nel magico valor thessalo incanto.
Se mai scintilla alcuna
Provasti in mai de l’amorosa face,
E s’havesti desio
Di goder ciò che piace,
Sarai nume propitio a l’amor mio.
Tu diva da queste del cupo mar
Voragini profonde
Mi salverai se del mio pianto l’onde
Fanno il cor naufragar se in gran tempesta
D’alti pensieri ondeggia
Sostiemmi tu Nume cortese a nuoto
Che a te le spoglie e ‘l core
S’al mio lido ritorno, appendo in voto.
O del ciel notturna luce
Del mio mal habbi pietà,
Per lo mar fida Polluce
Il tuo raggio a me sarà.
Rest’absorto in un mar di gioie estreme
Guida tu d’amore al porto
La mia vita e la mia speme.
Mira o dea come d’amore
L’empio ardore
In un core amante ha forza
Che ne meno dentro il seno
D’un immenso mar s’ammorza».
Disse, e spiccò d’un salto
Nel mar dal lito, e per le vie del mare
Facea ne l’onde chiare
Solchi d’argento in su ‘l ceruleo smalto.
Quanto che di repente
Uscì dall’horrido antro austro crudele,
Che aprendo a Teti il seno,
Agitò in un baleno
Per l’onde erranti l’amator fedele.
Già languia, già cedea
A gli orgogli del mar l’humil amante,
Di già il cor vacillante
Manca all’ardire, e in mezo de’ sospiri
Ha di vita i respiri.
A lui manca il vigore, e più non puote,
Ma negli estremi affanni
Spiccò queste dal core ultime note.
«Soccorretemi
Fato, dei, cieli, stelle
Da quest’horride procelle,
Deh per pietà toglietemi
Da quest’horride procelle.
Io manco, io gelo, io spiro,
Chi m’aita, o sostiene?
Dolce Hero mia, mio bene,
Ecco più non ti miro.
Cedo a la morte, e cado in fondo al mare,
E vado da l’Helesponto
D’Acheronte al lito.
Cinthia, Amore, Speranza, io son tradito».
Tacque e l’accento estremo
Con la vita finì, né d’altra sorte
Chi nel pelago immenso
Di sregolato amor sommerge il senso,
In tempesta crudel prova la morte.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione Cass. 23.6
Scheda a cura di Alice Sbrilli