Scheda n. 5310

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1680-1690

Titolo

Del S.r Aless.o Stradella

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Stradella, Alessandro (1639-1682)

Fa parte di

Redazione

[Roma : copia, 1680-1690]

Filigrana

Non rilevata

Note

La fonte non è citata in Gianturco-McCrickard.

Titolo uniforme

Organico

Contralto e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: Sostenuto(recitativo-arioso, re minore, c)
Il penare per te, bella, m'è caro
2.1: (recitativo-arioso, c)
Sol contentati, amata
3.1: (aria, re minore, c)
Febo il corso arresterà
3.2: (aria, re minore, c)
La mia Erminda adorerò
4.1: (recitativo-arioso, c)
Sotto cielo latino
5.1: (aria, sol minore, c 3/2)
Sorte ria, che seguirà
5.2: (aria, sol minore, c 3/2)
Mio destino, e che farò
6.1: (recitativo-arioso, re minore, c)
Destinati nel baratro infernale

Trascrizione del testo poetico

Il penare per te, bella, m’è caro,
Pur ch’un giorno sperar possa mercede,
Deh ti muova a pietà il mio pianto amaro,
Che nascan queste stille in mar di fede.

Sol contentati, amata,
Dhe bagi genuflesso a piedi tuoi
Quella mano adorata,
A cui diè l’alabastro i pregi suoi?
E se il candore
È simbolo di fede,
Al candor della man l’alma non cede.

Febo il corso arresterà
L’ondeggiar cesserà il mare.
Ma ch’io lasci mai d’amare,
Non puot’esser, non sarà.

2.a
La mia Erminda adorerò,
Finché havrò spirto nel seno,
Nè il mio foco verrà meno,
Ma via più l’accenderò.

Sotto il cielo latino
Non si vidde già mai beltà sì rara
E per donna sì cara,
Meraviglia non fia, s’arde Fileno.
Se per lei venne meno,
Se gl’eremi cercò,
Se pianse, se languì,
Se per lei delirò,
Che al fin lecito fia
Piangere, vaneggiar, perdere i sensi
Per bellezza divina,
Che merta idolatria, che merta incensi.

Sorte ria, che seguirà?
Finirà
Di piagarmi,
Tormentarmi
La crudel mia deità?

2.a
Mio destino, e che farò?
Viverò,
Fiera sorte,
Dammi morte,
Perché almen non penerò.

Destinati nel baratro infernale
Furon quei, che nel sen gl’odij covaro.
Ivi gl’empij ne andaro
Giustamente puniti.
Ma la crudele Erminda
Fa provar un inferno
Al misero Fileno
E vuol, ch’in seno
Senta un incendio eterno,
E per pena maggior non vuol, che mora.
Tal castigo le dà, perché l’adora.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-Hs - Hamburg - Staats und Universitätsbibliothek Carl von Ossietzky, Musiksammlung
collocazione ND VI 2263,1.8

Scheda a cura di Berthold Over
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