Scheda n. 7136

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1641-1660

Titolo

Mesto in sen d’un antro ombroso

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Carissimi, Giacomo (1605-1674)

Fa parte di

Redazione

[S.l. : copia, 1641-1660]

Descrizione fisica

19 c. (57r-75r) ; 100x270 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

L’attribuzione a Carissimi è aggiunta a matita. Il v. 17 del testo "Son per me mortali ardori" è ripetuto con la variante "Son per me mortali orrori". Nel v. 18 "Mentre a te vivo lontano" e ripetizione è aggiunta successivamente una "d" per trasformare in "Mentre da te vivo lontano".

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (arioso, mi minore, 3/2)
Mesto in sen d'un antro erboso
2.1: (aria, mi minore, c)
O mia morta speranza
3.1: (aria, mi minore, c)
Bel sol lucido e sovrano
4.1: (aria, mi minore, c)
Dolce piange in su l'albore
5.1: (aria, mi minore, c)
Lagrimoso e dolente
6.1: (aria, mi minore, c)
Volate sospiri
6.2: (aria, 6/4)
Deh torna e rimiri
7.1: (arioso, re maggiore, c)
Quando dell'aureo sol l'accesa chioma
8.1: (aria, mi minore, 3/2)
Nel mio cor s'è fatto stabile
8.2: (aria, mi minore, c)
Ch'a core innamorato

Trascrizione del testo poetico

Mesto in sen d’un antro ombroso
Dato in preda appena ria
La sua bella Galatea
Sospiroso lagrimoso
Tirsi un dì così piangea.

O mia morta speranza
O mio perduto bene
Qual perverso destino a me ti tolse
Teco da me partendo
Portasti o Galatea l’anima mia
Doglia funest’e ria meco soggiorna
Deh torna o Galatea torna deh torna.

Bel sol lucido e sovrano
I lucenti aurei splendori
Son per me mortali ardori/orrori
Mentre da te vivo lontano.

Dolce piange in su l’albore
Rusignol sua pena ria
Ma sì dolce melodia
Non lusinga il mio dolore.

Lagrimoso e dolente
Per queste selve errando
Invan invan ti chiamo
Del vicino ruscello
Al mio lungo chiamar gemon le sponde
Ma solo alle mie voci
Galatea replicando Eco rispose.

Queste faci piangenti
Di rimirare ahi lasso
Questo prato vicin più non son vaghe
Non è bel che m’appaghe
Mentre privo rimango
Di tua beltade adorna
Deh torna o Galatea torna deh torna.

Volate sospiri
Narrate al mio bene
L’acerbe mie pene
Miei duri martiri.
Deh torna e rimiri
Quest’alma che muore
Racquieti d’un core
Gl’accesi desiri
Volate sospiri.

Quando dell’aureo sol l’accesa chioma
Per li campi del cielo
Spargea più caldi e più focosi i raggi
Nel seno di quest’antro
Godevamo danzando
Di placid’ombra dolcemente al vezzo
E dell’aure soavi
Al sussurro sonoro
Passando del dì l’ore più gravi
Così dolce memoria
Hor mi sembra tormento
E quest’antro ch’un tempo
Fu dell’alte mie gioie un paradiso
Per mio dolore eterno
Or m’è fatto di duol penoso inferno.
Dall’usato mio duolo
Altra speme di ben non mi disorna.
Deh torna o Galatea torna deh torna.

Nel mio cor s’è fatto stabile
Il martir per mio tormento
Toglier puote il duol ch’io sento
Del tuo volto un guardo amabile.
Senza te sempre sarò
Viv’al duol mort’alla gioia
Mi tormenta e mi dà noia
Questa vita che gradita
Da te lungi esser non può
Più viver non vuò la morte
Diletto del petto
Con l’anima fuore
Se n’esca il dolore
In sorte sì grave
Morir m’è soave.
Ch’a core innamorato
Lontan dal ben ch’adora
Sembra dolc’il provar l’estremo fato.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

B-Bc - Bruxelles - Conservatoire Royal, Bibliothèque
collocazione 566.7

Scheda a cura di Nadia Amendola
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