Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Il manoscritto apparteneva alla collezione di Giuseppe Sigismondo, acquisita dalla biblioteca alla sua morte.
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Bibliografia
Descrizione analitica
Teseo mio ben, dove sei tu? Vicino
Dove sei mio bel tesoro
Ma a chi parlo? Gli accenti
A che morir vorrei
Trascrizione del testo poetico
Teseo mio ben, dove sei tu? Vicino
D’averti mi parea,
Ma un lusinghiero sogno
Fallace m’ingannò.
Già sorge in ciel la rosea Aurora, e l’erbe
Colora Febo uscendo
Dal mar col crine aurato.
Sposo, sposo adorato,
Dove guidasti il piè? Forse le fere
Ad inseguir ti chiama
Il tuo nobile ardor. Ah vieni, o caro
Ed offrirò più grata
Preda ai tuoi lacci. Il cor d’Arianna amante,
Che t’adora costante,
Stringi, stringi con nodo più tenace,
E più bella la face
Splenda del nostro amor. Soffrir non posso
D’esser da te divisa un sol istante.
Ah di vederti, o caro,
Già mi strugge il desio;
Ti sospira il mio cor, vieni idol mio.
Dove sei, mio bel tesoro,
Chi t’invola a questo cor?
Se non vieni, io già mi moro,
Né resisto al mio dolor.
Se pietade avete, oh Dei,
Secondate i voti miei,
A me torni il caro ben.
Ma a chi parlo? Gli accenti
Eco ripete sol. Teseo non m’ode,
Teseo non mi risponde,
E portano le voci e l’aure e l’onde.
Poco da me lontano
Esser egli dovria, salgasi quello
Che più d’ogni altro s’alza alpestre scoglio,
Ivi lo scoprirò. Che miro! Oh stelle!
Misera me quest’ è l’argivo legno!
Greci son quelli! Teseo! Ei sulla prora!
Ah m’ingannassi almen. No, non m’inganno.
Ei fugge, ei qui mi lascia in abbandono,
Più speranza non v’è, tradita io sono.
Teseo, Teseo, m’ascolta
Teseo... ma ohimè, vaneggio. I flutti e il vento
Lo involano per sempre agli occhi miei.
Ah siete ingiusti, o Dei,
Se l’empio non punite! Ingrato! Ingrato!
Perchè ti trassi dalla morte dunque
Uu dovevi tradirmi? E le promesse,
Ei giuramenti tuoi? Spegiuro, infido,
Ed hai cor di lasciarmi! A chi mi volgo?
Da chi pietà sperar? Già più non reggo,
il piè vacilla, e in così amaro istante
Sento mancarmi in sen l’alma tremante.
A che morir vorrei
In sì fatal momento,
Ma al mio crudel tormento
Mi serba ingiusto il ciel.
Misera abbandonata
Non ho chi mi consola.
Chi tanto amai s’invola
Barbaro ed infedel.
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collocazione Cantate 159(4) (olim 22.3.13)
Scheda a cura di Giulia Giovani