Scheda n. 6835

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1674

Titolo

Che gli occhi troppo curiosi sono la rovina del core

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Monesio, Pietro Giovanni (?-1684)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

Parte seconda, p. 143-145

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Non ci volete credere. Forma non specificata, Che gli occhi troppo curiosi sono la rovina del core

Trascrizione del testo poetico

Non ci volete credere
Pupille mie col raggirarvi tanto;
Pria di struggervi in pianto
Pensate bene a quel che può succedere.
Non ci volete credere.

Coll’armonica sua cetra
Toglie Orfeo di braccio a morte
L’adorata sua Consorte,
E pietà dall’ombre impetra;

Ma poi proterno al barbaro comando
De lo Stigio regnante orrido e tetro,
Volgendo il guardo indietro,
Invece di mirar la sposa amata,
Altro non rimirò che l’ombra usata;
E sol del caro oggetto
Un guardo lo privò,
E per troppo mirar nulla mirò.

Dunque a star sempre chiuse o luci ardite
Da le rovine altrui caute apprendete,
E a vezzosa beltà mai non vi aprite
Se dannar non volete,
Qual misera Euridice,
All’inferno d’amor l’alma infelice.

De le ciglia in su le foglie
Sospendete i guardi erranti;
Ch’agli amanti
Un sol guardo spesso toglie
Quel che suole amor concedete.
Non ci volete credere ecc.

Mie pupille curiose
Se del cor siete gelose,
E le rovine sue voi non bramate,
Sapete, che fate?
Perché non arda d’amoroso foco
Guardate poco;
Che se ben vaga beltà
Vi risponde co’ suoi sguardi,
Son bugiardi;
E col manto di pietà,
Benché paiano vestiti,
Son mentiti
E a le preghiere altrui non sanno cedere.

Non ci volete credere
Pupille mie col raggirarvi tanto;
Pria di struggervi in pianto
Pensate bene a quel che può succedere.
Non ci volete credere.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
collocazione ARCA VII 24.199

Scheda a cura di Nadia Amendola
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