Scheda n. 571

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1650-1670

Titolo

[Chi batte il mio core] mi par la beltà

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Rossi, Luigi (1597-1653)
autore del testo per musica: Melosio, Francesco (1609-1670)

Fa parte di

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1650-1670]

Descrizione fisica

C. 23-32

Filigrana

Non rilevata

Note

Fonte mutila, priva della prima carta. L’incipit è stato dedotto dalla guida presente nel verso della pagina precedente. Per l’identificazione della cantata Chi batte il mio core e l’attribuzione a Luigi Rossi v. bibliografia

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Caluori 1981: p. 37, n. 33

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, )
[chi batte]...par mi par beltà
2.1: (aria, mi minore, 6/8)
Correte pensieri
3.1: (recitativo-arioso, c)
Ma con maggior prestezza
4.1: (recitativo-arioso, c)
Dunque entrar nel mio cor
5.1: (recitativo-arioso, c)
Occhi mesti e piangenti
6.1: (arietta, la minore, c)
Dietro a speme lusinghiera
7.1: (recitativo, c)
Ma s'al cor non torni più
8.1: (aria cavata, 3/2)
Se torna è male

Trascrizione del testo poetico

Chi batte [……]
[…..] mi par la beltà

Maledetta fortuna
E che vuole da me quest’importuna

Correte pensieri
Con rapido piè
Ciascuno gli dica
Ciascuno gli avveri
Che l’alma non c’è
Ditegli che seguace
Di una speme fallace
E già lunga stagion che va’ girando
Che ben deve tornar ma il ciel sa quando.

Ma con maggiore prestezza
La fastosa bellezza
Replica i colpi
E menzognier m’appella
Oh questa si ch’è bella.

Dunque entrar nel mio cor contro mia voglia
Temeraria si crede
E già fermata in su la soglia il piede
Pensa di pormi un ostinato assedio
E che si ch’io vi rimedio.

Occhi mesti e piangenti
Cari specchi dell’alma
E finestre del core
Apritemi su su
E lagrimoso humore
Addosso all’empia grandinate in giù
So ben io che fuggirà
Ogni picciolo disprezzo
Fa sparire la beltà
Si mal cauto consiglio
Ohimè qual furia al mio pensier dettò
Occhi v’apriste appena
Che la bellezza entrò superba e fiera
Per il mio duol maggiore
Entrò con essa amore
Al celeste armato nume
Il mio cor ch’è d’alma privo
Semivivo
Far contrasto invan presume
Ogni cura più gradita
Ei dal sen già mi discaccia.
E minaccia
Se mai l’alma troverà
Che farà del suo scherno aspra vendetta
Non tornar alma mia ch’amor t’aspetta.

Dietro a’ speme lusinghiera
Gir vagando senza pro
E’ gran male ma però
Peggio fia se prigioniera
Dentro un cor sarai ristretta
Non tornar alma mia ch’amore t’aspetta.

Ma se al cor non torni più
Come vivere poss’io
E se al cor ritorni oh dio
Come viver potrai tu
In si grave periglio
Di bellezza e d’amore
Chi per pietà mi porgerà consiglio
Io tremante e confuso
Più scampo alcun per l’alma mia non veggio.

Se torna è male e se non torna è peggio.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Ria - Roma - Biblioteca di Archeologia e Storia dell'Arte
collocazione Ms 1.7

Scheda a cura di Alessia Silvaggi
Ultima modifica: