Scheda n. 4643

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1708

Titolo

Lontananza cantate in contralto con V:V: 1708 / di Antonio Bononcini

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Bononcini, Antonio Maria (1677-1726)

Fa parte di

(n. 4642/4)

Redazione

[S.l. : copia, 1708]

Descrizione fisica

C. 55-84

Filigrana

Non rilevata

Note

Nell’aria terza indicazione (f.73r): "Solo quattro violini",

Titolo uniforme

Organico

Contralto, 2 violini, violoncello, contrabbasso e cembalo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Mentre al nuovo apparir
%C-3$bB@c '8FFF6GA8BFD
2.1: andante e staccato(aria, sol minore, c)
V, più barbaro martire
%G-2$bB@c ''8D/''8.G6A8BDbED
3.1: (recitativo, c)
A, Miracolo, è d'amor
%C-3@c 4-8-'G8.E6E8DC
4.1: tempo giusto(aria, fa maggiore, c)
b.c., Colorita ho nel pensiero
%F-4$bB@c ,4F8E6DE8F,C,FG
4.2: (fa maggiore, c)
%G-2$bB@c ''4F8E6DE8FCFG
5.1: (recitativo, c)
A, In quelle chiome d'oro
%C-3@c 4-8-'8DDDxFG/8AA
6.1: affetuoso e staccato(aria, la minore, 3/4)
V, Quanto più cara
%G-2@3/4 ''4A4.xG6-6A/''8.F6E4E
7.1: (recitativo, c)
A, Cosi mentre dispera
%C-3@c 4-8-'xF4xD8D6DE/'4xF8F
8.1: Spiritoso(aria, si♭ maggiore, c)
V, S'io ritorno o luci amate
%G-2$bB@c ''6BFD'B''8B'B4B8-8B

Trascrizione del testo poetico

Mentre al nuovo apparir di primavera
preso da dolce cura
il popolo universo dei mortali
tutti obliando i mali
raccolto in lieti alberghi, o sparso in ville
alla stagion che vola
invola ore tranquille,
io solo, il piè ramingo
dal comune piacer muovo in disparte,
spirto errante e solingo,
per lontananza rea, che mi diparte
dal sol di due begli occhi almo, e sereno:
quand’altri canta e ride, io piango, e peno.

Più barbaro martire
chi mai provò
di quel che soffre un cuor
per lontananza.
Provarlo, e non morire
quando si può
miracolo, e d’Amor
non è costanza.

Miracolo, è d’ amor s’io parlo, e spiro,
s’io giro i lumi ancora
che l’ultimo respiro esser dovea
della mia vita allora
allor che partend’io
dalle paterne case
col bell’idolo mio
abbandonando il cor l’alma rimase.

Colorita ho nel pensiero
dallo stral del nume arciero
l’adorata sua beltà.
Quest’ imago al sen gradita
restò meco e tenne in vita
il mio cor che alma non ha.

In quelle chiome d’oro
in quelle vaghe labbra, in quei begli occhi
del mio caro tesoro
che sempre ho si lontano, e si presente
fissandosi la mente
porge alle pene mie breve ristoro,
ristoro, che raddoppia in me l’affanno
se viver non poss’io, se non d’inganno.

Quanto più cara
quanto più bella
me la dipinge amor.
Tanto più amara
La sua procella
Prova deluso il cor.

Cosi mentre dispera
il sen, pace, e conforto
a disfogar piangendo il dolor mio
per l’inospite selve il piede io porto.
E se corrente rio mi viene incontro,
io gli tributo il pianto
e quei dura mercede
mostrami nel suo vetro il mio sembiante
pallido, esangue, e sì turbato in vista
ch’io me non riconosco, onde a me stesso
chiedo: son io pur desso?
O l’ombra mia dannata al duolo eterno
che in questi boschi errando
lungi dal suo bel sol prova l’inferno?

S’io ritorno o luci amate
Non potrete ravvisarmi
Trasformato dal dolor.
Ma se un sguardo a me girate
Spero subito cangiarmi
Per virtù dello splendor.

Paese

Austria

Lingua

Italiano

Segnatura

A-Wn - Wien - Österreichische Nationalbibliothek
fondo Musiksammlung
collocazione Mus.Hs. 17607.4

Scheda a cura di Andrea Zedler
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