Scheda n. 4669

Tipo record

Scheda singola

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1709

Titolo

La pastorella fedele / Cantata à 2. Canto e Alto Con Violini / Eurilla e Daliso / Del Sig.r Antonio Caldara

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Caldara, Antonio (1671c-1736)

Pubblicazione

Roma : copia, 1709

Descrizione fisica

1 partitura (48 c.) ; 275x200 mm

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

La pastorella fedele. Cantata, La passerella fedele

Organico

Soprano, contralto, 2 violini e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (sinfonia, re maggiore, c)
1.2: adagio(sinfonia, 3/2)
1.3: allegro(sinfonia, 2/4)
2.1: (recitativo, c)
Daliso, Eurilla, e fia per vero
3.1: andante(aria, sol maggiore, c)
Daliso, Sempre cosi sdegnose
4.1: (recitativo, c)
Eurilla, Datti pace o Daliso, e quell’affetto
5.1: allegro(aria, re minore, 2/4)
Eurilla, Cangia amor trova una bella
6.1: (recitativo, c)
Eurilla, Daliso, Questi, che’il labro esprime
7.1: allegro(aria, fa maggiore, c)
Daliso, E chi può mai resistere
8.1: (recitativo, c)
Daliso, Eurilla, Alto stupor mi reca
9.1: allegro(aria, si♭ maggiore, 3/8)
Eurilla, Il desio d’esser costante
10.1: (recitativo, c)
Eurilla, Daliso, Ecco o Daliso
11.1: (aria, do maggiore, 2/4)
Daliso, Se tu non vuoi dar pace all’alma mia
12.1: (recitativo, c)
Eurilla, Per mitigar in parte
13.1: allegro(aria, re maggiore, c/)
Eurilla, Luogo non v’è
14.1: (recitativo, c)
Eurilla, Daliso, Udisti?
15.1: (duetto, mi minore, 2/4)
Daliso, Eurilla, Come la bella

Trascrizione del testo poetico

Daliso
Eurilla, e fia pur vero,
Che quante volte e quante
A rivederti io torno
Trovo nuova beltà nel tuo sembiante.
E fia pur vero ancora,
Che trovo nel tuo core
L’istessa crudeltade
E l’istesso rigore?

Sempre cosi sdegnose
Dite vi rivedrò
Pupille amate.
Ne rendervi potrò
Col pianto mio pietose
O meno ingrate.

Eurilla
Datti pace o Daliso, e quell’affetto,
Che inutilmente a me tu porti il dona
A più fedele ogetto,
Io veggio io veggio ben che merta amore
Del viso lo splendore;
So che in altrui formar posson le piaghe
Tue luci altere e vaghe:
So che il vezzo ed il riso
De labri tuoi vivaci
Han forza tal da incatenar ogn’alma
Ma pur, che si può far se a me non piaci.

Cangia amor trova una bella
Vezzosa pastorella
Che al tuo duol senta pietà.
Cangerai forse fortuna
E quel che non piace ad una
Forse all’altra piacerà.

E.
Questi, che’il labro esprime
Son del fido mio core i sensi istessi
Lascia, lascia d’amarmi.

D.
O se io potessi.
No, non si puote Eurilla
Amar e disamar sempre a sua voglia
Che se il potesse un core
Non seguirebbe amore
Ma da i lacci di lui libero e sciolto
In un godrebbe e libertade e pace;
Ma un volto, un gentil volto
Ha tale in noi possanza,
Che ad amar ne costringe,
Ed opra si con le lusinghe, e i vezzi
Ch’amor si segua e libertà si prezzi.

E chi può mai resistere
Al forte stral d’amor.
Dà legge ad ogni core,
E ogn’alma benché altera
Vince ed abbatte e impera
Su gl’alti numi ancor.

D.
Alto stupor mi reca
Ch’altri consigli a non amar chi’in petto
Porta d’amor la face
E.
Spesso altrui si consiglia
Quel che per se non piace
Amo anch’io te l’confesso, e porto in seno
Per man d’amore impressa
L’imagine gentil del mio Fileno
Del mio caro Filen, che il cor mi cinse
Di catena sì forte,
Che non fia mai ch’io sciolga
E non potrà spezzarla altri che morte.

Il desio d’esser costante
Nacque in me col primo amore.
Crebbe amore e quel desio
Crebbe ancor nel petto mio
E se amor più crescerà
Si vedrà nell’ alma amante
Quel desio farsi maggiore.

E.
Ecco o Daliso la cagion per cui
Non posso amarti.
D.
Io spero
Che qual di donna è usanza
Tu cangierai pensiero.

E.
Scaccia dal seno ancor questa speranza.

D.
Se tu non vuoi dar pace all’alma mia
Lascia che mi consoli almen speranza.
Così potrò temprar la pena ria
Se nel mio seno ognor cresce e s’avanza.

E: Per mitigar in parte
Quelle che provi ogn’or pene e tormenti
Senti Daliso senti, io t’amerò
Ma sol quanto conviene
Per legge d’amicizia a un nobil core,
E di più non sperar che non l’avrai
E sempre mi vedrai
Nell’istesso pensier ferma e costante
Amico ti gradisco e non amante.

Luogo non v’è
In questo cor per te
Soffrilo in pace.
Quel bel che mi ferì
Quello vuò amar, sì,
Quello mi piace

E.
Udisti?

D.
Udii, ma il core
Non consente a lasciarti
E dice a me segui ad amar Eurilla
benché fiera e sdegnosa
che se ben è crudel pur è vezzosa.

D.
Come la bella
Fedele Tortorella
Adora il caro ben
L’istesso amor ti vuò portare anch’io
Vezzoso idolo mio
Finch’avrò spirto in sen
E benché ogn’or tu segui a disprezzar
Così sempre fedel
Il cor ti vuò adorar.
E.
Vuò che m’uccida
Pria che veder infida
Eurilla il dio d’amor
Sempre così per quante pene dia
Il fato all’alma mia
Fido sarà il mio cor
Voglio sì, sì, amar il mio Filen,
Ch’è il dolce mio tesor,
Ch’è vita del mio sen.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-MÜs - Münster - Santini-Bibliothek (in D-MUp)
collocazione Sant. Hs. 779

Scheda a cura di Magdalena Boschung
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