Scheda n. 5331

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1630-1670

Titolo

Poesia del Ficie / no musica del / Sig. Mario

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Savioni, Mario (1606/8-1685)
autore del testo per musica: Ficieni, Luigi

Fa parte di

Cantate (n. 487/21)

Redazione

Copia

Descrizione fisica

C. 103-114

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Eisley 1964b: n. 15, p. 237

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Arse lunga stagione
2.1: (arioso, sol minore, 3-c-3)
Pupilletta incanto nero
3.1: (recitativo, c)
Filindo più non disse

Trascrizione del testo poetico

Arse lunga stagione
Per Lisinda fallace
L’immutabil Filindo
E pur anche n’ardea
Ad onta di se stesso che scorgea
Sugli adorati lumi
Vagar quella mercede,
Ch’ei giurava dovuta a la sua fede.
Un dì ch’il suo Destino
Fe’ spettacolo infausto
All’attento meschino
Di certe sciagure
Doloroso lacrimoso
A la bella infedele
Diede miste ai sospir queste querele.

Pupilletta incanto nero
Di mill’alme contumaci
Ch’in due fascini rapaci
Distendete il vostro Impero
Vaghe luci dolce inganno
Di chi arrischia in voi lo sguardo
Mentr’a vezzo ch’è bugiardo
Le risponde un vero danno
Tempo fu ch’io mi vedea
Fatto oggetto del mio oggetto
E credendo al mio diletto
D’esser solo io mi credea
Fu lusinga ma fu cara
Che sospese le mie pene
E adulando la mia spene
Del mio duol mostrossi avara.
Ratto più ch’io non vorrei
La cortina si scoprio
Et io viddi Ahi vista Oh Dio
Senza velo i scorni miei
Hor movetevi pietose
Luci mie Ah più non pie
Che s’ad altri sete pie
Vuò che meco siate fere
Ch’il mio Amore è ben costante
Per patire i vostri sdegni
Ma non vil che non isdegni
Usurparvi al nuovo Amante.
Stelle mie quel guardo ingiusto
Dono è vostro ch’il volgeste
Dono è mio ch’a mel toglieste
Mio ch’adoro il vostro gusto
Voi ver me più non girate
Né severe né pietose
Se pur anche disdegnose
L’alma morta ravvivate
E pietà fora crudele
Con un guardo darmi vita
Se mi deve esser rapita
D’altro sguardo non fedele
Ben potrei fuggir vostr’ire
Ma mi scalda anima forte
Che veder vuole la morte
Già che pur deve morire.

Filindo più non disse
Che balenò Lisinda
Un guardo tutto vezzi
Un riso tutto gioia
E ‘l dolente abbagliato
Da la vista serena
Più non seppe trovar tormento o pena.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rc - Roma - Biblioteca Casanatense
fondo Baini
collocazione Ms. 2467.21

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
Ultima modifica: