Scheda n. 4466

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1680-1690

Titolo

[Vuoi, ch’io peni, io penarò]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

possessore: Pamphilj, Benedetto (1653-1730; cardinale)

Fa parte di

Redazione

Roma : copia, (1680-1690)

Descrizione fisica

C. 2-11 [olim c. 103- 107]

Filigrana

Non rilevata

Note

Nota mutila sul compositore alla fine della cantata: "G. ?" RISM ascrive la composizione a Giuseppe de Rossi.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: Adagio(aria, la minore, c 3/2)
Vuoi, ch’io peni, io penerò
1.2: [Adagio](aria, la minore, c 3/2)
Vuoi, ch’io mora, io vuò morir
2.1: (recitativo-arioso, c)
Se nel regno d’Amore
3.1: (aria, re minore, c)
Filli mia, non è possibile
4.1: (aria, sol maggiore, 6/8)
Ogni male è mal sanabile
5.1: (recitativo-arioso, la minore, c)
Habbi dunque patienza

Trascrizione del testo poetico

Vuoi, ch’io peni, io penarò.
Sino a questo io mi contento,
Ma ch’io tacci il mio tormento,
Bella Filli, ò questo no.

Vuoi, ch’io mora, io vuò morir.
Mi contento in questo ancora,
Ma però prima, ch’io mora,
Le mie pene io vuò ridir.

Se nel regno d’Amore
Il morire e tacer fosse in usanza,
Io morirei e tacerei il mio duolo.
Ma essendo stravaganza
Non la voglio in me solo,
Che più tosto seguir mi par dovere
Un’usanza comun, che un sol volere.

Filli mia, non è possibile,
Ch’io tacer possa il dolore,
Che se il male è in mezzo al core,
Che si possa tacer non è credibile.

Ogni male è mal sanabile,
Se si svela a chi lo cura,
Ma se l’egro lo trascura,
Quando lo vuol curar si fa incurabile.

Habbi dunque patienza,
Ò mia Filli, ò mio bene,
S’io mi prendo licenza
Di spiegar le mie pene,
Se sempre ho inteso, ch’impossibil fosse
Il ritener celato amore e tosse.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-MÜs - Münster - Santini-Bibliothek (in D-MUp)
collocazione Sant.Hs.854.2

Scheda a cura di Berthold Over
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