Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
L’attribuzione a Nicolò Jommelli è cassata sulla prima pagina di musica; un appunto di Francesco Rondinella sul frontespizio recita "Questa cantata fu creduta di Jommelli perciò si trovava registrata sotto quell’autore"; la cantata è registrata sotto Jommelli anche nell’elenco dei manoscritti appartenuti a Giuseppe Sigismondo, acquisiti dalla biblioteca alla sua morte; sull’ultima carta di musica si legge "Fine della cantata Giuseppe Sigismondo scrisse a 9bre 1770".
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
Chi mi parlò? Numi del Ciel che intesi?
Lo splendor di questa face
Ecco già Irene a noi
Di sì gran donna i giorni
Vedesti o figlia quanti in seno aduna
Per sì cortesi eroi
Trascrizione del testo poetico
[Ortensio]
Chi mi parlò? Numi del Ciel che intesi?
E sarà ver? Dunque a bear si appresta
Di me che ignoto sono anche a me stesso
L’ostello e ’l gregge ancor la grande Irene?
Ella ch’è lo splendor
Del secol nostro, e seco
La cara e bella coppia
Frutto di tenerezza,
Non isdegna onorar la mia bassezza!
Ah da quali mi riconosco assorto
Trasporti di dovere, e di rispetto
L’onor non meritato a cui mi appresso,
Ebro mi rende sì, che nulla vero:
Tutte le sorti obblio,
Vien da limpida fonte il gioir mio.
Lo splendor di questa face
Mi sorprende e non mi affanna
Fa l’abietta mia capanna
De’ suoi pregi risuonar.
Segnerò con bianca pietra
Giorno tanto avventuroso
Mentre adatto la mia cetra
Tra gli ossequi a gareggiar.
Ecco già Irene a noi
L’amata prole a’ fianchi e seco ancora
Dell’illustre union la parte eletta,
Su via che più s’aspetta
Ninfe, pastori, amici,
Voi che mai sempre arditi
Tra carmi pastorali
Elevate la fronte a più grand’opra
Tempo è che il suo sapere gran discopra.
Intanto eccelsa Irene
Di quanto orror vedrai come chi affatto
Corrisponder mai puote al sommo onore,
Ne supplisca il difetto in suo bel core.
Di sì gran donna i giorni
Voi custodite oh Dei
Parte de’ voti miei
E la sua prole ancor.
Sia la mercè che chiedo
L’onor de’ tuoi voleri
Son questi i sensi veri
Dell’umile pastor.
Vedesti o figlia, quanti in seno aduna
La benefica Irene
Tratti d’umanità?
Ella di te, della Germana il canto
E l’opra benigna
Accolse, e poi al sesso ed alla etade
Imputato ha da saggia ogni difetto.
Per tanta gioia è luogo angusto il petto.
[Dorinda]
Troppo ne dici il ver: ed io confusa
Arrossisco, non parlo, e ’l dover mio
Incompito rimane! Ed oh da quanti
Insiem raccolti affetti
Di gioia, di stupore e di rispetto
Soprafatta mi veddo. [Ortensio] Intendo, intendo.
In lei, nella sua prole
Rara e sì bella imago a noi serbate,
Protegetene i dì né mai sinistro
Per lor si vegga con suoi sforzi il fato.
Ma no taci? E perché?
E in quanto il favor tuo merto eccede?
[Dorinda]
Resta così chi soprafar si vede.
[Ortensio]
Per sì cortesi eroi
In ogni tempo, o figlia,
Sovvengati il dover.
[Dorinda]
Padre che dici e puoi
Di tanta gioia a fronte
Della mi fè temer?
[Ortensio] Dunque [Dorinda] Non più [Ortensio] T’appresta
[Dorinda]
Quanto di vita resta
Io ti consacro ancor.
[a due]
Che bella sorte è questa
Che memorando onor.
Sia di noi dunque ogn’ora
Per sì benigna aurora
Pien di rispetto il cor.
Risorse online
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione Cantate 293 (=33.1.1.)
Scheda a cura di Giulia Giovani