Scheda n. 4455

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1680-1690

Titolo

Di ruggiadose lagrime spargea

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Viviani, Giovanni Bonaventura (1638-1692)

Fa parte di

Redazione

Roma : copia, [1680-1690]

Descrizione fisica

C. 68r-74r ; 225x160 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

Titolo dall’incipit testuale. Capolettera ornato. Attribuzione dell’autore sulla scorta di I-Nc, 33.4.4(51): cfr. scheda 4833.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (arioso, mi♭ maggiore, c)
Di ruggiadose lagrime spargea
2.1: (aria strofica, fa minore, 3/4)
Quanto sei crudo
2.2: (aria strofica, fa minore, c)
Schermo bastante
3.1: (recitativo-arioso, c)
Quando la rosa allora
4.1: (aria, fa maggiore, c)
Sei troppo crudo in vendicarti, Amore
5.1: (recitativo, c)
Ma di che mi dolg’io
6.1: (aria, la♭ maggiore, 3/4)
Godi pure, o regio fiore
7.1: (recitativo-arioso, c)
Qui si tacque la rosa

Trascrizione del testo poetico

Di ruggiadose lagrime spargea
Il nativo terreno
Per l’altero vermiglio
Di bella rosa innamorato il giglio,
Ma sembravan quelle stille
Più di mille
Vaghe perle che a vederle
Parea nel proprio duolo
Più pretioso e non men vago il suolo
Quando al suon di quest’accenti
Sciolse il giglio primiero i suoi lamenti:

Quanto sei crudo,
Nume ignudo,
Questo seno lo dirà.
Lacerato dal dolore
Il mio core
Se non cessa la tua face
Troppo audace
Forse un dì vinto cadrà.

Schermo bastante,
Nume infante,
A’ tuoi strali più non ho.
Bersagliato dal rigore
D’empio Amore
Se non porgi alla mia vita
Dolce aita
Più resistere non può.

Quando la rosa all’hora
Trafitta in un istante
Dall’aureo stral del faretrato infante
Pria di scior queste note
Fe’ di vergogna all’apparir novello
In un doppio rossor l’ostro più bello.

Sei troppo crudo in vendicarti, Amore,
Punsi, è ver, ma tu impiagasti
Io la madre e tu il mio petto
Io ferii, tu lacerasti
Io nel piè, ma tu nel core.
Sei troppo crudo in vendicarti, Amore.

Ma di che mi dolgo io
Se da quella ferita
Da cui morte credei trovo la vita?

Godi pure, o regio fiore,
Trono stabile et altero
Se a far doppio a te l’impero
Priggionier nasce il mio core.
Sei troppo dolce in vendicarti, Amore.

Qui si tacque la rosa
Ma nel volto lasciò dubio indiciso
Se fosser più loquaci a chieder baci
I dolci sguardi il suo rossore e il riso
L’alba intanto spargea nembi odorosi
E Talamo formando ai regi sposi
Fu d’Himeneo sì grato
Pronuba l’aura e paraninfo il prato.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-MÜs - Münster - Santini-Bibliothek (in D-MUp)
collocazione Sant.Hs.4086.23

Scheda a cura di Ivano Bettin
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