Scheda n. 6539

Tipo record

Scheda singola

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1740-1770

Titolo

I lamenti di Orfeo / Cantata / a due voci, soprano, e contralto / Del Sig.r Giuseppe Scarlatti / Interlocutori / Calliope, ed Orfeo

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Giuseppe (1718 o 1723-1777)
autore del testo per musica: Pasquini, Giovanni Claudio (1695-1763)

Pubblicazione

[S.l : copia, 1740-1770]

Descrizione fisica

1 partitura (112 p.) ; 210x300 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

Tit. dalla prima pagina; su frontespizio riportate informazioni relative al compositore Scarlatti (Giuseppo) grandson of Alessandro Scarlatti was born at Naples (1718) and past the greater part of his life at Vienna; where he was much esteemed, both at a dramatic composer and performer on the harpisicord. He died at Vienna in 1776.

Titolo uniforme

Ma non tel dissi Orfeo. Cantata, I lamenti di Orfeo

Organico

Soprano, contralto, 2 oboi, 2 corni, 2 violini, viola e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (ouverture, c)
2.1: (recitativo, c)
Calliope/Orfeo, Ma non tel dissi, Orfeo ch’era dura l’impresa
3.1: Andante moderato-Andante(aria, c/)
Orfeo, Sentir parmi d'intorno
4.1: (recitativo, c)
Calliope/Orfeo, Figlio m'ascolta
5.1: Allegro con Da Capo(aria, c)
Calliope, Già che ti vuol si misero a mille affanni in seno
6.1: (recitativo, c)
Orfeo/Calliope, E pur t’ostini e vuoi creder ch’io ti favelli
7.1: Allegro/Andantino/Da Capo(aria, c)
Orfeo, Persa il mio cor la speme del caro ben che adora
8.1: (recitativo, c)
Calliope/Orfeo, No figlio amato affrena il dolor
9.1: Moderato-Allegro-Moderato/Moderato/Da Capo(aria, c)
Calliope, Sperasti un bel sereno
10.1: (recitativo, c)
Orfeo/Calliope, È vero, è ver, la colpa è mia
11.1: (coro, c)
Viva, il cui bel nome delle stelle splende in seno

Trascrizione del testo poetico

Calliope
Ma non tel dissi, Orfeo
ch’era dura l’impresa?
Che la tentavi invano,
che presumevi troppo
dell’armonico segno
del dolce canto e del canoro ingegno?
E dove mai s’intese
che il crudo Ré della magion del pianto
si potesse ammollir voler, che vinto
dal suon della tua Lira
ti rendesse Euridice divenuta
eterna preda degl’eterni affanni!
Mà non è questo un vaneggiar.

Orfeo
T’inganni ah cara Madre
io giunsi nell’Erebo profondo
a ritrovar pietà.

Calliope
Come?

Orfeo
La Sposa meco tornava il giorno
di nuovo a riveder potuto avrei
vantare unico e sol per me cangiato
l’irrevocabil fato
ma una barbara legge
degna d’Averno che osservar non seppi
Euridice mirar mi vietò prima
di trarre il pié dalla magion oscura,
e rende più crudel la mia sventura.

Orfeo
Sentir parmi d’intorno frà l’onde
lieve fiato che lento s’aggiri
e mi dica deh senti i sospiri
di chi fida sol more per te.
Al mio bene io tosto rivolto
finir volli i passati martiri
ma fra l’ombre il mio ben si perdè.

Calliope
Figlio m’ascolta
Io t’adulai fingendo
di crederti finor.
Eh che son questi
d’un amoroso eccesso
immaginati sogni non si scende
all’implacabil Dite
se non ombra dolente,
né si muove a pietà chi non la sente.

Orfeo
No Genitrice è vero,
né sogni ti dipingo,
me amor fa ch’io vaneggio,
a me fu dato
varcar di Stige la Palude.
Corsi le vie Caliginose
del tenebroso abisso,
a piè del soglio giunsi dove risiede
presso ad Ecate sua tremendo in atto
dell’ombre il crudo Re colà mi porsi
con armonica man le tese corde
a ricercar della sonora Lira
ed’a snodare intanto
co i Carmi usati la mia lingua al Canto.
La voce appena sciolsi
che vidi (oh meraviglia)
nel feroce Signor placarsi l’ira,
il viso aprirsi e serenar le ciglia.

Calliope
De carmi tuoi possenti
mi son noti i prodigi
attrar più volte
ti vidi colle selve
l’abitatrici belve,
arrestare i torrenti,
fermar sospesi i venti
in sull’ali tener gl’Augelli e i monti
sforzar dal giogo a sollevar le fronti
ma per muover d’averno
l’Eumenidi spietate,
le Gorgoni, le Sfingi,
e lui che impera alla turba inumana
son vani i Carmi e la tua Cetra è vana.

Calliope
Già che ti vuol si misero
a mille affanni in seno
la sorte troppo barbaro
non ti riduca almeno
infino a vaneggiar.
Lascia i tuoi sogni e [viedi]
saggio a miglior consiglio
ti rasserena o Figlio
cessa di lagrimar.

Orfeo
E pur t’ostini e vuoi
creder ch’io ti favelli
reso insano d’amor. Madre tel giuro
sono a me stesso di ragion sincere,
mi guida il raggio e ti racconto il vero.

Calliope
Figlio, stupirmi sai.
Dunque a Cocito
scender potesti
E ne’ la dura impresa
Freno t’impose
ne il fatal periglio timor ti fece.

Orfeo
Amor non ha consiglio altro
pensiero io non aveva all’ora
che il pensier d’Euridice non vedea
cimento che potesse
arrestare il mio pié
la sola idea di tornare a mirar
l’oggetto amato si forte mi occupò
ch’io mi trovai di meraviglia pieno
ne posso dirti il come a Dite in seno.

Calliope
Opra fu della Cetra.

Orfeo
Inutil peso
d’ora in avanti al fianco mi penderà.

Calliope
Che dici?

Orfeo
A che mi volse mai
se violata che ebbi
la legge priva d’ogni virtù restò
s’ella non seppe
al suo Signore conservar col suono
ad’onta ancor del donatore il dono.

Orfeo
Persa il mio cor la speme
Del caro ben che adora.
Vada la Cetra ancora
Vada lontan da me.

Già fu il mio ben decoro
Sinché per l’idol mio
Toccai le corde d’oro
Or quella più non è.

Calliope
No Figlio amato affrena
il dolor che ti vince
il Genitore
per intesser di lode
Inni agli Dei
per celebrar gl’Eroi
colla Cetra ti diede
i Carmi suoi.

Orfeo
È ver ma sai ben come
corri Sposi al favor per opra mia.
Le Vittime svenate
son su gl’Altari ai Numi
io resi istrutte
le genti ignoro del poter di Giove
l’orrido, e scempio sparso
del fulmine tremendo
sceso a punire i Gigantei furori
fu che ai Diuini onori le persuase
insino il cieco Abisso
m’udì parlare Dei celesti al dono
ingrato non mi resi
ben poss’io vantar d’aver trovati
nel bisogno maggiore i Numi ingrati.

Calliope
Troppo ti lasci Orfeo
dal cieco sdegno trasportare a torto
chiamai ingrati gli Dei.
O dimmi non era
la tua sorte in tua man
per lor concessa,
la Sposa non ti fu tecco non venne
sino alla soglia estrema
dell’ingresso fatal
perché volgesti contro
la legge il ciglio perché Figlio perché?
Non fur gli Dei.
No l’innocente lira
che ti rese infelice,
fosti tu che mirasti Euridice.

Calliope
Sperasti un bel sereno
Goder d’amata pace
Alla tua bella in seno
Ma un turbine improvviso
Ti spinse a naufragar.
Tu la cagione sei
Perché accusar gli Dei
D’un indiscreto sguardo
Non della dolce Cetra
Figlio ti puoi lagnar.

Orfeo
È vero, è ver, la colpa è mia. Conosco
Purtroppo il vanno error. Più la mia Cetra,
Più i Numi non condanno,
io fui sol di me stesso il mio tiranno.

Calliope
Or che il tuo error comprendi
Del Cielo odi la cura,
della tua Lira ascolta
il sublime destin di stelle ornata
dagli Dei collocata
sulle sfere sarà, sarà il tuo Nome
de’ Vati il più bel fregio sol chi degno
ne sia potrà in Parnaso
togliere al cieco oblio
i discesi dal Ciel futuri Eroi
vedi già dal destin scolpiti i Nomi
di loro che dai Carmi
saran resi immortali
tra seguaci di Marte,
e tra chi in pace, Leggi
soavi detterà dal soglio vedi.

Orfeo
Oh come fra gl’altri
Doppo serie di secoli infinita,
parmi scorgerne alcun che più risplende,
sembra qual Astro e pure
da due Soli vicini
il lume prende e da quei doppi raggi
in lui riflessi
maggior luce vi viene ai Soli istessi.
Giuseppe e chi sarà?
Qual fortunato suolo

Calliope
Troppo distante è ancor l’età felice
Ora tutto spiegarti a me non lice.
Sol ti basti saper ch’egli la cura
Sarà e l’amor de Genitori Augusti,
e che per essi in Terra
Astrea ritornerà che de lor pregi
Sia quel secolo adorno
Tanto più che passati illustre e chiaro
Quanto dell’alba è più lucente il giorno.

Orfeo
Ora le mie sventure
Madre più non rammento e se sull’etra
Si sublime argomento
Si serba alla mia Cetra
Gl’affanni che provai
Con tal destin son compensati assai.

Coro
Viva viva Il cui bel Nome
delle stelle splende in seno
Viva insieme il dì sereno
chi di lui supperbo andrà.
Quando in Ciel farà ritorno
con la bella età promessa
darà luce il nome al giorno
e quel dì nome all’età.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

B-Bc - Bruxelles - Conservatoire Royal, Bibliothèque
collocazione 678

Scheda a cura di Ludovico Peroni
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