Scheda n. 52

Tipo record

Scheda singola

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1700-1710

Titolo

Il Coriolano

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)
autore del testo per musica: Pamphilj, Benedetto (1653-1730; cardinale)

Redazione

[Roma : copia, 1700-1710]

Descrizione fisica

10 c. ; 210x270 mm

Note

Carta romana; 3 quaderni di cui il primo di mano A, il secondo vuoto e mutilo (tagliate la terza e quarta carta), il terzo di mano B con le ultime due carte vuote; la mano A è la mano del “copista VI” della collezione di Münster: K. Watanabe, “Die Kopisten der Handschriften von den Werken G. F. Händels in der Santini-Bibliothek, Münster”, Journal of the Japanese Musicological Society, XVI/ IV, 1970, pp. 225-261. - Testo di B. Pamphilj in I-Rvat, ms. Vat.Lat.10206, 1689; l’ultimo quaderno contiene la fine di una composizione estranea alla cantata: incipit E tu figlio perdona

Titolo uniforme

La fortuna di Roma. Cantata, Il Coriolano

Organico

Soprano o tenore e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
La fortuna di Roma
@c %C-1$xFC@c '4-8F'8D''4'A8B''C/4DD8-''8D''8E''8F/
1.2: (aria, re maggiore, c)
Miei compagni e che s'aspetta
1.3: (recitativo, c)
Amici ecco di Roma il fin bramato
1.4: (duetto, re maggiore, c)
Caro figlio io so ch'ai vanto
1.5: (recitativo, c)
E tu figlio perdona
1.6: (aria, la minore, 3/8)
Ma ti sovvenga almeno

Trascrizione del testo poetico

La fortuna di Roma
A debil filo appesa
A momenti attendea l’ultima offesa
Coriolano irritato
Dal infelice e forse giusto esiglio
In vendetta cangiato
Havea l’amor di cittadin di figlio
De Volsci unito al bellicoso ardire.
Da le tende nemiche
Sovra il Tebro stendea l’ombre guerriere
Venia gli Amici a schiere
Per frenar del suo Cor l’Ardire insano
I più famosi eroi
Chiedevano pietà ma tutto invano
Che il giovane superbo
Al suo campo seguace un guardo gira
E rispondon per lui fortuna ed ira

Miei compagni e che s’aspetta
La fortuna è un sol momento
Sia vertude o tradimento
vuò far bella una Vendetta.

Amici ecco di Roma al fin bramato
Io giuro sull’onor delle nostre alme
Che dal nostro valor pende un gran Fato.
Volea più dir ma gli sospese il labro
Un numeroso stuolo
Di nobili donzelle
A cui facea la scorta
Volunia Bella a Coriolan consorte
Veturia Genitrice
Così con doppia face amor ribatte
Dal ira i moti e in nobil cor combatte.

Caro figlio io so ch’hai vanto
D’atterrar ogni valore
Ma per vincere il tuo cuore
Vengo a vincere col pianto

Sposo amato un vero ardire
Vuò destar alla tua gloria
Ma una fiamma di memoria
Destar voglio e poi morire

[...] più felice
So morendo partorir.

E tu Figlio perdona amato mio
Se troppo avara fui nel darti Vita
A te la diedi e la ritenni anch’io
Prendila acciò la tua più nobil sia
A te l’anima rendo Anima mia.

Ma ti sovvenga almeno
All’or che l’ostr’al seno
Ti cingerai un Dì
Sovvengati mio bene
Di chi con queste vene
Lo tinse e poi morì.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Mc - Milano - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "Giuseppe Verdi"
fondo Noseda
collocazione A.50.7

Scheda a cura di Licia Sirch
Ultima modifica: