Scheda n. 4729

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1711

Titolo

L’ Amor costante / Cantata à Voce Sola Con Violini / Del Sig.r Antonio Caldara

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Caldara, Antonio (1671c-1736)

Redazione

[Roma : copia, 1711]

Descrizione fisica

C. 76-91v

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Irene idolo mio dopo che al dio d'amore. Cantata, L'amor costante

Organico

Soprano, 2 violini e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: all.o assai(sinfonia, sol maggiore, 2/4)
1.2: ad.o(sinfonia, c)
1.3: Minuèt all.o(sinfonia, 3/8)
2.1: (recitativo, c)
Irene idolo mio
3.1: all.o(aria, re maggiore, c/)
Benché forti quei lacci che provo
4.1: (recitativo, c)
Della costanza mia, della mia fede,
5.1: all.o(aria, mi minore, 3/8)
La costanza del mio petto
6.1: (recitativo, c)
Irene tu ben sai, che folle è ancora
7.1: all.o assai(aria, sol maggiore, 2/4)
Il mio cor che tanto t’ama,

Trascrizione del testo poetico

Irene idolo mio
Dopo che al dio d’amore
Tolse dagl’occhi il genio mio la benda
Tu provasti, io provai
L’istesso ardore, e allor mirai Cupido,
Che con dolce catena
I nostri amanti cori avvinti havea,
Poscia a ciascun dell’altro il cor porgea,
E di ninfe e pastori
Fra gl’accenti canori
Fece palese a noi,
Che amor godea de nuovi acquisti suoi.

Benché forti quei lacci che provo
Mi son cari perché bella Irene
Puro amore per noi li formò.
Ben tenaci saran le catene
Che le strinse per te la mia fede
E costanza nel cor le legò.

Della costanza mia, della mia fede,
Certa viver potrai mia bella Irene,
Né puoi creder giammai,
Che quella cangiar possa un dì sembianza
Mentre non è soggetta
Del tempo, e di fortuna all’incostanza
La costanza d’un petto,
Ed ogni vanto fia vanto maggiore
Di Daliso in amarti
Fra gl’altri amanti aver più fido il core.

La costanza del mio petto
sarà il pregio del mio amor.
Quella sola è il mio diletto
Questo è gloria del mio cor.

Irene tu ben sai, che folle è ancora
Talun di tanti, e tanti
Che si chiamano amanti
Ed osano usurparsi un sì bel nome,
Ama taluno il proprio suo piacere
Altri per vanità d’amar presume
E v’è talun che amor non già pretende
Da un vago oggetto, ma da quel richiede
Ch’altri non voglia amare,
Né che ad altrui presti giammai la fede;
E questo non è amore,
Ma ben si un van desio
D’esser creduto amante, e con inganno
Non ama il suo piacer, ma l’altrui danno.

Il mio cor che tanto t’ama,
Sol amor da te pretende,
non piacer ne vanità.
E perché la legge intende,
dell’amare altro non brama,
che costanza e fedeltà.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-MÜs - Münster - Santini-Bibliothek (in D-MUp)
fondo Santini
collocazione Sant.Hs.748.5

Scheda a cura di Magdalena Boschung
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