Scheda n. 6192

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1660 e il 1690

Titolo

Amanti curiosi s’udir voi bramate / [di Carlo Grossi]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Grossi, Carlo (1634-1688)

Fa parte di

(n. 3312/14)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

87r-96r cc.

Filigrana

Non rilevata

Note

Nome dell’Aut da La Cetra d’Apollo di Carlo Grossi, pubblicata a Venezia, 1673. Cfr. Clori record n. 752.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Bibliografia

Chiarelli 1987: n. 576, p. 137-8
Lodi 1923: p.164
Sirch 1999: p.97-106

Descrizione analitica

1.1: (la minore, c)
S, Amanti curiosi s'udir voi bramate
%C-1@c 8-8'A4A2''E/@6/8 x4C8'A''EExF/E'A8-2.-/
2.1: (recitativo, c)
S, Lettere qui di Cipro del dieci
3.1: (aria, sol maggiore, 6/4)
S, Or gl'amanti piu costanti
4.1: (c)
S, Ma quest'ingrata turca
5.1: (arioso, la minore, 6/4)
S, Fu sempr'un infedel
6.1: (recitativo, c)
S, La staffetta ch'è giunta
7.1: (aria, mi minore, 6/8)
S, Queste son certe gabelle
8.1: (recitativo, c)
S, Il trattato di pace
9.1: (arioso, c)
S, Vi son de l'altre nove
9.1: (arioso, la minore, c)
S, Che tra sdegno ed amor

Trascrizione del testo poetico

Amanti curiosi
S’udir voi bramate
Bizarre novelle
Gl’avisi amorosi
Atenti ascoltate
E sentirete poi nove assai belle.

Lettere qui di Cipro
Dei dieci dei corente
Narrano un accidente
Di non poco stupore:
Dicon che là nel Pelago d’amore
La beltà navigando
Sovra un vascelo de l’ambizione
Fu in un punto assalita
Da una turba di barbari pensieri
I qualli, per commando
De lo sdegno Bassà
Fecero priggioniera la beltà.
Ma la bella captiva,
Per non espore a le catene il piede,
Ha rinegato l’amorosa fede,
E seguendo il costume
Di quella cruda schiatta
La bellezza d’amor turca s’è fatta.

Hor gl’amanti più costanti
Che diranno che faranno
S’è una turca la beltà?
Peneranno piangeranno
La sua fiera crudeltà.

Ma quest’ingrata
Turca spietata
Ch’ogni amatore
Con puro core
Amar solea

Fu sempr’un’infedel ne si sapea.

La staffetta ch’è giunta
Hor hora d’Amatunta
Porta ch’in quel paese
Son diverse contese
Fra la raggion e’l senso,
E che Venere n’avea disgusto immenso.
Soggiunse poi con altre pur di Cipro
Che per la guerra grande
C’ha contro de pensieri il re Cupido,
Ha imposto in quelle bande
Una grossa gabella;
E vuol ch’ogn’amatore
Se vagheggiar desia donna ch’è bella
Siasi pur audace o vero dardo [sic]
Paghi cento sospir per ogni sguardo.
Dicean però ch’il popol degl’amanti
Soffra mal volentieri
Così grosso taglione
Onde se dazio tal tirarsi [sic] avanti
Si dubita colà di ribellione.

Queste sono certe gabelle
Che risultano in gran danno
De le donne che son belle
Perché più non troveranno
Chi ver loro il ciglio giri
Se costa un guardo sol cento sospiri.
E se’l’ mirarle un sì gran danno arrecar
Dovrà farsi l’amor sempre alla cieca.

Il trattato di pace
Si dice stabilito
Per mezzo del partito
Dell’infanta Costanza
Ch’ha per moglie ad Amor lo sdegno offerto,
E dicesi ognhor ch’l matrimonio è certo.

Vi son de l’altre nove
Ma di poco rilievo
Ch’a più bell’aggio discorrerem fra noi
Ma che cosa voglio dire
Che la pace si farà
Io per me dico di no
A me pare gran pazzia
Che sortisca tal dissegno
Perch’amore con lo sdegno
Ha una grande antipatia
Onde stimo tal nova assai falace.

Che tra sdegno ed amor non fu mai pace.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-MOe - Modena - Biblioteca Estense e Universitaria
collocazione Mus.F.1533.14

Scheda a cura di Licia Sirch
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